Il commento di Ubaldo Scanagatta
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1 – Il tennista over 30 presente nella top 20 della Race aggiornata allo scorso lunedì. Ovviamente si tratta di Novak Djokovic, il vincitore del torneo più importante sin qui giocato nel 2023, gli Australian Open, un campione che, sebbene prossimo ai 36 anni, è così grande da non fare, in un certo senso, statistica con i colleghi. Di sicuro, con uno Slam, due Masters 1000, quattro ATP 500, la United Cup e una decina di ATP 250 già in archivio- corrispondenti in sostanza a quasi un terzo della stagione- è già interessante vedere la classifica che considera i soli punti ottenuti dai tennisti nel 2023.
Si può provare anche a fare un primissimo bilancio di quanto avvenuto negli ultimi tre mesi nel circuito ATP: uno dei dati emergenti in maniera più evidente dall’analisi della Race è proprio – complici il ritiro dall’attività agonistica di Federer e i due soli tornei giocati da Nadal da gennaio ad oggi – il notevole abbassamento dell’età media di chi quest’anno è stato protagonista nel circuito maschile. Eccetto Djokovic, secondo nella Race pur avendo giocato appena tre tornei, nella top 20 troviamo tutti tennisti under 27 (il più “vecchio” è Cameron Norrie, che ne compirà 28 ad agosto), tredici under 25, sette under 23 (e nella top 100 della Race ci sono ben ventisette i tennisti a non aver compiuto 24 anni). Due di loro – Alcaraz e Sinner- hanno creato la rivalità più bella degli ultimi mesi con tre incontri dalla qualità media molto alta che hanno appassionato il mondo del tennis e rassicurato su come la bellezza di questo sport sappia -come ha sempre fatto- rinnovarsi, a prescindere dalla grandezza degli interpreti del momento.
Guardando la tabella con alcune statistiche riguardanti i primi 20 dell’ATP Race, emerge il segnale –da confermare nel corso nella stagione, così come quello già accennato dell’abbassamento dell’età media- di una variazione del baricentro geografico dei più forti tennisti. Il nostro sport nell’ultima ventina di anni è stato decisamente eurocentrico per quanto riguarda la provenienza dei suoi migliori interpreti (la prima ventina del ranking). Uno dei motivi principali è stata la contemporanea crisi delle due scuole tennistiche –USA e Australia- che in precedenza avevano allevato la maggioranza dei campioni e verso le quali erano indirizzate buona parte delle vittorie della Coppa Davis (quando ancora contava molto vincerla). In questo 2023, sono ben tre gli statunitensi curiosamente tutti 25enni (Paul, Tiafoe e Fritz) presenti tra i primi dieci della Race, a conferma della sensazione -emersa nell’ultimo paio di anni- che la scuola yankee abbia saputo aumentare il livello qualitativo medio della propria presenza nel circuito, nell’attesa della imprevedibile nascita di un campione. A tal proposito, molti ipotizzano che quest’ultima possa concretizzarsi nella grande novità di quest’anno, il ventenne Ben Shelton, ancora nel novembre scorso fuori dalla top 100 del ranking ATP e sino ad adesso 18° nei risultati ottenuti da gennaio ad oggi (soprattutto grazie ai quarti raggiunti agli Australian Open). Il mancino di Atlanta è però atteso nelle prossime settimane a una conferma immediata a questi livelli (tra i colleghi affrontati nella top 50 ATP ha al momento sconfitto solo Ruud e Baez). Nel complesso sono comunque otto i tennisti extra europei nella top 20 della Race, ma va comunque evidenziato che nessuno di loro è presente nella top 5, a conferma che la tendenza avviatasi, seppur venisse confermata, ha ancora bisogno di tempo per riuscire a cambiare l’inerzia avutasi nelle zone alte del ranking negli ultimi venti anni.
