Intervistato ai microfoni della NBC sulla finale di domenica con Djokovic, Carlos Alcaraz è ritornato sulla sfida vinta in cinque set contro l’asso di Belgrado riconoscendo alcuni punti chiave del match e aggiungendo alcune dichiarazioni in merito all’emozione di trovarsi di fronte ai reali, non solo inglesi ma anche del proprio paese.
Carlitos ha ribadito di essersi reso conto di non aver giocato al meglio all’inizio della contesa: “dopo un primo set così veloce e negativo per me, mi sono detto” – esordisce il murciano – “che era necessario alzare il livello di gioco e non perdere contatto nel risultato con Djokovic. Non volevo che la finale durasse così poco. Il tie-break del secondo set è stato in questo senso fondamentale. Se lo avessi perso avrei finito probabilmente per cedere in tre set”.
Alcaraz ha riferito poi di aver cercato di non perdere la propria carica nervosa e in questo senso può aver giocato un piccolo ruolo anche la presenza del re di Spagna Felipe VI: “sicuramente per me la presenza del sovrano del mio paese e stata un’emozione in più. Si cerca di rimanerne fuori e pensare solo alla partita, ma non è così facile. Mi è capitato” – continua Alcaraz – “di incrociarne lo sguardo diverse volte e l’ho sentito urlare “vamos”. Una cosa particolare e unica, che mi ha dato ulteriori motivazioni”.
Alla domanda della speaker Savannah Guthrie riguardo alle emozioni del padre, Carlos è ritornato sulla storia del suo genitore, ricordando come “mio padre abbia dedicato tutta la sua esistenza a questo sport. Non ha potuto coronare il proprio sogno di essere un professionista ma non ha perso l’amore per il tennis. Vivere il suo sogno e dargli gioie come questa è per me una cosa bellissima”.