Belgio-Spagna 2-1
C. Alcaraz b. D. Goffin 4-6 6-4 10-8
Sublime agonista: è questa probabilmente la migliore espressione per definire lo strapotere attuale di Carlitos Alcaraz, messo in mostra nonostante la pancia fosse ancora decisamente piena di chi è stato “solamente” capace di spezzare il sogno di un certo Alien Djokovic di poter agguantare un primato che solo due mostri sacri come Bjorn Borg e Roger Federer sono stati in grado di ottenere, ossia laurearsi campione di Wimbledon per cinque edizioni consecutive – e ci limitiamo a citare soltanto questo fra gli infinitesimali record che Nole avrebbe raggiunto, al fine di tratteggiare con compiutezza la portata dell’impresa di Carlos.
Gladiatore spagnolo: anche questa affermazione descrittiva non è male, lo avvicina molto a colui dal quale ha ricevuto lo scettro del tennis iberico – come del resto pure quella sopra menzionata -, perché volare in Costa Azzurra a meno di 120 ore dall’impresa più significativa delle ultime due stagioni ATP per difendere i colori della Spagna peraltro in una competizione tutto sommato nuova nella sua forma odierna e quindi completamente da testare con le ovvie carenze o migliorie da attuare nei prossimi anni, oltre che dimostrazione di scolpito spirito agonista nella propria attitudine a competere è soprattutto manifesto del suo totale attaccamento alla camiseta Roja.
Nessuno gli avrebbe mai richiesto questo sforzo ulteriore, neanche Re Felipe, per onorare il proprio Paese; ciononostante pur di esserci ha rischiato di incorrere in quelli effetti collaterali quasi inevitabili quando si compie un così istantaneo cambio di superficie con tutti i doverosi adattamenti del caso, per non parlare delle brutte battute d’arresto verso cui ci si può imbattere dato il traballante stato psico-fisico post sbornia emotiva – dai connotati più che spessi – con il quale si ritorna a giocare.
A Carlos era già successo in casa a Valencia, in Davis, contro Auger-Aliassime di subire una rullata dopo una grande impresa: allora era stata anche doppia, US Open e titolo di n. 1 più giovane della storia.
Stavolta non aveva di fronte un Top Ten in stratosferica forma come era quella versione di Felix, ma si è ritrovato comunque al suo cospetto un tennista sempre ordinato e geometrico come David Goffin che se non lo si “ammazza” di vincenti facendo prevalere la propria maggiore potenza e il proprio superiore peso di palla, lui la partita te la incarta a suon di chirurgiche costruzioni e progressive spinte d’autore. Ebbene lo scenario è stato questo per gran parte della partita, con il murciano sotto di un set, di un break, poi di un doppio mini-break nel Super Tie-break; eppure alla fine ne è venuto fuori da campione vero qual è, al netto degli inevitabili blackout, e ha dimostrato di essersi presentato in quel di Nizza non per fare la passerella. Non ha rinunciato al riposo, assolutamente guadagnato e necessario al termine di due settimane infuocate, non ha deciso di precludersi la possibilità di difendere la finale nel ‘500’ di Amburgo della prossima settimana posticipando la sette giorni di stop “semplicemente” per rispettare la promessa di partecipazione alla Hopman Cup. Lo ha fatto perché ha ancora fame.
Primo Set: Alcaraz sta ancora carburando e la Spagna si ritrova ad un solo parziale dalla sconfitta
Dopo i primi quattro giochi, fra David e Carlos l’equilibrio regna sovrano con il punteggio che difatti recita 2-2. Tuttavia è uno score parziale “bugiardo” nei confronti della reale tenuta e consistenza dei rispettivi servizi, considerate le diverse occasioni che sia il belga sia lo spagnolo si sono costruiti in risposta in questo avvio di partita: Goffin, da parte sua, si è trovato fin da subito nella scomoda situazione di dover fronteggiare già nel suo primo turno di battuta la prima palla break dell’intero match.
