Di Matthew Futterman, pubblicato dal New York Times il 10 luglio 2023
Andy Murray è stato una vittima. Anche Bianca Andreescu lo è stata. Jiri Lehecka, ha dovuto giocare, per lo stesso motivo, un quinto set e sostanzialmente vincere due volte la sua partita del terzo turno. Lo Hawk-Eye Live, un sistema di chiamata elettronica, avrebbe potuto salvare il loro set, persino la loro partita, ma Wimbledon non utilizza questo sistema al massimo, preferendo un approccio più tradizionale.
Durante il resto dell’anno nei tour professionistici, molti tornei si affidano esclusivamente alla tecnologia, consentendo ai giocatori di sapere quasi con certezza se la loro pallina cade dentro o fuori dalle linee, poiché è il computer a gestire le chiamate. Ma quando i giocatori vengono all’All England Club per quello che è ampiamente considerato il torneo più importante dell’anno, il loro destino è in gran parte determinato dai giudici di linea che si affidano alla loro umana vista.
Cosa che rende gli errori ancora più frustranti, poiché Wimbledon e i suoi partner televisivi hanno accesso alla tecnologia, che i giocatori potrebbero utilizzare per contestare un numero limitato di chiamate ogni partita, e chiunque guardi la trasmissione può vedere in tempo reale se una palla è dentro o fuori. Al contrario, le persone per le quali queste informazioni sono più importanti – i giocatori, l’arbitro di sedia, che supervisiona la partita – devono fare affidamento esclusivamente sul giudice di linea.
Quando l’occhio umano sta giudicando un servizio che viaggia a circa 120 mph (200 km/h e oltre). e gli scambi di dritto che sull’erba tendono a essere più veloci di 80 mph (130 km/h), gli errori sono destinati a verificarsi.
“Ovviamente come giocatore non vorresti mai trovarti nella situazione di esser vittima di errori di giudizio su punti importanti“, conferma Murray, che avrebbe potuto vincere la partita del secondo turno contro Stefanos Tsitsipas nel quarto set, se fossero stati i computer, e non gli esseri umani, ad avere la responsabilità delle chiamate. Il ritorno di rovescio di Murray è stato giudicato fuori, anche se i replay hanno mostrato il rimbalzo in campo. Murray ha finito per perdere quella partita in cinque set.
Nessun torneo di tennis si aggrappa alle sue tradizioni quanto Wimbledon. Campo da tennis in erba. Le partite sul campo centrale iniziano più tardi che altrove, segnatamente dopo che gli occupanti del palco reale hanno pranzato. Niente luci per il tennis all’aperto. Una coda con ore di attesa per i biglietti dell’ultimo minuto. Queste tradizioni non hanno alcun effetto sul risultato delle partite. Al contrario mantenere i giudici di linea in campo, dopo che la tecnologia si è dimostrata più affidabile, ha influenzato, forse anche falsato, le partite chiave a giorni alterni.
Per capire cosa e perché sta accadendo, è importante capire come il tennis sia finito con l’avere nei suoi tornei regole diverse per giudicare se le palle sono dentro o fuori. Prima dei primi anni 2000, il tennis – come il baseball, il basket, l’hockey e altri sport – faceva affidamento su ufficiali di gara umani per effettuare chiamate, molte delle quali sbagliate, secondo John McEnroe (e praticamente ogni altro tennista).
Il più famigerato crollo nervoso di McEnroe è avvenuto a Wimbledon nel 1981, ed è stato provocato da una chiamata errata. “Mi sarebbe piaciuto avere Hawk-Eye“, ha detto Mats Wilander, il sette volte campione Grande Slam in singolo e fra le star del circuito negli anni ’80.
In seguito il tennis ha iniziato a sperimentare il sistema di valutazione Hawk-Eye Live. Le telecamere catturano il rimbalzo di ogni palla da più angolazioni e i computer analizzano le immagini per rappresentare la traiettoria della palla e i punti di impatto con un margine di errore minimo. I giudici di linea sono rimasti come backup, ma i giocatori hanno ricevuto tre opportunità per ogni set di contestare una chiamata di linea e una ulteriore possibilità di revisione del giudizio quando un set è andato al tie-break.
Ciò ha costretto i giocatori a cercare di capire quando rischiare usando una delle chiamate, il famoso “challenge”, di cui potrebbero aver bisogno in un punto più cruciale del set. “È troppo“, ha detto Wilander. “Non riesco a immaginare di fare quel calcolo, stando lì, a pensare se un colpo è andato bene, quanti ‘challenge’ mi rimangono, quanto manca alla fine del set“. Anche Roger Federer, bravo in quasi ogni aspetto del tennis, era notoriamente pessimo nell’utilizzo dei challenge.
