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Novak Djokovic avanza ai quarti di finale degli Internazionali BNL d’Italia con una vittoria in due set su Cameron Norrie, il cui unico spunto di discussione pareva essere lo smash britannico che ha centrato il polpaccio di Nole con conseguente no-look serbo alla stretta di mano.
Mercoledì Novak troverà quell’Holger Rune (vittorioso a fatica su Popyrin) che lo ha battuto in finale a Bercy; nel frattempo, davanti ai giornalisti dopo il match, il primo argomento trattato è l’impressionante risultato del diciassettesimo quarto di finale consecutivo (su 17 apparizioni) conquistato a Roma per il fenomeno di Belgrado che conferma: “È uno dei tornei dove sono stato più costante, a prescindere dalla superficie. Storicamente, è il torneo che non mi sono mai perso perché amo giocare qui, essere a Roma, e ho un sacco di tifosi. Energia positiva. Penso che per me arrivi al momento giusto, un torneo dove sono capace di alzare il livello e la qualità del mio tennis, così da mettere a punto la forma ideale in vista del Roland Garros”.
D. Domani c’è Rune, cosa ne pensi del suo gioco e del suo atteggiamento in campo?
“Abbiamo giocato solo una volta (per la precisione sono due, anche al primo turno dello US Open 2021 con Djokovic vincente in quattro set, oltre alla finale di Bercy, ndr), ma ci siamo allenati insieme diverse volte. Anche se è molto giovane, conosco abbastanza bene il suo gioco. Si sta confermando come top player giocando un tennis davvero di alta qualità. Ragazzo simpatico, ci vado d’accordo. Mi ricorda un po’ me, il modo in cui gioca. Preparatissimo atleticamente, grande difesa, ma allo stesso tempo fantastico contrattaccante. Può farti male sia di dritto sia di rovescio, servizio solido, risposta aggressiva. Penso che sarà un incontro molto fisico.”
D. L’ATP ha annunciato che dal 2025 ci saranno le chiamate elettroniche in tutti i tornei. Specialmente su una superficie dove ci sono tanti controlli del segno e discussioni… Dà diverse sensazioni giocare con tante persone in meno in campo?
“Ovviamente siamo orgogliosi di mantenere tradizione, cultura e storia nel tennis. I giudici di linea sono una delle cose che ci sono da sempre. Non è certamente un cambiamento facile da accettare perché fanno parte del gioco, dello sport. Penso che sia una buona decisione perché la tecnologia è migliorata tanto nell’ultimo decennio. Probabilmente non avremo più il dramma che il pubblico ogni tanto vuole, specialmente sulla terra, le discussioni con l’arbitro, un elemento di interesse, direi.
“Da un certo punto di vista, ci mancherà, ma allo stesso tempo credo che diminuirà la possibilità di errori, intendo completamente. Anche la tecnologia può sbagliare, ma una o due volte su cento. Non puoi discutere con quello che vedi sullo schermo. Non sono un fan della tecnologia a ogni costo, ma in questo caso la sostengo.”
D. C’è stato un piccolo ritardo all’inizio del tuo match perché era nella stanza per i trattamenti. C’è un problema fisico?
“Sì, avevo qualcosa, ma non ne voglio parlare troppo. Ci siamo scaldati tardi, c’erano solo due campi di allenamento disponibili per tanti giocatori. Una preparazione non ideale, l’ho finita dieci minuti prima dell’incontro. Era freddo. Ho cercato di fare tutto in tempo. Il supervisor mi ha dato il permesso di avere altri sette o otto minuti, tutta qua.”
D. Sembravi piuttosto arrabbiato quando Cameron ti ha colpito. Pensi che l’abbia fatto apposta? Ti ha infastidito che abbia preso un MTO quando stavi per servire per il match?
“L’ho riguardato, forse si può dire che non mi abbia colpito apposta. Non so se mi avesse visto. Perifericamente [sic] riesci sempre a vedere dov’è l’avversario. La palla era lentissima e vicinissima alla rete. Mi sono girato perché per me il punto era finito. Non è stato tanto quello, bensì una combinazione di cose. Dall’inizio, stava facendo tutte le cose che sono consentite: può prendere il MTO, può colpire il giocatore, può dire ‘c’mon’ in faccia più o meno a ogni singolo punto praticamente dal primo game. Sono le cose che nello spogliatoio sappiamo non essere sportive, non è così che ci trattiamo a vicenda. Ma, ripeto, è consentito, dunque…
“Sono andato d’accordo con Cameron da quando è nel tour, ci siamo allenati insieme, quindi non capisco l’atteggiamento in campo. Ha appiccato il fuoco e io ho risposto, non chino il capo permettendo a qualcuno di comportarsi così, reagisco. È tutto. Quello che accade in campo rimane in campo”.