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Due settimane di pioggia e rinvii, problemi assortiti, partite terminate alle ore piccole, hanno scortato l’attesissima finale degli Internazionali BNL d’Italia 2023. Oggi, alle ore 16, su un Campo Centrale che ha finalmente ricevuto il buongiorno del sole, scenderanno in campo Daniil Medvedev e Holger Rune. Si contenderanno un titolo che per entrambi, con le dovute motivazioni, potrebbe segnare un’importante svolta nonché che un ulteriore salto in avanti nella carriera. Analizziamo il perché, e soprattutto come dovranno giocarla il danese e il russo la finale per partire verso Parigi con il premio più ambito, dato che anche le quote sembrano ben incerte quest’oggi: la vittoria di Rune è data tra l’1,75 (Snai) e l’1,80 (Bet365), con Eurobet come giusta via di mezzo a 1,78. Più d’accordo invece i bookmakers sull’affermazione del russo, pagata 2 volte la quota da Bet ed Eurobet, leggermente un po’ di più con Snai, che rilancia invece a 2,05.
[3] Daniil Medvedev – [7] Holger Rune
Il bambinone e il bad boy – comunque vada, la prima finale a Roma dal 2004 (quando Moya sconfisse Nalbandian) senza né Djokovic né Nadal, sarà a suo modo storica. Potrebbe essere il primo trionfo in carriera, per di più in un Master 1000, sulla terra battuta per Daniil Medvedev, che tornerebbe n.2 del mondo in caso di vittoria. Dall’altro lato potrebbe essere il biglietto d’ingresso, nonché secondo trionfo in un evento del genere alla terza finale, tra i top 5 per Holger Rune, che neanche un mese fa ha tagliato il traguardo dei 20 anni. Il russo, dopo un 2022 con troppe ombre, in cui il peso del n.1 lo ha spesso schiacciato, ha migliorato il suo record personale (neanche a metà stagione) di finali raggiunte in un anno, dato che quella di oggi sarà la sesta, trentatreesima in carriera (19-13 il record) e nona in un Master 1000 (5-3). Già la sua presenza a questo punto del torneo, dati i noti trascorsi non proprio amichevoli con la terra, dimostra l’abnegazione e l’impegno impiegati da Daniil per progredire e diventare competitivo anche sulla terra battuta. Rune ha invece dimostrato quanto il suo gioco sia ben adatto a questa superficie, trovando la seconda finale in un Master 1000 sulla terra (terza in assoluto, 1-1), e ottava in carriera (4-3). Per il più giovane finalista qui al Foro da Nadal nel 2006 (a 19 anni vinse poi un’epica battaglia contro Federer) è la terza del 2023, in cui sta confermando i grandi progressi mostrati sul finire dello scorso anno.
Visto anche l’unico precedente, vinto da Holger ai quarti di Montecarlo il mese scorso (e le sette vittorie su otto partite contro top 5), è giusto dare qualche credito in più al danese per la vittoria finale. Ma sottovalutare questo Medvedev, che è tra l’altro il leader del torneo per game vinti in risposta (si traduce in miglior ribattitore) è l’ultima cosa che convenga fare al n.7 del seeding. Il russo certamente cercherà di impostare la partita su badilate da fondo e scambi lunghi ed estenuanti, dunque nella sua zona di comfort. Risponderà ben dietro la riga di fondo e tenterà di spostarsi il più possibile sulla diagonale del rovescio, cercando sicuramente spesso la variazione in lungolinea da quel lato. La carta di Rune, che comunque non disdegna il forcing da dietro, dovrà essere la capacità di leggere lo scambio e capire quando cambiare il ritmo e sfidare il russo a venire avanti con l’uso della palla corta. Dovesse riuscire in questo, oltre a mantenere gli ottimi numeri al servizio (ha subito solo 6 break in tutto il torneo), potrebbe scardinare le leve di Medvedev da fondo e togliergli riferimenti, ingredienti da cui non può prescindere se vorrà sollevare il trofeo. Uno scontro tra futuro, arrivato in anticipo, e un presente che può presto rischiare di diventare passato prossimo. E oggi a Roma, oltre al trofeo e ai punti, c’è in palio anche questo.