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Le notizie che definirei principali in relazione alla rituale conferenza stampa di Angelo Binaghi presidente FITP e Vito Cozzoli presidente Sport e Salute sono le seguenti, dopo una preambolo solidale con le popolazione della Emilia Romagna colpite dal maltempo: “Rimborseremo tutti i biglietti acquistati fra giovedì e domenica nelle zone colpite dall’alluvione e aiuteremo le società sportive che hanno subito danni”.
1) Nel 2024 non ci sarà più il Supersaturday, le semifinali maschili si giocheranno al venerdì, come negli Slam e come a Miami e non più come a Indian Wells.
2) Nel 2026 dovrebbe (il condizionale è mio) esserci un tetto sul campo centrale e 2.000 posti in più. Mi accontenterei ci fosse nel 2027 conoscendo i nostri tempi burocratici. Flushing Meadows fu costruita in 8 mesi. Il centrale sarà un campo multitasking, volley, basket, concerti. I lavori dovrebbero cominciare già nel 2023, i bandi di gara sono pronti. I lavori verranno sospesi durante i tornei del 2024 e del 2025, la ditta che li farà dovrà consentire il regolare svolgimento del torneo.
3) Sono stati venduti quasi 300.000 biglietti. Il 26% all’estero, il 20% a Roma, il 54% nel resto d’Italia.
4) Il fatturato della parte biglietti ha raggiunto 22,5 milioni di euro. Ci sono stati 10 milioni di euro di maggiori entrate, a frotne di 4 milioni di maggiori uscite per far fronte all’accresciuto montepremi
5) L’impatto economico sul territorio, a quanto sostiene Ernest&Young, sarebbe vicino ai 500 milioni di euro, con 100 milioni di impatto fiscale.
6) I posti di lavoro full-time sono stati 3.200.
7) “Con un meteo migliore di quello che abbiamo avuto e risultati dei tennisti coerenti con quanto hanno fatto in altri tornei, siamo certi che nel 2024 i risultati saranno migliori”.
Binaghi ha fatto anche un po’ di autocritica sulla programmazione, “Non avremmo dovuto far giocare Fognini e altri (italiani) dove hanno giocato…ma hanno giocato anche fuori dal centrale tutti i 4 semifinalisti…Non è più come quando c’erano i tre, Federer, Nadal e Djokovic per i quali il centrale era d’obbligo. Ora ci sono in tutti i tornei una decina di giocatori che possono vincere e hanno giocato ovunque. Dobbiamo gestire meglio la programmazione delle donne, perché ora che non ci sono più le Williams o la Sharapova che riempivano il centrale, quindi accade che se giocano sul centrale tenniste di minor richiamo gli spettatori si riversino in massa sul Pietrangeli creando anche dei problemi di sovrappressione e di security. Non escludiamo in futuro di mettere anche sul Pietrangeli o su un terzo campo altri posti numerati”.
Chi scrive ha fatto presente il costo – a mio avviso – eccessivo dei biglietti e chiesto a Binaghi se non ritenesse di pensare un po’ meno al fatturato e un po’ più alla soddisfazione degli spettatori ma Binaghi ha detto di non essere d’accordo. Non chiedetemi di riferire parola per parola i contenuti di una conferenza stapa prolungatasi oltre un’ora, ma i concetti espressi da Binaghi in sintesi sono questi (e non li virgoletto):
I prezzi del ground sono modesti e chi compra i biglietti per tempo in prevendita non li paga tanto come chi li acquista all’ultimo momento. Vero che forse non siamo stati troppo bravi nel comunicare il cambiamento della programmazione rispetto a quando il torneo non era extralarge, ma vero anche che la gente, i circoli, i maestri si erano abituati da anni a ritenere punti fermi organizzativi certe date…e non si sono informati o attrezzati per cambiare programmi attuati da anni. Tant’è che uno degli obiettivi più importanti cui puntavamo con l’allargamento dei giorni era quello di “vendere” molto bene il weekend centrale, da venerdì a lunedì e invece in quei giorni abbiamo registrato la minor affluenza sebbene avessimo ad esempio messo in campo Sinner la domenica sera…proprio per attirare gli appassionati. Riguardo al caro prezzi Binaghi ha sostenuto che i costi del ground sono modesti (max 30 euro ha detto) e che i veri appassionati sono quelli che prendono quei biglietti. “Io a Wimbledon e al Roland Garros non vado sul centrale nei giorni di semifinali e finali…vado piuttosto la prima settimana su tutti i campi. Chi vuole il posto per vedere semifinali e finali …e farsi vedere …paghi il prezzo di uno spettacolo che dura anche 8 ore.” Questo il concetto esplicitato anche attraverso i numeri: se FITP ha incassato 22 milioni per 300.000 biglietti vuol dire che la media a biglietto è sui 70 euro. Qui il sottoscritto dice che…andrebbe verificato quanti biglietti siano di un tipo e quanti di un altro.
Cozzoli che ha illustrato con un video un progetto tipo del tetto retrattile – sono sette le ditte che hanno preso parte al bando di gara – ha anche voluto sottolineare il passaggio della ampiezza del sito Foro Italico dai 95 mila metri quadrati ai 125 mila, dei campi cresciuti dagli 8 del 2016 ai 17 del 2023 (anche se nessuno ha fatto osservare che sulla condizione di diversi campi parecchi tennisti si sono lamentati per i cattivi rimbalzi e per la differenza esistente fra un campo e l’altro, quello troppo lento e quell’altro molto più veloce), del wi-fi esteso a tutto il sito, del ponte e ai lavori fatti per sistemare l’ex aula bunker.
Proprio nell’aula bunker si potrebbe pensare di organizzare le interviste dei giocatori per evitare le corse affannose cui vengono costantemente costretti i giornalisti quando i media p.r. dell’ATP segnalano senza sufficiente preavviso che il giocatore da intervistare è “on the way” in anticipo rispetto ai tempi annunciati. Ai ritardi dei giocatori intervistati – endemico nel caso di Djokovic che non arriva mai senza mezzora di ritardo…salvo quando perde, perché allora è un classico vederlo arrivare 3 minuti dopo la stretta di mano finale sul campo – i giornalisti lontano 300 metri e 150 scalini ci hanno fatto l’abitudine e devono solo avere pazienza. Ma se un giocatore arriva in anticipo non c’è verso di rimediare. Ai responsabili ATP è stato fatto presente mille volte, anche in altri tornei, mica solo a Roma dove però la distanza fra sala stampa e sala interviste è più accentuata, ma sembra che non ci sia peggior sordo di chi non vuole sentire.
Concludere sul fatto che anche per i servizi igienici andrebbe fatto qualche progresso non è un finale elegante, ma è necessario. Tutti ce ne serviamo. O no?