Benvenuti all’ATP 500 di Halle! Tanto tennis, olezzo di wurstel tra gli stand, cappelli colorati per signore, birra a fiumi, quattro campi in erba e il Court Hotel interno all’impianto. Poi c’è la Halle cittadina e il suo centro.
La Halle del torneo, quella che si sviluppa per i confini dell’impianto e poco più, è molto più italiana di quello che ci aspettavamo. No, non ci riferiamo ai “cannelloni mit fleisch” (cannelloni ripieni di carne) o alle “farfalle tricolori” protagoniste del pranzo quotidianamente offerto alla stampa (al quale, qualunque cosa possano propinarci, non rinunceremmo mai, neanche avessimo Sinner in finale: a caval donato…). Il riferimento è ai bagarini appena fuori dai cancelli d’ingresso – sì, ci sono anche nell’austera Germania – nemmeno troppo mascherati, e alla modalità di pagamento agli stand dentro il torneo. A parte il negozio ufficiale del torneo e i rivenditori Tennis Point ufficiali (il secondo campo dopo la OWL Arena è nominato Tennis Point Court), per tutto il resto, dalla birra ai pretzel, dai wurstel ai cappelli colorati per signore, si paga solo in contanti! L’abbiamo scoperto presto, alla prima birra richiesta, quando l’energumeno teutonico che ci ha servito, vedendoci con la carta di credito in mano, ci risponde, con molta classe…: “Only cash, my friend”.
A proposito di birra, nella trasferta del 2019 trovammo un benefit d’inestimabile valore per la stampa: birra gratis, quando la volevi, quanta ne volevi. Insomma, il paradiso in terra. Così al ritorno ad Halle quattro anni dopo, il primo giorno attorno alle 15 ci dirigiamo baldanzosi verso il bar: “Ein bier, bitte”. La signora ci guarda un po’ storto e ci gela: “Mi spiace, niente birra la settimana del torneo. Vuole acqua o Coca-Cola?”. Mentre la pelle perde colore e i nostri occhi si crepano, rispondiamo con un fil di voce: “Water, thank you”. Difficile riprendersi da una botta del genere, è come per un dirigente d’azienda vedersi privati, dalla sera alla mattina, dell’auto aziendale di lusso…
Viaggio in treno, tra ritardi e imprevisti
C’è poi un altro aspetto che avvicina molto i tedeschi della Renania settentrionale-Vestfalia a noi italiani. I treni. Con una bella livrea giallo blu e i posti comodi e puliti. Peccato che i ritardi siano all’ordine del giorno e il fenomeno non sia isolato a quest’area del Paese: al nostro arrivo a Colonia, abbiamo investito 46 euro per arrivare sino a Bad Rothenfelde, cittadina dove si trova la nostra sistemazione. I cambi previsti erano tre, nell’ordine a Dortmund, a Hamm, e a Osnabruck. Tutto bene fino a Hamm, ma con un ritardo che compromette la terza coincidenza, nonostante la corsa scapicollata da un binario all’altro insieme ai viaggiatori locali. In qualche modo, con molto ritardo, verso le due di notte riusciamo a raggiungere l’agognata Ubicasa.
Di sicuro però il treno regala esperienze (e imprevisti) che non si vivono se si noleggia un’auto (opzione che in realtà avremmo dovuto seguire sin dall’inizio!): sabato, il giorno delle semifinali, ci accomodiamo in un treno come al solito sovraffollato (del resto è l’ATP di Halle, il torneo più importante della Germania), ritrovandoci circondati da un gruppo di ragazze con un segno distintivo: occhiali scuri a forma di cuore. Sono una decina e molto attrezzate. Birra in mano e zaino pieno di bottiglie, pronte per quello che, non fossimo in Germania, potrebbe essere un addio al nubilato. Ma in Germania di sabato a mezzogiorno potrebbe anche essere semplicemente un’allegra scampagnata con qualche bevanda rinfrescante… Parte il primo brindisi, che non sarà di certo l’ultimo.
All’interno dei confini del torneo, rispetto al passato, le conferenze stampa si contano poco più che sul palmo di una mano: i giocatori sono tenuti a venire solo se vincitori, altrimenti dopo la sconfitta scompaiono nel nulla. Solo a Sasha Zverev, idolo di casa, è richiesta l’intervista con la stampa indipendentemente dal risultato. Ricorriamo allora alle richieste mirate per un giocatore, due domande e via nella famigerata mixed-zone. Quest’anno infatti l’accesso alla mixed-zone è molto più sofferto: ogni volta ci dobbiamo prodigare e prostrare di fronte agli uomini della sicurezza per convincerli che dobbiamo fare interviste. Loro rimangono inamovibili, forse perché la scritta “Print” anziché “Presse” sul nostro pass stampa non li convince: magari ci stanno scambiando per gli addetti alle fotocopie…
BAD ROTHENFELDE
Il nostro alloggio è sito a Bad Rothenfeld, una graziosa cittadina di poco più di 7.000 abitanti, con le case dai tetti spioventi immerse nel verde e nel silenzio della natura. Pochino da fare la sera, anzi, il giorno… Eh sì perché quando arriviamo in treno a Bad Rothenfelde, c’è ancora luce per almeno mezz’ora, ma non si incontra anima viva. Neanche ci fosse il coprifuoco… Per carità, siamo in pieno Nord Europa, conosciamo i loro orari e le loro abitudini, ma sparire ancora con la luce… Per questo ci catapultiamo subito nei ristoranti scelti, pregando che le cucine siano ancora aperte.
