Novak Djokovic scrive la storia realizzando un record pazzesco, il 23esimo sigillo Slam, superando Rafa Nadal (a quota 22). Dall’altra parte della rete, a subire l’inesorabile avanzata del serbo, Casper Ruud. Il n. 4 del mondo fallisce la sua terza finale in un major, la seconda al Roland Garros, una finale iniziata con un vantaggio di 4-2 nel primo set. Poi la rimonta di Djokovic e il tie-break, dominato da Nole. Vinto il primo set, il serbo va in crescendo e conduce le danze anche negli altri due, smorzando le velleità e lo slancio di Ruud: “Ovviamente penso al 4-2 nel primo set. È stata un momento sfortunato. Ci sono state alcune parità e poi ho mancato l’occasione” ammette Casper, “ma ero in vantaggio, non penso di aver perso per questo ma sarebbe stato bello sedersi al cambio campo ed essere 5-2. Ci sarebbero state le palle nuove. È stata dura. Poi Novak è andato avanti nel tie-break e ha giocato estremamente bene, soprattutto all’inizio. Ha preso un grosso vantaggio e non ho potuto recuperare. Ero un po’ deluso e, all’inizio del secondo, non sono riuscito ad avvicinarmi nello score. Poi il terzo set è stato serrato. Ma non ho avuto molte occasioni, ho tentato di tenere il servizio, stare nel set e vedere quello che sarebbe successo. Ho la sensazione che ogni volta che lo incontro, Novak sia la miglior versione di sé e non ti conceda un granché“.
E sembra quasi che tra il primo e il secondo set ci fossero in campo due diversi Casper: “Penso di aver avuto un buon inizio e lui ha commesso alcuni errori, forse era un po’ nervoso”, riconosce il norvegese, “il vantaggio del 3-0 è stato un ottimo inizio per me. Contro di lui bisogna mandare la palla profonda perché lui ti mette pressione e poi diventa difficile. Bisogna essere aggressivi il più possibile perché se si resta troppo in difesa prende il controllo del gioco, usa le smorzate e gioca da un angolo all’altro”.
E poi il tie-break. Non solo quello della finale, ma tutti quelli disputati contro Novak sono difficili: “Gioca con una difesa pazzesca e con bei vincenti. Semplicemente non commette errori. Sa bene come e quando prendere il controllo. È intelligente. Ha giocato talmente tante partite che sa quando alzare il proprio livello. È davvero impressionante”.
Si tratta della terza finale major persa per Ruud. Tutte e tre sono state disputate contro tre grandi giocatori (Nadal, Alcaraz e Djokovic). In passato era successo anche a Andy Murray e a Ivan Lendl di perdere più volte in finale prima di raggiungere la vittoria. Ma Ruud dichiara di non aver consultato nessuno che abbia attraversato questo tipo di esperienza: “Onestamente non mi sembra di sentirne il bisogno; ma vediamo cosa riserverà il futuro. Non si sa mai. Può essere una buona cosa avere uno sguardo nuovo sul proprio gioco. I tre giocatori con cui ho giocato erano davvero forti; Rafa giocava per il 22esimo slam, Carlos era davvero on fire a New York e Novak puntava al 23esimo major. Questa è stata forse la finale più importante perché il prossimo anno la gente dirà che non ho disputato una sola finale qui bensì due. Tenterò di conquistare uno slam, questo è il mio più grande obiettivo, il mio più grande sogno nella mia carriera e nella mia vita. Ci sono andato vicino e continuerò a lavorare per riuscirci un giorno”.
“Che cosa ho imparato di me stesso durante queste settimane? Che a volte è una buona cosa sentire la pressione. Per tutti i giocatori l’obiettivo è restare nella Top 10. Se avessi perso prima probabilmente sarei sceso in classifica. Sono state due buone settimane ed è stata una bella esperienza essere capaci di gareggiare sotto pressione. In futuro cercerò di essere un tennista ancora più difficile da battere. Ho imparato che l’anno scorso non è stata una coincidenza e che, in futuro, posso avere altre belle esperienze al Roland Garros“.