Dopo poco tempo, i dirigenti del tennis hanno iniziato a prendere in considerazione un sistema di chiamata di linea completamente elettronico. Quando la pandemia di Covid-19 ha colpito, i tornei cercavano modi per limitare il numero di persone sul campo da tennis. Craig Tiley, amministratore delegato di Tennis Australia, ha affermato che anche l’adozione delle chiamate elettroniche nel 2021 faceva parte della “cultura dell’innovazione” degli Australian Open. Ai giocatori è piaciuto. Così pure la cosa è piaciuta i fan, ha detto Tiley, perché le partite scorrevano più velocemente.
L’anno scorso, gli US Open sono passati alle chiamate completamente elettroniche. È in corso un dibattito sul fatto che le linee rialzate sui campi in terra battuta impedirebbero alla tecnologia di fornire la stessa precisione riscontrata sull’erba e sui campi in cemento. All’Open di Francia e in altri tornei su terra battuta, la palla lascia un segno ben visibile, che gli arbitri controllano spesso.
Nel 2022, l’ATP Tour maschile prevedeva 21 tornei con chiamate di linea completamente automatizzate, comprese le tappe a Indian Wells in California, a Miami in Florida, in Canada, e a Washington, D.C. Tutti questi siti ospitano anche tornei WTA femminili. Ogni torneo ATP lo utilizzerà a partire dal 2025. “La domanda non è se sia sempre corretto al 100%, ma se sia migliore di un essere umano, ed è decisamente migliore di un essere umano“, ha affermato Mark Ein, proprietario del Citi Open a Washington, DC.
Un portavoce dell’All England Club ha affermato, la domenica centrale del torneo, che Wimbledon non ha intenzione di eliminare i giudici di linea. “Dopo il torneo esaminiamo tutto ciò che facciamo, ma in questo momento non abbiamo intenzione di cambiare il sistema“, ha concluso Dominic Foster. Sabato, Andreescu è rimasta vittima di un errore umano. Campionessa canadese degli US Open 2019, Andreescu ha ricominciato ad arrivare in fondo ai tornei del Grande Slam dopo anni di infortuni.
Verso la fine della sua partita contro Ons Jabeur, Andreescu ha rinunciato a chiedere un intervento elettronico su un tiro decisivo che il giudice di linea aveva chiamato fuori. Dall’altra parte della rete Jabeur, vicina alla palla nel momento in cui colpiva il terreno, ha consigliato ad Andreescu di non sprecare una delle sue tre possibilità di challenge, dicendo che la palla era davvero fuori. La partita è continuata, non prima che i telespettatori vedessero il replay computerizzato che mostrava la palla che cadeva sulla linea. “Mi fido di Ons“, ha detto Andreescu dopo che Jabeur ha rimontato per batterla in tre set, 3-6, 6-3, 6-4.
Andreescu ha spiegato che stava pensando alla sua partita precedente, una maratona di tre set decisa da un tie-break finale, durante il quale ha detto di aver “sprecato” diversi challenge. Contro Jabeur, aveva pensato: “Lo risparmierò, per ogni evenienza“. Cattiva idea. Jabeur ha vinto quel game, poi il set, e poi il match.
Sul campo n. 12, il sistema elettronico stava causando un altro tipo di confusione. Lehecka ha avuto un match point contro Tommy Paul quando ha alzato la mano per un challenge dopo aver ribattuto un colpo di Paul atterrato sulla linea. La sua richiesta di challenge è arrivata proprio mentre Paul mandava in rete il colpo successivo. Il punto è stato rigiocato. Paul lo ha vinto, e pochi istanti dopo si è ripetuto vincendo il set, portando la partita al set decisivo. Lehecka ha vinto, ma ha dovuto correre per un’altra mezz’ora.
Venus Williams ha perso il match point nella sua partita del primo turno in un’altra sequenza complicata che prevedeva un challenge. Leylah Fernandez, canadese due volte finalista Major, afferma invece di apprezzare la tradizione dei giudici di linea a Wimbledon mentre il mondo cede di più alla tecnologia. D seguito, però, ha chiosato:” Se mii fosse costato una partita, probabilmente avrei dato una risposta diversa”. È proprio in quella situazione che si è ritrovato Murray, due volte campione di Wimbledon, dopo la sconfitta di venerdì pomeriggio [al secondo turno, contro Tsitsipas].
Quando è arrivato alla conferenza stampa, già sapeva che quel rovescio lento e angolato, atterrato a pochi metri dall’arbitro, aveva toccato la linea, era valido. Il punto gli avrebbe dato due possibilità per strappare il servizio di Tsitsipas e servire per il match. Quando gli è stato detto che il colpo era valido, i suoi occhi si sono spalancati con un sussulto, poi lo sguardo è piombato sul pavimento. Murray ora sapeva cosa avevano visto tutti gli altri.
La palla era finita sotto il naso dell’arbitro, che ha confermato la chiamata, ha detto Murray. Non riusciva a immaginare come qualcuno potesse aver fatto un errore del genere. In realtà gli piace avere i giudici di linea, ha aggiunto. Forse è stata colpa sua per non aver usato un challenge. “Alla fine“, ha detto, “il giudice di sedia ha fatto una brutta chiamata su una palla proprio di fronte a lei”.
Traduzione di Michele Brusadelli