Ma la notte di San Lorenzo, quando cadono le stelle e il cielo quasi si illumina d’immenso, non era il 10 agosto?
Con discreto fragore sono cadute due stelle anche nel giorno della festa della nostra Repubblica. L’hanno evidentemente voluta festeggiare nel modo più patriottico e più memorabile due Lorenzi con racchetta, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, su due prestigiosi palcoscenici, il Suzanne Lenglen e il Simonne Mathieu.
Uno dei due Lorenzi si esibirà al cospetto della stella più luminosa (Carlitos Alcaraz) sullo Chatrier questa domenica, ma anche l’altro sarà attore protagonista in un teatro certamente importante.
Non sono santi come il Lorenzo del 10 agosto, ma con la racchetta molto più bravi, talentuosi e coraggiosi – a quanto è dato sapere… quel Lorenzo lì non giocava a tennis neppure il 10agosto- perché entrambi hanno giocato un tennis diverso, tutt’altro che banale, meritando ampiamente di fare cadere quelle due stelle di scintillante brillio che riproduceva i colori d’una bandiera russa e d’una britannica. La settima stella più lucente del firmamento tennistico e la tredicesima.
Lorenzo Sonego da Torino, senza timore reverenziale né complessi di inferiorità per essere stato fino a ieri mattina un giocatore con 47 tennisti migliori di lui e Lorenzo Musetti da Carrara, che ne aveva meno ma comunque 17 davanti, sono i nostri due piccoli santi. Entrambi si ritrovano negli ottavi di finale al Roland Garros, da sempre e non solo per i francesi emuli di Monsieur Chauvin considerato il campionato del mondo della terra battuta.
Insomma i due Lorenzo – a scrivere due Lorenzi si rischia di confonderli con Paolo che ormai il tennis invece di giocarlo lo racconta – per il momento si trovano fra i 16 migliori tennisti del mondo dei campi rossi, ma anche se non sono santi paiono d’accordo con i loro bravi coach, Gipo Arbino e Simone Tartarini, coach ieri più beati che mai, nel non porre limiti alla divina Provvidenza.
E perché dovrebbero porli visto che Sonego ha già battuto Khachanov a Montecarlo 2019 – quando il russo era già ben più avanti di lui nelle classifiche mondiali, ma ai quarti giunse il Lorenzo da Torino e torinista – e che Musetti ha fatto altrettanto con Alcaraz ad Amburgo nell’unico duello fin qui affrontato.
Il lettore di Ubitennis perdonerà l’enfasi e l’entusiasmo del direttore che 24 ore prima temeva di non riprendersi dalla brutta botta presa con l’inatteso scivolone di Jannik Sinner alle prese con quel tedesco dal cognome altezzoso, Altmaier, che, a dispetto di una classifica modesta (n.79 Atp) una volta qui a Parigi fa fuori Matteo Berrettini e un’altra Jannik Sinner, sempre giocando a un livello da…almeno 50 posti più in su. Una vera bestia nera per noi.
I tedeschi che ce l’hanno per fatto personale con gli italiani proprio non li sopporto.
Oggi per me pensare a un semifinalista diverso da Sinner e Medvedev, che nella parte bassa del tabellone si chiamerà Altmaier, Dimitrov, Zverev (magari fosse almeno il vero Zverev) Tiafoe, Coric, Eetcheverry, Nishioka e Seyboth Wild, mi fa venire l’ulcera.
Ma davvero Jannik non poteva indirizzare quello smash sul matchpoint nell’altro angolo? E qualcuno ha misurato per bene la rete, che magari era più bassa di un centimetro e quel net non sarebbe stato net?
Vabbè è andata così, io ho fatto un po’ come la volpe e l’uva dicendovi e dicendomi che quello di Jannik non è stato un k.o. ma un knock-down momentaneo dal quale si risolleverà forse – chissà? – già sull’erba Brit, ma nello sconforto sono precipitati in tanti che sognavano un Sinner capace di raggiungere almeno una semifinale in uno Slam, dopo che Jannik aveva accarezzato i quarti in tutti i Majors.
Ma il mio entusiasmo per i due Lorenzo è anche legato a l’aver potuto seguire palmo palmo i loro due match senza dover sfidare la legge dell’UBIquità.
