È iniziato ieri a Cagliari il Sardegna Open, mentre dal 14 al 20 maggio a Torino, sui campi del Circolo della Stampa Sporting, andrà in scena il Piemonte Open Intesa Sanpaolo, due tornei che fanno parte della neonata categoria dei Challenger 175. A partire da quest’anno, infatti, è stata ideata una quinta classificazione nel circuito cadetto, che affianca così i Challenger 50, 75, 100 e 125. A dire il vero, nel 2023 ci saranno solamente cinque tornei ‘175’. Uno si è già svolto, a Phoenix (vinto a sorpresa dall’alternate Nuno Borges, colui che non perde mai al primo turno), mentre oltre ai due citati che si terranno in Italia ce ne sono altrettanti in terra francese. Uno è attualmente in corso a Aix-En-Provence, dove come primo turno si potrà assistere gratuitamente a niente meno che Murray-Monfils, l’altro si terrà a Bordeaux in contemporanea al torneo piemontese.
La loro collocazione in calendario è strategica, essendo essi situati in contemporanea alla seconda settimana di tre Masters 1000, ossia Indian Wells, Madrid e Roma. Questo permette così a giocatori importanti, che non si vedono proprio spesso in questo genere di tornei, di non stare fermi in caso di uscita prematura dai Masters 1000 e di competere per un bottino comunque cospicuo in termini di punti (e soldi).
Ciò che salta all’occhio, confrontanto le entry list di tre Challenger 175 e di alcuni ATP 250 di questa stagione, è la partecipazione alquanto massiccia di giocatori top nei ‘175’, talvolta anche di più rispetto a quanto accade nei ‘250’. Prendendo d’esempio il torneo di Phoenix, in Arizona c’erano otto top60, con il cut-off (cioè la classifica dell’ultimo tennista ammesso direttamente in tabellone, escludendo wild card, alternates, special exempt e qualificati) fissato ad 84. Il cut-off è un buon indicatore di competitività: quanto più basso è il suo valore, tanto più competitivo è un determinato torneo.
I Challenger 175 sono più competitivi degli ATP 250
Ad oggi il cut-off di Cagliari è 133, mentre per Torino siamo a 92, entrambi dunque di poco sotto a Phoenix. Tuttavia, la maggior parte degli ATP 250 giocati quest’anno ha presentato un cut-off decisamente più basso rispetto a Phoenix e Torino. Gli unici a fare eccezione fino questo momento sono stati cinque tornei ‘250’, ovvero:
- Adelaide 1 (69)
- Auckland (70)
- Adelaide 2 (63)
- Buenos Aires (81)
- Doha (84)
Adelaide 1, Auckland e Adelaide 2 – non va dimenticato – sono tre dei primi quattro tornei della stagione. Di conseguenza, è piuttosto logico che abbiano una partecipazione più alta di giocatori top, in quanto quasi tutti i tennisti hanno bisogno di rodaggio e di mettere partite nelle gambe.
Al contrario, degli altri 17 ATP 250 finora disputatisi, ben 11 presentano un cut-off più alto dei due Challenger 175 esaminati. Fa eccezione Montpellier, che con il suo 89 si colloca in una posizione intermedia. Si colloca in questa fascia anche l’ATP 500 di Rio de Janeiro, che offre quasi il triplo dei punti rispetto a Phoenix e Torino. In ordine cronologico abbiamo:
- Pune (122)
- Dallas (123)
- Cordoba (121)
- Delray Beach (107)
- Marsiglia (139)
- Santiago del Cile (95)
- Houston (119)
- Marrakech (134)
- Estoril (131)
- Monaco (106)
- Banja Luka (108)
Tutti gli ATP 250 che si giocano sulla terra (escludendo Buenos Aires che sì si gioca sul rosso, ma in una porzione di stagione dedicata al cemento) sono dunque meno competitivi rispetto ai Challenger 175 che si disputano su questa superficie. Ma perché si verifica questa situazione apparentemente controversa?
Il motivo è presto detto. Houston, Marrakech ed Estoril sono collocati nell’unica settimana che separa Miami da Montecarlo, ragion per cui molti giocatori scelgono di riposarsi in quei giorni. Identica motivazione per Monaco e Banja Luka, situati tra Montecarlo e Madrid.
Non sono soltanto la maggior parte degli ATP250 a “sfigurare” in confronto ai ‘175’: anche l’ATP 500 di Acapulco (106) ha infatti un cut-off più alto rispetto a Phoenix e Torino – la cui entry list è davvero di alto livello. Volendo essere pignoli, anche Barcellona (105) finisce sotto di loro ma è “giustificata” poiché presenta un tabellone a 48 giocatori (non 28 o 32). E chissà che in futuro, alla luce di questi dati, l’ATP non possa pensare all’istituzione di altri Challenger 175, magari durante le seconde settimane dei Masters1000 di Shanghai e del Canada, che a partire dal 2025 seguirà – insieme a Cincinnati – le orme di Indian Wells, Miami, Madrid, Roma e appunto Shanghai.