Seconda edizione del Veneto Open promoted by Confindustria Veneto Est, torneo WTA 125 che si gioca sui campi in erba naturale del TC Gaiba. Gaibledon, insomma. L’impatto visivo è sempre fantastico e, contrariamente all’anno scorso, il rimbalzo della palla è quasi sempre perfetto. Perché nel 2022 le partecipanti erano rimaste – diciamo così – perplesse di fronte a rimbalzi che ricordavano la palla pazza che strumpallazza, mentre in questo lunedì i campi parevano dei biliardi. Finite (per il momento) le iperboli, andiamo a vedere chi ha vinto e chi no nel day 1 di questo evento, senza qualificazioni e senza doppio, con tabellone a 32 giocatrici. Tre le azzurre impegnate, tutte in sfide in cui erano ampiamente sfavorite.
[WC] L. Pigato b. A Konjuh 6-3 3-6 6-4
Una gran bella vittoria quella di Lisa Pigato, n. 497 WTA, sulla croata Ana Konjuh che la precede di 344 posizione nel ranking. Wild card onorata e “inaspettata” dirà una raggiante Lisa dopo l’incontro, “l’ho saputo pochi giorni fa”. Dal canto suo, Ana è stata n. 20 del mondo sei anni fa, ma la sua carriera è stata finora fortemente limitata da una serie di problemi fisici, dal gomito (ricorrente, per cui aveva anche provato a cambiare racchetta) alla frattura del perone lo scorso anno.
Konjuh tira prime piatte sempre sopra i 180 km/h, spesso oltre i 190, e ogni tanto varia con lo slice. Però, Pigato la legge bene (“dal lancio capisco un po’ prima dove batte. Questo mi ha aiutata tanto, anche il fatto di stare vicina e di andare incontro con coraggio”), e con il rovescio trova la palla in modo sorprendente, mentre è brava a contenerla con il dritto slice, un colpo che entrambe hanno usato con frequenza, anche perché la palla che arriva veloce e bassa mal si presta a essere trasformata in cariconi peraltro inutili. “Gioco sull’erba circa una settimana all’anno e mi sto divertendo tantissimo” sono le sue parole che rispecchiano quanto visto dalla tribuna. “Questa erba mi piace, riesco a fare molti giochetti e ad andare a rete”.
Un primo set in iniziale salita per Lisa che rimonta dallo 0-2 piazzando quattro giochi consecutivi. Pigato viene fermata a un punto dalla conquista del set, ma non dall’avversaria bensì dall’arbitro che sospende il gioco perché un raccattapalle si è sentito male ed è crollato a terra. Non ci sono Sara Sorribes e Marie Bouzkova a chiedere il cartellino rosso e la giudice di sedia scende per sincerarsi delle condizioni del ragazzino che per precauzione viene poi portato fuori in barella, ma fortunatamente sta bene, tanto che Lisa può dire, “è stata l’emozione, non pensava arrivassi a set point”. Si riprende giusto per fermarsi dopo pochi colpi, precisamente quello lungo di Konjuh che vale il 6-3 per Pigato.
0-2 Italia anche all’inizio del secondo parziale, l’aggancio arriva al sesto game; in quello successivo, però, la classe 2003 non sfrutta diverse occasioni per tenere la battuta e capitola. Si va al terzo, questa volta è Ana a rientrare sul 3 pari, ma Pigato allunga di nuovo e chiude 6-4 con l’ace di seconda.
Lisa, che compirà vent’anni mercoledì, spiega che parte della felicità per il risultato è che “sono qui da sola e spesso non lo sono, sono sempre accompagnata dal coach [il padre Ugo]. Oggi penso di aver tirato fuori quello che avevo dentro io, da sola, senza aiuti esterni. Ovviamente, c’era la capitana di Fed Cup Tathiana Garbin che mi ha aiutata oggi come mi aiuta sempre, però sono proprio contenta… per me”. Al prossimo turno, attende la vincente tra la favorita del seeding Tatjana Maria e la svizzera Ylena In-Albon.
È andata invece male per le altre due italiane in campo, anche loro wild card. Alessandra Teodosescu, sedicenne ligure 35° del ranking junior ma senza classifica WTA, ha pagato le poche prime in campo e si è arresa in un’ora e un quarto a Olga Danilovic. 6-2 7-5 il punteggio a favore della serba che al secondo round troverà Cristian o Kraus. Niente da fare anche per Camilla Rosatello, battuta 6-3 6-4 dalla coreana Su Jeong Jang.
S. Kenin b. T. Zidansek 6-4 6-2
(Non riesci a riprendere il posto all’ombra perché questa volta l’uomo all’ingresso ti dice che quella tribuna è riservata ai biglietti VIP e ai badge che espongono la scritta AA. Lasciare la preziosa postazione è stata una pessima idea: questa cosa dell’importanza della reidratazione andrebbe ridimensionata. Ti posizioni allora sulla tribuna est e, poiché il sole si trova dove te lo aspetti a metà pomeriggio, ti ricopri di crema con fattore di protezione tipo “Scudo Spaziale” di Hilander II – Il ritorno.) Era una parentesi, ora si gioca.
Quando una tennista che ha fatto semifinale Slam incontra una tennista che uno Slam lo ha vinto… Sofia Kenin, che a Roma aveva battuto Aryna Sabalenka, ha la meglio in due set su Tamara Zidansek, semifinalista a Parigi due anni fa.
Un primo parziale che stava andando via liscio per Kenin, con Zidansek che faticava a trovare la palla, sia come timing sia letteralmente, messa in grossa difficoltà dai colpi puliti e filanti dell’avversaria. Si incarta sul 5-0, la statunitense, mentre la venticinquenne di Postumia mette la testa fuori dalla grotta, prende confidenza con le condizioni gioco e inizia il tentativo di rimonta annullando tre set point nel frattempo. Anche qui c’è un crollo inatteso, stavolta è solo il paletto della rete, per di più a punto finito e con l’arbitro che sa esattamente quale misura prendere e da dove per rimetterlo a posto (indizio per i giocatori anche pro che non lo sanno: guardate il palo del doppio), quindi non è che l’episodio ravvivi granché il gioco. Ci pensano per fortuna le due in campo, che ora giocano entrambe piuttosto bene; con il fiato sloveno sul collo, alla terza volta che serve per il set Kenin tiene e pure a zero, 6-4. Nella seconda frazione, Zidensek va però sotto già al terzo game e questa volta non si riprende, così Kenin chiude 6-2 dopo 72 minuti.
Martedì in campo undici incontri, tra cui Sara Errani, Lucrezia Stefanini. Nuria Brancaccio e Giorgia Pedone.