Due partite vissute in modo diversissimo. La prima, Sonego-Rublev, trepidando di speranza che mi pareva ben riposta perché anche nel primo set perduto Lorenzo mi era parso molto centrato…ma semmai un po’ poco convinto mentalmente di potercela fare. Finchè il terzo set, partito con il felice abbrivio di un break, lo ha letteralmente trasformato, gli ha dato fiducia, ha scosso anche il pubblico e lui si è esaltato insieme alla gran massa degli spettatori che si è schierata con lui. Quando Lorenzo, questo Lorenzo…(ma a pensarci bene anche l’altro Lorenzo…), si carica, è capace di fare miracoli, di recuperare –macchè dico…- di volare a recuperare palle impossibile, di non sbagliare più rovesci banali ma di spingerli con coraggio, di lasciar partire missili di dritti colpendoli di controbalzo come fossero demivolee esplose dalla riga di fondo, di carezzare smorzate con la delicatezza di un McEnroe in giornata di vena, di mettere le prime di servizio sugli angoli a oltre 210 km l’ora proprio quando si rendono necessarie. Lorenzo è un uomo da tiebreak. I punti importanti, se c’è un clima rovente, eccitante, li gioca benissimo…E quelli del tebreak valgono doppio.
Ha tremato un po’ solo a metà del quinto set, quando per tre volte ha servito seconde palle sotto ai 132 km orari…e lì gli è andata bene che ormai il russo con gli stessi riccioli di Sinner non ha saputo approfittarne e si è vieppiù innervosito. Giusto per la disperazione di tre belle ragazze russe sue ospiti che sedevano al mio fianco e per la gioia invece di tre ragazzi piemontesi che poco più in là hanno avuto il merito, e le corde vocali, per gridare Lorenzo, Lorenzo, Lorenzo!, trascinando insieme al pubblico proprio anche lo stesso Lorenzo.
Non aveva mai battuto un top-10 in uno Slam, non aveva mai rimontato un handicap di 2 set a zero, ma per come si batteva – e senza scomodare il famossimo Mago Ubaldo – sentivo dentro di me qualcosa di più che una semplice speranza e a Corrado Tschabusnig, suo agente di TopSeed, glielo ho anche detto a metà del terzo set: “Se ci crede lui, e ci deve credere, questa partita la può portare a casa” gli ho “profetizzato”. Non ho visto se, nell’assentire, Corrado ha fatto gli scongiuri. Se li ha fatti…beh, ha funzionato.
Una delle più belle, avvincenti, emozionanti partite cui ho assistito negli ultimi anni, altrimenti un po’ soffocati dalla pandemia che impediva di godersi il tennis a pieni polmoni. Bellissima era stata anche quella che contro lo stesso Rublev Lorenzo aveva vinto al Foro Italico una sera di anni fa.
Abbracciato, e raccolti i pareri sempre intelligenti e interessanti del solito disponibilissimo coach di Lorenzo da Torino – ma che persona carina, per bene è Gipo Arbino! Ce ne fossero di più in giro di uomini come lui –ecco, infreddolito e a digiuno…e meno male che sebbene anziano e avvitato al mio seggiolino sul Lenglen per 3 ore e 45 minuti senza toilette-break, mi sono precipitato dall’altro capo del Roland Garros per non perdermi sul Simonne Mathieu l’inizio dell’altro Lorenzo.
Ho, anzi, così potuto assistere alla rimonta nel terzo set di Elina Svitolina, o signora Monfils se preferite, con il maritino Gael a sostenerla applaudendo con prudenza per non farsi più male al polso malandato, e tutto il pubblico schierato dalla sua parte, “Elinà, Elinà, Elinà!” che c’è mancato poco che per la neo-mamma ucraina intonassero “Allons enfants de la Patrie, le jour de gloire est arrivé!..e tutta la Marsigliese”.
Dall’altra parte della rete, abbandonata a se stessa, al proprio poderoso dritto e al suo risicato team, la povera eppur possente Blinkova, vittima sacrificale che già aveva subito il pesante battesimo del pubblico francese quando aveva battuto la beniamina nazionale Garcia, alla fine – dopo esser risalita da 1-3 a 4-3, e poi 3 break in 4 game, e palla break anche per il 6 pari prima che Elina chiudesse al terzo matchpoint – è stata costretta ad arrendersi e a rinunciare anche alla stretta di mano. La Svitolina con un cenno le ha fatto capire che non era il caso si avvicinasse alla rete perché la mano a lei russa non gliela avrebbe mai data. La Blinkova lo immaginava e lo sapeva per averci già giocato e perso il 27 maggio, ma quella fredda chiusura a distanza, dopo quella bella ed aspra lotta di 2 ore e 16 minuti, mi ha lasciato un sapore amaro in bocca. Chissà alla Blinkova.
E finalmente ecco arrivare Lorenzo Musetti e Cameron Norrie. Così come Vanni Gibertini aveva descritto tutto quanto accaduto fra Sonego e Rublev, la cronaca del nostro altro inviato Antonio Garofalo su questo match, fin dalla primissima splendida demivolee smorzata e vincente di Lorenzo da Carrara nel primo quindici, è puntualissima.
