dal nostro inviato a Madrid
[1] C. Alcaraz b. [13] A. Zverev 6-1 6-2
Nemmeno la cabala può fermare l’Alcaraz straripante di questi ultimi due mesi, durante i quali in diciassette partite giocate ha perso solo tre set (i due persi contro Sinner a Miami e quello contro Ruusuvori all’esordio in questa edizione del Mutua Madrid Open). Il numero 2 ATP in appena 82 minuti schianta una versione molto brutta di Zverev -che pure aveva sconfitto il murciano in tre dei quattro precedenti -e ottiene la diciassettesima vittoria consecutiva sulla terra spagnola (contando i due titoli consecutivi conquistati a Barcellona nel 2022 e nel 2023 e quello vinto qui alla Caja Magica lo scorso anno).Il tennista di Amburgo – che per la prima volta dopo cinque volte consecutive non raggiunge i quarti a Madrid- è parso troppo legnoso nei movimenti e nei pressi della rete, falloso col dritto e poco incisivo col suo potente servizio, oggi bagnato a salve (55% di punti con la prima, 40% con la seconda). Per lui nessuna rivincita della finale madrilena del 2022: Sasha deve anzi rassegnarsi a uscire dalla top 20 ATP per la prima volta da aprile 2017.
Primo set: Alcaraz in grande forma
Davanti a un Manolo Santana già pieno in ogni ordine di posto all’ingresso dei giocatori (e bollente di passione ancor più dei 28 gradi della temperatura madrilena) Zverev vince il sorteggio e sceglie di ricevere. Una scelta che non lo aiuta: nel secondo game dell’incontro, il tedesco incappa in due doppi falli che non lo aiutano di certo a trovare fiducia: dura sedici punti il gioco, ma -alla quarta palla break da fronteggiare- il tedesco si disunisce e spedisce in corridoio il dritto. Dopo 14 minuti si è sul 2-0 e il parziale finisce in pratica già in quel momento.Sui turni di servizio di Alcaraz- in fiducia ed euforico per un pubblico molto affettuoso nei suoi confronti- non si gioca: Zverev vince appena due dei venti punti alla risposta. La differenza è tanta: Alcaraz si muove benissimo, spinge bene con entrambi i fondamentali e -quando serve- chiama a rete con perfette smorzate il tedesco, che nei pressi del net, mostra la differenza in negativo di tocco, rispetto a Carlos.
Secondo set: non c’è partita e Zverev è lontano dal suo massimo
Quando si riparte non cambia l’inerzia dell’incontro: Zverev già nel terzo gioco si ritrova a dover fronteggiare una palla break, ma si salva con un servizio vincente. Il suo destino è però già scritto: due game dopo, sul 2-2, Sasha si disimpegna in un campionario di errori col dritto, come accade anche sulla palla break che lancia definitivamente verso la vittoria Carlos: dopo appena 61 minuti tutti i presenti al Manolo Santana hanno impressione che il match sia finito. Il tennista di Murcia non ha bisogno di attingere appieno al suo vasto repertorio di campione: gli basta servire con efficacia, giocare profondo, insistere sul dritto del tedesco o chiamarlo a rete con smorzate. È quasi mortificante la differenza di rendimento odierna tra i due tennisti: a un certo punto il pubblico madrileno prova a sostenere Zverev per avere un po’ di partita ma è tutto inutile. Alcaraz chiude con un servizio vincente col punteggio di 6-1 6- 2 (concedendo così un game in meno di quelli giocati nella finale dello scorso anno) e si conferma il grande favorito di questa edizione del Mutua Madrid Open. Nei quarti lo attende il 12 ATP Khachanov, già sconfitto in entrambi i precedenti (entrambi sulla terra, con il russo che non ha vinto nemmeno un set).
[17] B. Coric b. [29] A. Davidovich Fokina 6-7(5) 6-3 7-6(5) (Federico Martegani)
Il finale di partita che Davidovich Fokina e che il pubblico spagnolo speravano di non vedere è invece arrivato. L’iberico, dopo una lotta estenuante durata 3h e 27 minuti contro il croato Borna Coric, si è dovuto arrendere per 7-5 al tie-break del terzo set, e il punto decisivo, sul 5-5 del medesimo tie-break, è giunto con un nastro vincente e fortunatissimo del n° 20 al mondo, su un rovescio in allungo che si è spento poco dopo aver toccato il net nel campo avversario.
Una beffa per Davidovich, che era già uscito indenne da una battaglia con Rune, e dimostratosi in grado di reggere – sul piano fisico – un altro incontro che lo ha messo a dura prova e nel quale ha dato tutto quello che aveva. Il croato alla fine ha chiuso per 6-7 6-3 7-6 e ai quarti di finale giocherà contro il tedesco Altmaier, portando con sé i favori del pronostico, ammesso che riesca a recuperare le energie che una partita di questo tipo inevitabilmente sottrae.
Il match
Già a partire dal primo set, anch’esso chiuso al tie-break, i contendenti avevano dato dimostrazione di voler battagliare su ogni palla, prediligendo entrambi lunghi scambi da fondo e non avendo, nessuno dei due, il colpo del kappaò per mandare al tappeto il rivale. Apertura degli angoli e profondità sono state dunque le armi impiegate da ambo i lati per prevalere nei 15, e nel tie-break, arrivato dopo due break per parte, Coric ha commesso un sanguinoso doppio fallo sul set point per lo spagnolo, capitolando.
Il croato è stato però lesto ad approfittare di qualche errore di troppo di Fokina in apertura di secondo, scappando subito avanti di un turno di battuta e avendo a più riprese l’opportunità di ottenere un doppio break, senza sfruttarla. Coric, invece, di chance al n° 35 al mondo non ne ha mai concesse, chiudendo per 6-3 e approdando con merito così al terzo.
Un parziale decisivo nel quale, a dire il vero, Davidovich avrebbe avuto la possibilità di prendersi la partita, una volta rubato il servizio al croato ed essendosi issato sul 4-3, ma non ha saputo concretizzare e si è fatto subito rimontare, fallendo probabilmente la sua più ghiotta occasione dell’intero incontro. Occasione però che gli è ricapitata a inizio tie-break, nell’istante in cui si è trovato avanti per 4-2. Lì, è venuta fuori la classe, che non vediamo con continuità da diverso tempo, di Borna, rifattosi sotto grazie a uno strettino di rovescio straordinario e poi, come detto in apertura, baciato dalla dea bendata. E un po’ di fortuna in certi momenti non fa di certo dispiacere.