L’ex n. 7 del mondo riesce però, seppur con tanta sofferenza, a venire a capo di questo logorante game facendolo suo al termine di 10 punti per impattare sull’1-1. Il contraccolpo per la chance mancata viene incredibilmente accusato immediatamente dal freschissimo vincitore di Wimbledon, che cede il proprio servizio alla terza possibilità offerta dopo essere scivolato inizialmente sullo 0-40. Ma Alcaraz si ricorda in men che non si dica di essere il n. 1 del ranking ATP piazzando prontamente il contro-break. A questo punto i fondamentali d’inizio gioco si registrano per qualche minuto, quanto basta per far passare un paio di game: poi però la terra rossa di Nizza torna a posizionare un bastone d’intralcio alla normale disputa dei servizi e così il 20enne spagnolo, chiaramente non al Top della forma e con le energie mentali necessariamente in riserva vista la portata dell’impresa da metabolizzare peraltro nell’arco di neanche cinque giorni prima di ripresentarsi di nuovo in campo per difendere i colori iberici, ne fa ancora una volta le spese nel sempre dirimente settimo game – strappo maturato ad oltranza, secondo gioco della sfida che si prolunga oltre il 40-40.
Nei successivi (e restanti) tre giochi della frazione, le ribattute racimolano solamente quattro quindici distribuiti quasi equamente e l’attuale n. 111 delle classifiche si aggiudica – a 30, al terzo set point – il parziale d’apertura con il punteggio di 6-4 in 45 minuti di gioco. Nonostante, dunque, gli evidenti, fisiologici e del tutto prevedibili passaggi a vuoto di Carlitos durante questa frazione, è innegabile che se fosse riuscito a sfruttare la chance di break nel suo primo round in risposta, e sappiamo cosa sia capace di realizzare con questo stratosferico fondamentale il classe 2003 di Murcia, beh in seguito il set avrebbe quasi certamente avuto tutt’altro andamento.
Secono Set: Lo straordinario agonismo di Alcaraz riaccende le speranze spagnole
Alla ripresa delle ostilità, il canovaccio emotivo non appare dissimile da quello appena concluso: l’allievo di Juan Carlos Ferrero è ancora sotto un treno a livello di forza mentale in termini di concentrazione e attenzione da deglutire in campo. Dall’altro lato l’esperto 32enne di Rocourt è lì per approfittarne, non si fa minimamente pregare e sfruttando il costante frangente di appannamento del giovane rivale si invola in un amen sul 2-0, dunque facendo quello che invece non era riuscito ad Alcaraz in apertura di match.
Da qui alla fine della frazione, poi, si assiste di fatto a due distinte e separate partite dentro lo stesso set: uno scenario, se vogliamo, anche quasi pronosticabile visto e considerato che si tratta per entrambi del ritorno sulla terra dopo aver abbandonato da pochissimo l’erba. Nel primo match del parziale si osserva un filotto di tre – che in realtà sarebbero quattro inserendo nel conteggio anche quello con il quale Goffin consolida lo strappo – giochi in cui i servizi sono semplicemente perfetti lasciando per strada le briciole; mentre nella seconda parte della frazione vanno in scena ben quattro break in cinque game complessivi con però un netto divario a favore di Carlos per quelli concretizzati: 3 a 1 per il n. 1 della Roja che vuol dire altro 6-4, stavolta incassato dal favorito – con il contro-break ovviamente giunto nel sesto game -, dalla durata totale che recita un solo minuto in meno rispetto a quello che lo ha preceduto (44 minuti).
L’esito della sfida, e di conseguenza anche del confronto tra Belgio e Spagna, si deciderà al Super Tie-Break: Carlos ha riacceso la speranza.
