È ufficiale. È possibile battere Djokovic nel Centre Court di Wimbledon. Certamente Andy Murray ha dato prova di questo ben dieci anni orsono, quando vinse il titolo londinese – nonché il suo primo Slam in carriera – portando la coppa dorata in casa Gran Bretagna dopo settantasette anni, ma da quel giorno del luglio 2013 il buio. Ad accendere la luce è stato un giovane spagnolo che appena due anni fa conquistava il primo titolo ATP a diciotto anni. Da quel momento il suo nome ha iniziato a risuonare sempre di più: Carlos Alcaraz. In un anno e mezzo il giovane murciano è riuscito nell’impossibile: quattro vittorie 500, altrettante 1000, un torneo dello Slam e il numero uno al mondo. A dire la verità gli Slam ora sono diventati due, con la vittoria a Wimbledon tanto voluta dopo la sconfitta contro Nole in semifinale al Roland Garros. Il serbo, questa volta sconfitto, si espone sulla finale dicendo: “Ho vinto altre epiche finali che stavo per perdere qui; di conseguenza questo risultato forse è anche giusto. Resta il fatto che fa male uscire sconfitti da un match così equilibrato”. Sul talento murciano invece: “E’ stato bravo lui, soprattutto nei momenti importanti. Per qualcuno della sua età mantenere i nervi in questo modo – giocando allo stesso tempo un tennis aggressivo – e chiudere il match come ha fatto è incredibile”. E ancora: “Penso di aver risposto molto bene nell’ultimo gioco, ma lui ha tirato fuori dal cilindro colpi straordinari. Non posso fare altro che congratularmi con lui e con il suo team per il torneo giocato e spero che tutti si siano divertiti a vedere la partita. Io andrò avanti a testa alta”. Vediamo ora le dichiarazioni di Nole ai giornalisti in conferenza stampa post-partita.
D: Hai combattuto duramente per recuperare in questo match. Hai qualche rimpianto? Ad esempio, la palla break nel secondo game del quinto set o il tie-break del secondo parziale?
Djokovic: “Direi il tie-break del secondo set. I rovesci sbagliati mi hanno demoralizzato, sono onesto. Prima sul set point lui ha giocato un rovescio molto profondo che non ha rimbalzato proprio bene – lì non avrei dovuto commettere un errore – e poi sul 6-6 di nuovo un rovescio mio sbagliato dal centro del campo. Da lì la partita è passata a suo favore, si è a dir poco capovolta. Nel terzo ha alzato il livello e io non mi sono sentito al massimo di quello che so di poter dare, mentre nel quarto sono riuscito a reagire e mi sono rimesso in carreggiata. Lì mi sentivo che la bilancia pendeva dalla mia parte. Quella era la mia chance, la mia opportunità. In quel break point nel secondo game del quinto penso di aver giocato un buon punto, ma quel dritto al volo si è fermato in rete. È stato molto ventoso oggi, e in quell’occasione la palla si è spostata in modo tale che io non potessi giocare uno smash. Ho dovuto colpire quella palla al volo di dritto con il peso del corpo all’indietro. Avevo visto lui correre dal lato opposto e volevo fargli un contropiede, ma ho sbagliato il colpo. Poi lui mi ha strappato il servizio nel gioco successivo e gli è bastato tenere la battuta fino alla fine. In sostanza, ho qualche rimpianto perché ho avuto chance, ma credito a lui per aver combattuto, per aver mostrato doti difensive incredibili e per quei passanti che gli hanno permesso di breakkarmi nel quinto set. Se l’è meritata la vittoria, nessun dubbio”.
D: Senti che questo possa essere l’inizio di una grande rivalità?
Djokovic: “Lo spero. Lui sarà presente nel tour per molto tempo, io non so ancora per quanto. Di conseguenza, vedremo. Abbiamo giocato solo tre match l’uno contro l’altro. Tre partite molto equilibrate, due delle quali quest’anno e nelle ultime fasi degli Slam. A questo punto spero di poterlo sfidare anche allo US Open, perché no? Penso sia positivo per lo sport: i primi due giocatori al mondo che si sfidano in una partita durata quasi cinque ore e lunga cinque set. Non potrebbe essere meglio per il tennis”.
D: Sei sorpreso della velocità con cui Carlos si è adattato prima alla terra, poi al cemento e infine all’erba?
Djokovic: “Riguardo alla terra non sono sorpreso. Lui è cresciuto sulla terra. Il suo gioco si adatta e si sviluppa maggiormente nella terra e nei campi in cemento più lenti. Sull’erba però mi ha sorpreso, come penso tutti siano rimasti colpiti dalla velocità con cui si sia adattato ai prati quest’anno. Non aveva conquistato molte vittorie sul verde negli ultimi due anni, e penso che la vittoria al Queen’s, prima di Wimbledon, lo abbia aiutato molto. Era vicino dal perdere quella sua prima partita al Queen’s (contro Rinderknech, ndr), ma poi ha iniziato sempre di più a guadagnarsi la sua stabilità sulla superficie, sconfiggendo giocatori veramente buoni. I campi di Wimbledon sono più lenti rispetto a quelli di Aorangi Park o del Queen’s; quindi, il suo gioco dalla linea di fondo si adatta meglio a questi prati. Devo dire: i suoi slice, le sue risposte, il suo gioco a rete… sorprendenti. Non mi aspettavo potesse giocare a questo livello anche sull’erba, ma con questa partita ha dimostrato di essere il miglior giocatore al mondo, senza dubbi. Il suo tennis è fantastico in tutte le superfici, quindi si merita di essere dov’è adesso”.
D: Se potessi prendere una qualità da Carlos, la sua migliore, quale sarebbe? C’è poi qualcuno che compareresti a Carlos?
Djokovic: “La gente ha parlato molto negli ultimi dodici mesi del suo gioco, che incorpora alcuni elementi del tennis di Roger, di Rafa e del mio. Io sono sulla stessa linea di pensiero di queste persone. Credo che lui possieda il meglio di questi tre mondi. Ha una resilienza mentale sorprendente e lo stesso vale per la sua maturità, che è pazzesca per un ragazzo di vent’anni. Ha quella mentalità competitiva da toro spagnolo, condita da spirito combattivo e un’abilità difensiva che abbiamo visto con Rafa nel passare degli anni. Lui è anche in grado di mettere a segno dei grandi rovesci che assomigliano molto ai miei. Per non parlare della difesa e della capacità di adattamento: penso che questi siano stati alcuni dei miei personali punti di forza per molti anni. Non ho mai giocato contro un giocatore come lui, sono onesto. È veramente completo come tennista, e penso che le sue qualità siano quelle giuste per durare a lungo e costruirsi una carriera di successo su tutti i tipi di superficie”.