[2] A. Sabalenka b. [21] E. Alexandrova 6-4 6-0
Dura in pratica solo un set – ma, almeno, non per colpa di un infortunio – il match che Aryna Sabalenka vince 6-4 6-0 in settanta minuti contro Ekaterina Alexandrova. Un primo set magari non per palati finissimi ma ottimamente giocato da entrambe, come previsto su ritmi molto alti, in cui Sabalenka si è dimostrata superiore in termini di spinta, rotazione e anche tocco, con un ricorso relativamente frequente alla smorzata. Perso, peraltro con un doppio fallo finale, un parziale che difficilmente l’avrebbe vista soccombere di fronte a molte altre avversarie, Alexandrova si è sciolta, subendo totalmente la furia di Aryna.
Primo set – Gran ritmo da parte di entrambe, ma Sabalenka ci prova di più
La numero 2 del mondo inizia mostrando subito un’espressione poco tranquilla e per nulla tranquillizzante dopo aver lavorato poco un dritto d’attacco finito dunque lungo – c’è tempo per rimediare, calma. E rimedia, Aryna, che sfoggia, oltre alla usuale potenza, anche un poco comune nel circuito dritto strettissimo e un paio tocchi morbidi nei pressi della rete.
Ekaterina, prima di questo torneo mai oltre il terzo turno in uno Slam (secondo a Wimbledon), ama colpire forte da entrambi i lati. Ha meno soluzioni e aperture di campo rispetto all’avversaria, ma i fondamentali al rimbalzo appaiono centrati e fanno male e la prima porta punti facili. Si ritrova nei guai nell’ottavo gioco senza particolari colpe e sembra dover capitolare accorciando sulla catenata bimane incrociata, ma Sabalenka esagera nel voler spaccare la palla e il dritto si schianta sul nastro.
La grafica mostra il vantaggio percentuale in termini di colpi giocati in attacco a favore di Sabalenka; considerando come la n. 22 WTA non abbia nella difesa il suo punto di forza, sorprende che sia pienamente in corsa. Le statistiche (di per sé) non mentono e, servendo sul 4-5, la ventottenne di Čeljabinsk (la città del meteorite) si ritrova sotto 0-40, dopo aver subito un punto in pressione e due drop-shot. Bravissima a riportarsi in parità, concede un altro set point sul quale commette il suo primo doppio fallo, perdendo così un set da 10 vincenti e 5 gratuiti, contro il 13-12 di Sabalenka, premiata quindi per essere riuscita ad giocare in controllo un maggior numero di scambi, forzando gli errori dell’altra.
Secondo set – Non c’è più gara
Sarà che la favorita prende ancora più fiducia e l’altra si ritrova sotto di un set giocato ottimamente e concluso nel modo peggiore, ma, a dispetto di un primo game in cui Ekaterina crea grattacapi al servizio di Aryna, non c’è più partita. La resa avviene forse dopo l’errore nel divertente scambio di strettini slice nel secondo gioco: break per la venticinquenne di Minsk consolidato a zero e via fino al bagel finale.
Sabalenka rimane quindi in corsa per la vetta del ranking e ai quarti di finale affronterà Madison Keys, autrice di una rimonta che pareva disperata contro Mirra Andreeva.
[6] O. Jabeur b. [9] P. Kvitova 6-0 6-3 (dal nostro inviato a Londra)
Doveva essere una delle partite più ghiotte della giornata, almeno dal punto di vista tecnico, almeno per i non patriottici, ma decisamente non lo è stata. O meglio: da un certo punto di vista ha offerto buoni spunti tecnici, ma non è stata una partita.
Il primo set è finito in soli 22 minuti con un rotondo 6-0 a favore di Ons Jabeur, il secondo set è durato un po’ di più, perché sul 4-1 e servizio per la tunisina Kvitova è riuscita a trovare alcuni affondi dalla riga di fondocampo per recuperare uno dei due break di svantaggio e poi tenere il turno di battuta seguente.
Ma non c’è mai stato un momento in cui si è avuta l’impressione che il risultato potesse essere diverso: Kvitova non era, nella giornata, sufficientemente precisa e continua per poter imporre la sua potenza sulla manualità e sulle variazioni di Jabeur, che ha anche sfoderato una prestazione di grande vena, deliziando il pubblico del Centrale, purtroppo abbastanza diradato dopo la fine del match di Djokovic, con alcuni colpi da highlights della giornata. Il 3-0 è stato siglato da un passante di rovescio incrociato stretto su un recupero di smorzata, il 5-0 da una smorzata vincente, sempre di rovescio, direttamente sulla risposta al servizio.
Le variazioni di altezza, ritmo e rotazione di Jabeur hanno tolto sicurezza a Kvitova nei colpi da fondocampo, e la ceca non riusciva quasi mai a piazzarsi per scaricare tutta la sua potenza e impedire a Jabeur di menare le danze.
La mini-rimonta da 1-4 a 3-4 nel secondo set ha fatto abbastanza per portare la durata totale del match oltre i 60 minuti, ma non ha potuto fare null’altro per raddrizzare un match partito male e finito peggio.
Jabeur torna quindi nei quarti di finale a Wimbledon 12 mesi dopo, e troverà come sua avversaria sulla strada della semifinale colei che le ha tolto l’immensa gioia del titolo, ovvero Elena Rybakina. Le due giocatrici non si incontrano in match ufficiali da quella finale, ma prima si erano incontrate altre tre volte, con due vittorie per Jabeur e una per Rybakina.