Terzo Set, Match Tie-Break: Goffin accarezza il sogno dello scalpo, ma poi soccombe ad Alcaraz tornato assatanato
Giunti al long tie-break, tutti si aspetterebbero che sulla lunga scia positiva della vittoria che ha riequilibrato la vicenda il campione dello US Open 2022 viaggi a vele spedite verso la conquista del match – e così effettivamente sarà – bruciando i blocchi di partenza del parziale per cancellare già agli albori, al malcapitato vice maestro delle Finals 2017, qualsiasi possibile fiammella di ottimismo di potersela cavare in qualche modo forte del suo pedigree e soprattutto delle sue – momentanee – superiori motivazioni: perché sarà pur vero che si sta parlando di un evento a squadre miste tra l’altro per la prima volta collocato in questa fase della stagione, e dunque con le tutte le normali incognite del caso o auspicabili migliorie che potranno essere attuate nei prossimi anni, ma David lo scalpo contro il n. 1 del mondo vuole comunque metterselo in saccoccia al di là del contesto nel quale eventualmente maturerebbe. Poiché alla fin fine, un giorno ai nipotini racconterebbe il peccatore e non il peccato.
Dunque, sorprendentemente il finalista del Masters 1000 di Cincinnati 2019 pronti via vola sul 4-0 con doppio mini-break di vantaggio. Per fortuna di Carlos non è un tie-break classico, quindi anche un cotale ritardo può essere rintuzzato a patto che raddrizzi immediatamente la barra del focus agonistico, e basta poco perché questo si verifichi puntualmente e che dà la riprova dell’attaccamento alla camiseta spagnola del giovane murciano.
Così Carlitos torna a vestire i panni dell’assatanato e si lancia alla conquista di quattro punti in fila per pareggiare lo score. Dopodiché va in scena un ulteriore scambio di mini-break tra nono e decimo punto, poi però battute imperforabili e risposte silenti per sei volte consecutivamente prima che Alcaraz rompa definitivamente lo specchio della sua pacata e carente controfigura nel diciassettesimo punto: sul 9-8, il n. 1 non perdona e sigilla 10-8 il proprio successo al termine di un’ora e tre quarti di gioco.
Ora non sazio, dovrà riscendere in campo per il doppio misto e provare suggellare la rimonta iberica ai danni della formazione delle Fiandre.
E. Mertens/D. Goffin b. R. Masarova/C. Alcaraz 6-3 6-1
Beh, però, chiedere ad Alcaraz di fare anche gli straordinari in maniera brillante e portare la Spagna a compimento della Remuntada era francamente troppo: già aveva fatto qualcosa di incredibile, sempre tenendo presente con che tipo di serbatoio si fosse presentato al Nizza Lawn Tennis Club della Costa Azzurra, a spuntarla nel singolare dopo essersi ritrovato sotto 6-4, 2-0 nel secondo – e 4-0 nel tie-brek del terzo. Inoltre non va sottostimato il fatto che la compagna di reparto è sì un’onesta mestierante ma non si tratta certo di Paula Badosa: inizialmente designata ma poi costretta a dare forfait perché infortunatasi a Wimbledon e perché affaccendata in faccende dagli amorosi sensi. Il tie, infatti, si era aperto con l’affermazione – seppur maturata solo al long tie-break ma con il risultato mai effettivamente in discussione – di Mertens su Masarova per 7-6(3) 2-6 10-5 in 2h01′ di partita.
Nel doppio misto della sfida – e determinante per decretare il successo finale – così, con un Caritos a mezzo servizio ed una compagna di specialità poco affidabile a certi livelli è stato il Belgio a conquistare la vittoria trionfando per 6-3 6-1 in poco più di un’ora di gioco grazie all’accoppiata formata da Elise Mertens e David Goffin sulla coppia iberica – per l’appunto – costituita dalla svizzero-spagnola Rebecca Masarova ed Alcaraz: ricordiamo che ogni squadra è composta da soli due atleti, uno per sesso, dunque non è possibile cambiare schieramento nel doppio.