Dal mio canto per i primi due set dicevo ai miei vicini di posto che sembravano conoscere poco Musetti, ma ne erano ammiratissimi, che sembrava ci fossero due categorie di differenza, tale appariva il divario tecnico, ma anche la fluidità dei colpi, la varietà, l’intelligenza tattica.
Coach Tartarini, altra bravissima persona se c’è n’è una, si affannava a ripetere al suo figlioccio Lorenzo di giocar qualche bel toppone liftato per spingere Norrie lontano e per avvicinarsi via via sempre più alla riga di fondo.
Beh, Lorenzo eseguiva alla perfezione i dettami del suo coach. 6-1,6-2 in un balletto. Ecco, lì – se quando avevo seguito Sonego avvertivo netta quella sensazione di speranza – invece per Musetti-Norrie prevaleva il timore. Il timore che qualcosa cambiasse, che tutto era troppo facile e bello perché potesse continuare così fino alla fine.
E infatti qualcosa è cambiata: Norrie non mollava, mostrava i pugnetti anche in quella situazione semi-disperata appena faceva un punto, cresceva di fiducia e livello, e Lorenzo cominciava a a mettere dentro meno prime, a giocare più corto, a subire qualche fendente di troppo da parte del rinfrancato britanno-sudafrican-australiano.
E Lorenzo cominciava a parlare, a scuotere la testa, come è uso fare quando le cose non vanno più bene. Confesso, mentre pensavo già al tema dei due Lorenzo, che ho temuto il peggio…perché il tennis è lo sport del diavolo. Da 3-1 a 3 pari, mancata palla break del 4-3, salvate due palle break per il 5-3 per Norrie…ouf che paura di veder compromesso tutto. Ma invece Lorenzo da Carrara ha tenuto i nervi saldi, ha giocato un paio di grandissimi punti e sul 4 pari il break decisivo lo ha fatto lui.
Nessun patema nell’ultimo game, 40-0 e il secondo matchpoint è stato quello buono. Quello che lo porterà a sfidare nuovamente Alcaraz. Il mio pronostico? Sarò accecato da miopia patriottica ma a me questo Musetti è piaciuto davvero tanto. Altro non dico. Se non che mi dispiace che Fognini non abbia potuto approfittare, per via di un ennesimo infortunio, della grande opportunità che gli si era presentata sotto le vesti dell’austriaco Ofner al terzo round di uno Slam, probabilmente uno degli ultimi per Fabio. Oggi gioca un solo tennista con il nostro passaporto: Elisabetta Cocciaretto per un posto negli ottavi. Con l’americana Pera, che ha preso la residenza in Croazia, non è una mission impossible. A Hobarth l’ha battuta. Elisabetta ha detto una cosa molto giusta e intelligente l’altra sera: “https://www.ubitennis.com/blog/2023/06/01/roland-garros-cocciaretto-numero-uno-ditalia-bello-ma-noi-gareggiamo-con-il-mondo/
E oggi sarò sul campo 7 a tifare per lei. Ragazza adorabile che sarà attorniata da tanti parenti giunti in massa dalle Marche per sostenerla.
PRIMO TURNO
2 Medvedev ( Seyboth Wild)
10 Aliassime ( Fognini)
20 Evans ( Kokkinakis)
25 Van De Zandschulp ( Tirante)
30 Shelton ( Sonego)
31 Kecmanovic ( Vavassori)
32 Zapata Miralles (Schwartzman)
SECONDO TURNO
8 Sinner (Altmaier)
16 Paul (Jarry)
18 de Minaur (Etcheverry)
19 Bautista Agut (Varillas)
24 Korda ( Ofner)
TERZO TURNO
7 Rublev (Sonego)
13 Hurkacz (Varillas)
14 Norrie (Musetti)
tabellone femminile
PRIMO TURNO
8 Sakkari ( Muchova)
12 Bencic (Avanesyan)
13 Krejicikova (Tsurenko)
16 Pliskova ( Stephens)
18 Azarenka ( Andreescu)
21 Linette ( Fernandez)
25 Kalinina (Parry)
26 Trevisan (Svitolina)
29 Zhang (Frech)
30 Cirstea (Paolini)
31 Bouzkova (Wang)
32 Rogers (Martic)
SECONDO TURNO:
5 Garcia (Blinkova)
15 Samsonova (Pavlyuchenkova)
17 Ostapenko (Stearns)
19 Zheng ( Putintseva)
20 Keys (Day)
22 Vekic (Pera)
TERZO TURNO
3 Pegula (Mertens)
24 Potapova (Pavlyuchenkova)
27 Begu (Muchova)