Pos. | Nome Giocatore | Puntinel 2023 | Età | Tornei giocati | W-L | W-L vs top 10 | Tornei vinti | Finali | Semi |
1 | Medvedev | 3030 | 27 a 1 m | 7 | 29-3 (90.6%) | 4-2 (66.7%) | 4 | 1 | 1 |
2 | Djokovic | 2430 | 35 a 10 m | 3 | 15-1 (93.5%) | 3-1 (75%) | 2 | 0 | 1 |
3 | Alcaraz | 1910 | 19 a 10 m | 4 | 18-2 (90%) | 3-0 (100%) | 2 | 1 | 1 |
4 | Sinner | 1735 | 21 a 7 m | 7 | 21-5 (80.8%) | 4-3 (57.1%) | 1 | 2 | 1 |
5 | Tsitsipas | 1570 | 24 a 7 m | 4 | 12-4 (75%) | 0-0 | 0 | 1 | 0 |
6 | Fritz | 1275 | 25 a 5 m | 6 | 20-6 (76.9%) | 2-1 (66.7%) | 1 | 0 | 2 |
7 | Paul | 1265 | 25 a 10 m | 6 | 15-6 (71.4%) | 1-3 (25%) | 0 | 1 | 1 |
8 | Norrie | 1255 | 27 a 7 m | 6 | 19-5 (79.2%) | 4-1(80%) | 1 | 2 | 0 |
9 | Khachanov | 1215 | 26 a 10 m | 6 | 13-6 (68.4%) | 1-3 (25%) | 0 | 0 | 2 |
10 | Tiafoe | 890 | 25 a 2 m | 5 | 15-5 (75%) | 0-2 (0%) | 0 | 0 | 1 |
11 | De Minaur | 890 | 24 a 1 m | 6 | 12-6 (66.7%) | 3-1 (75%) | 1 | 0 | 0 |
12 | Rublev | 885 | 25 a 5 m | 8 | 13-8 (61.9%) | 1-2 (33.4%) | 0 | 1 | 0 |
13 | Hurkacz | 730 | 26 a 1 m | 6 | 14-7 (66.7%) | 0-2 (0%) | 1 | 0 | 0 |
14 | Auger- Aliassime | 630 | 22 a 7 m | 7 | 12-7 (63.2%) | 0-2 (0%) | 0 | 0 | 1 |
15 | Rune | 630 | 19 a 11m | 7 | 12-7 (63.2%) | 0-2 (0%) | 0 | 0 | 2 |
16 | Griekspoor | 630 | 26 a 9m | 6 | 12-5 (70.6%) | 0-4 (0%) | 1 | 0 | 1 |
17 | Lehecka | 607 | 21 a 4 m | 6 | 12-7 (63.2%) | 2-3 (40%) | 0 | 0 | 1 |
18 | Shelton | 575 | 20 a 5 m | 6 | 6-6 (50%) | 0-2 (0%) | 0 | 0 | 0 |
19 | Jarry | 520 | 27 a 5 m | 3 | 9-2 (81.8%) | 0-1 (0%) | 1 | 0 | 1 |
20 | Korda | 510 | 22 a 8 m | 2 | 8-2 (80%) | 1-1 (50%) | 0 | 1 | 0 |
Sempre guardando la tabella da me preparata, emerge che il solo Sinner si sia in qualche modo avvicinato alla impressionante prova di forza offerta, per diverse ragioni, da coloro che si sono divisi in parte uguali i principali tre appuntamenti del primo terzo di stagione già alle spalle, tutti accumunati da un rendimento percentuale tra partite vinte e giocate superiore al 90% (e Jannik è quarto non solo nella Race, ma anche in questa statistica indicativa). Se da un lato Djokovic e Alcaraz sono riusciti ad essere al vertice giocando poco ma vincendo tanto (con i picchi dei titoli vinti ad Adelaide e Melbourne dal serbo, a Buenos Aires e Indian Wells dallo spagnolo), ancora meglio ha fatto Medvedev. Il tennista di Mosca ha vinto 29 delle 32 partite giocate nel 2023, si è imposto in ben quattro tornei (Rotterdam, Doha, Dubai e Miami), riuscendo a dare una notevole prova di forza, in particolare da febbraio in poi. Uscito per la prima volta dopo tre anni e mezzo dalla top ten, l’ex numero 1 al mondo ha infatti vinto 24 degli ultimi 25 match disputati, arrendendosi solo ad Alcaraz nella finale di Indian Wells. Daniil ha però giocato al meglio delle sue possibilità sulle tipologie di superficie (cemento, outdoor o indoor che sia) dove sempre si è espresso al massimo delle sue potenzialità: per capire se ci sono possibilità di rivederlo a breve al numero 1 del mondo (attualmente è lontano 2000 punti) bisognerà testare il suo rendimento sulle due superfici, terra battuta ed erba, sulle quali ha sempre faticato a rendere. Infatti Medvedev sul rosso ha il 43,9% di vittorie in carriera con una sola finale raggiunta a Barcellona, sui prati ha un ben migliore 71.2%, con un titolo e due finali nel palmares, ma a Wimbledon non è ancora mai arrivato almeno ai quarti di finale. Vedremo con molta curiosità cosa sarà in grado di fare da qui a metà luglio.