La partita ha visto un primo set all’insegna di un pirotecnico festival di break: dopo il 2-0 belga iniziale, dal successivo terzo game fino alla conclusione del parziale sono andati in scena 5 break in sei turni di servizio: l’unica coppia a tenerlo immacolato in questo frangente da orbi per le ribattute è stata quella dei Diavoli Rossi sul 4-3, mentre l’accoppiata delle Fiandre aveva subito il momentaneo contro-break nel quarto gioco. Nel secondo set, il grande rammarico per il duo spagnolo è da registrarsi sul 15-40 non sfruttato in apertura di frazione, fossero andati avanti 2-0 forse quantomeno un long tie-break lo avrebbero potuto conquistare ed invece – sempre – dal 2-1 un altro turning point: Elise e David vincono quattro game in fila e scrivono la parola fine. A delineare maggiormente la differenza in questa partita è stata senza dubbio la semifinalista di Melbourne 2018, eccezionale interprete della specialità del doppio in cui è stata n. 1 del mondo e vincitrice di tre prove dello Slam – le manca Parigi – nonché delle ultime Finali di Fort Worth.
Dunque a questo punto sarà fondamentale lo scontro che andrà in scena sabato, ultima giornata dedicata alla fase ai gironi della competizione prima del gran finale con lo scontro che assegnerà il trofeo domenica, tra la Croazia vittoriosa in prima giornata sul Belgio e la Spagna: qualora vincesse il team balcanico allora sarebbero Coric e Vekic a staccare il pass per la finale, altrimenti se dovessero spuntarla Carlos e Masarova si verrebbe costretti a ricorrere alla classifica avulsa.
Svizzera-Francia 2-1
A. Cornet b. C. Naef 1-6 6-3 10-8
L. Riedi b. R. Gasquet 3-6 6-3 10-8
C. Naef/L. Riedi b. A. Cornet/R. Gasquet 6-4 7-5
Nell’altra sfida del giorno, di questa terza giornata di gara a Nizza, è arrivato il primo verdetto ufficiale di questa “nuova” versione della Hopman Cup targata 2023: nel primo raggruppamento della competizione la Svizzera superando al doppio misto la Francia si è matematicamente qualificata per la finale di domenica 23 luglio, dato che giovedì 19 nella giornata inaugurale della competizione il team elvetico aveva avuto la meglio anche della Danimarca di Holger Rune e Clara Tauson sempre fra l’altro al doppio conclusivo. Il team transalpino si deve perciò accontentare della mera – ed inutile – soddisfazione di aver evitato l’ultima piazza del raggruppamento da ascrivere certamente a Holgerino piuttosto che alla povera Tauson, la quale ha infatti almeno vinto entrambi i suoi singolari: disastroso il rendimento del campione di Parigi Bercy 2022 che ha perso tutti e quattro gli incontri a cui ha preso parte, tuttavia la freschissima rinuncia al torneo di Umago spiega i motivi di tali scialbe prestazioni.
Un plauso ulteriore va mosso però nei confronti della compagine rosso-crociata, vista la formazione altamente rimaneggiata con cui si è presentata in Francia; priva della propria n. 1 e n.15 WTA Belinda Bencic – che a Wimbledon ha avuto due match point contro Swiatek agli ottavi – e con a disposizione solamente il n. 4 del Paese a livello ATP, il n. 160 al mondo Leandro Riedi – 21enne, classe 2002 – che in classifica segue ben tre tennisti svizzeri: Stan Wawrinka (n. 74 ATP), Marc-Andrea Huesler (n. 84 ATP) e Dominic Stricker (n. 106 ATP).
Ma alla fine il campo ha parlato, e come sempre nelle manifestazioni dove si gioca per la propria nazione il ranking ha lasciato il tempo che trovano: così Celine Naef, addirittura diciottenne classe 2005, lei persino n. 5 di Svizzera dietro Bencic, Golubic, Teichmann e Waltert, e Riedi hanno firmato un sorprendente risultato.
Insomma veramente una bellissima favola sportiva con protagonisti due giovincelli appartenenti alla Generazione zeta.