Non c’è pace tra Kosmos e l’ITF. Non che, a dire il vero, ce la si possa aspettare (almeno in tempi brevi), vista la recente interruzione del contratto che legava le due entità e che sarebbe dovuto durare 25 anni. Kosmos, società di proprietà dell’ex calciatore Gerard Piqué, nel 2018 aveva promesso di impiegare 3 miliardi di dollari in questo lasso di tempo per la gestione della Coppa Davis, ma ha poi visto l’ITF rescindere unilateralmente il contratto per via di un presunto ritardo nei pagamenti da parte della società dell’ex difensore del Barcellona.
Piqué, tuttavia, è tornato sulla questione e lo ha fatto in un’intervista rilasciata a Marca, dove sintetizzando al massimo chiede all’ITF che gli vengano restituiti 50 milioni di dollari. “Crediamo che quanto abbiamo fatto con la Coppa Davis sia una storia di grande successo” – ha affermato l’ex blaugrana. “Siamo arrivati in una competizione che era in declino e abbiamo rinnovato il torneo a livello sportivo, economico e di audience. Abbiamo quadruplicato le entrate in un anno, passando da 3 a 15 sponsor, è tutto verificabile dai numeri”.
Il Covid-19 ha inevitabilmente e radicalmente modificato il mondo dello sport (e non solo quello, purtroppo), ridisegnando al ribasso gli scenari. “Ciò che è successo nel 2020 con la pandemia ha cambiato tutti gli sport” – ha spiegato Piqué. “Avevamo un accordo con l’ITF e abbiamo pagato loro 40 milioni di euro all’anno, una cifra fuori mercato. In una competizione equivalente come l’ATP Cup Tennis Australia ha pagato 10 milioni di euro all’ATP, quindi noi pagavamo quattro volte tanto. Nel 2020 la Davis non si è giocata, mentre nel 2021 una parte si è svolta a porte chiuse. Dopo la rescissione del contratto da parte dell’ITF chiediamo che ci vengano restituiti 50 milioni di dollari. Non posso dire di più per via delle restizioni sulla riservatezza: sono molto orgoglioso diquando abbiamo fatto, ribaltando la concorrenza. Molte Federazioni si sono adattate al Covid e l’ITF non ha voluto rinegoziare gli accordi. Poi, da un giorno all’altro, il nostro contratto è strato rescisso: abbiamo investito nella Coppa Davis più di 100 milioni di dollari in quattro anni e avremmo anche voluto investirne di più. C’è molta differenza rispetto a quanto abbiamo dato e quanto abbiamo ricevuto, crediamo sia molto ingiusto ciò che è accaduto”.
C’è poi spazio anche per una previsione da parte dell’ex calciatore spagnolo: “Credo che la Coppa Davis durerà ancora due o tre anni con tutto quello che è successo: vedo un futuro complicato. Tra quattro o cinque anni non apparterrà più all’ITF, magari sarà dell’ATP o di una terza parte che la comprerà. Non ci saranno abbastanza soldi per sostenere il tutto: il presidente Haggerty ha promesso di distribuire alle Federazioni una quantità di denaro impossibile da elargire perché la competizione non genera tutti quei soldi“.
In conclusione, prima di virare su altri argomenti, Piqué ha raccontato anche di come avrebbe voluto importare il modello della Laver Cup e di come non esclude, in futuro, un nuovo ritorno nel mondo del tennis. “Avremmo voluto fare molte cose, ma non abbiamo potuto perché la Davis non era una nostra competizione. Ogni piccolo cambiamento che volevamo apportare era criticato perché il tennis è uno sport molto tradizionale. Ad esempio la Laver Cup, che è l’evento più moderno del tennis attuale, piace alla gente. Sono tre giorni di grandi partite, questo è un modello che avremmo voluto replicare nella Coppa Davis ma ci è stato impedito. Tornerei nel tennis se ci fosse un’opportunità interessante, è uno sport che amo ed è il terzo più popolare la mondo dopo il calcio e il basekt. C’è il rischio, però, che se non si modernizza faticherà in futuro. Ha una fan base media di oltre 40 anni, è difficile farsi catturare da una partita che non sai quando finisce. È sicuramente epico, ma non è facile per i giovani che lo seguono“.