Martedì, stanchi dopo la prima giornata in trincea, alla fermata del treno a Halle (ce n’è una dedicata alla OWL Arena, il Centrale che durante l’anno ospita anche la pallamano e molti concerti musicali) si manifesta tutta la nostra dabbenaggine: prendiamo la direzione sbagliata, quella verso Bielefeld anziché Osnabruck… Ce ne rendiamo subito conto, così istintivamente scendiamo alla prima stazione. Mai fidarsi del proprio istinto: siamo nella silenziosa e amena Künsebeck, laddove si trovano solo un grumo di case e qualche strada. Null’altro. Niente bar, niente negozi. Niente di niente. Il rumore più alto che si avverte è il cinguettio di un uccellino più impertinente degli altri. Visto il mortorio, non ci sarebbe da sorprendersi se il prossimo ordine del giorno in Consiglio Comunale sia l’abbattimento del volatile per inquinamento acustico…
Qualche prezzo per dare la cifra del costo della vita (da turisti):
-cena al ristorante croato “Resturant Dalmatien (ottima carne!), comprese due birre da mezzo litro e una Šljivovica: 36 euro, non regalato ma accettabilissimo.
-cena in pizzeria italiana “Noi”: la pizza scelta è “la tortura”: pomodoro, mozzarella, salame piccante, jalapenos e ‘nduja (sì, i nostri amici emigrati hanno anche la ‘nduja ed è pure buona) più mezzo litro di birra: 16 euro, molto bene.
-cena al ristorante messicano “El Paso”: costine in salsa barbecue e ali di pollo, con birra da 0,5 l e tequila finale: 36 euro, in linea col concorrente croato.
-l’unica colazione vera e propria che ci concediamo è lungo la strada che ci porta alla stazione, con cappuccino all’altezza e una fetta di torta grande quanto il ginocchio di Reilly Opelka. Non ci facciamo intimidire, ma poi arriva il conto: 7,60 €. Vabbè, neanche un furto, coerente con la quantità assunta. Era stato invece un furto in un forno il giorno prima il pretzel e il panetto con l’uvetta pagati 4 euro sonanti…
HALLE
Le disposizioni del direttore Scanagatta sono chiare: “Raccontateci cosa è Halle. Un villaggio? Una metropoli? Bella gente? Auto di lusso o utilitarie? Cara rabbiosa o a buon mercato? Tutti ubriachi la sera? È un posto da consigliare solo a chi ama il tennis e il torneo?”
Abbiamo sperimentato Bad Rothenfelde, ora tocca a Halle, per cui finita la seconda semifinale e visto un pezzo del doppio (Melo/Peers vs Otte/Struff), ci incamminiamo borsone in spalla per il centro. Halle non è certo una metropoli, gli abitanti sono meno di 22.000. Nonostante la bellezza caratteristica del centro, con case bianche dalle travi nere, una magnifica chiesa (purtroppo chiusa al nostro arrivo) e ristorantini all’aperto, l’impatto è sempre il solito: silenzio, calma e tanto verde. Solo quando affianchiamo un ristorante vediamo tracce di vita, per il resto l’atmosfera è spettrale – ed è sabato al tramonto! Non è che qua sono ancora in preda alla pandemia e c’è il lockdown? Ok, un pensiero così è figlio della fame. Troviamo una griglieria turca, ci sembra l’ideale e così sarà. Dopo cena il sole è ancora in vista e decidiamo, data la situazione, che il nostro sabato sera possa finire qui. Ci dirigiamo verso una prima società di taxi, ma ne troviamo uno fermo e spento, senza riferimenti o numeri di telefono. Con buona lena, torniamo verso il centro verso la seconda società. Niente. Evidentemente, Google Maps si è stancato presto di esplorare la placida Halle…
Non resta che optare per il treno, ce n’è uno che sembra stia per partire nella direzione giusta (verso Osnabruck, con fermata a Bad Rothenfelde). Ci scapicolliamo per salire, per poi scoprire qualche minuto dopo che ci sono problemi verso Osnabruck e quindi il treno andrà in direzione opposta, verso Bielefeld… In preda al fato, scendiamo e troviamo un controllore. È biondo e molto giovane, non supera i 20 anni. Faccetta da saputello che non ti passa il compito manco morto. Gli chiediamo quando c’è il prossimo treno per Bad Rothenfelde. La risposta è letale: “No more trains, it’s night”. È notte??? Ma se si vede ancora il sole al tramonto? A questo punto, restano due soluzioni: dormire per strada (così l’indomani siamo già nella città giusta per la finale…) oppure trovare un taxi. Con molta fortuna centriamo la seconda opzione e finalmente rientriamo alla Ubicasa. Il nostro sabato sera di bagordi non c’è stato, ma il suo costo sì: il tassametro del taxi segna 60 insanguinati euro…
Alla fine di un’esperienza indimenticabile, nel bene e nel male, vi suggeriamo caldamente una trasferta al torneo di Halle: alta qualità di tennis, un impianto magnifico e un gran Centrale, persino col tetto. Se poi volete anche visitare la cittadina di Halle… Dio ve ne scampi!