Che match, che tennis e, soprattutto, che Murray. Modo insolito di introdurre la sconfitta di un giocatore? Forse. Ma, se è vero che lo scozzese è l’eccezione che conferma la regola dei Big Three, allora si può fare un’eccezione anche stavolta. Agli ottavi del Citi Open Taylor Fritz trova davanti a sé un Andy Murray che non si vedeva da tempo, almeno non così a fondo. Tre ore e due minuti di un tennis di altissimo livello, che finisce – ironia della sorte – per premiare il gioco del venticinquenne americano con un punteggio finale di 6-7(2) 6-3 6-4.
Nel primo parziale Murray è sotto di un break in avvio, ci resta fino al 5-4: Fritz brucia tre set point (uno in risposta sul 5-3 e due al servizio sul 5-4) e si trascina al tie-break finendo per cedere all’avversario dopo 1h26′ di gioco.
In apertura del secondo parziale l’americano si garantisce agilmente netto margine con un filotto di tre game, ma Murray sfrutta bene la prima chance dell’1-3 e riduce il divario con l’avversario. Si riapre subito di un gioco, ma ecco di nuovo lo scozzese recuperare in quello successivo con un dritto strategico messo sulla linea (e sui piedi di Fritz). Riesce ad allungare ancora il parziale di un altro game, poi basta: dopo 2h5′ di gioco, Fritz sigilla il set.
Il tennista britannico, imperturbabile, continua il suo miglior tennis e si mette in tasca il primo game del terzo set tenendo il turno di battuta. Americano al servizio, due ace non lo spaventano: scende a rete e non smette di osare, da 0-40 si arriva ai vantaggi. Risposte aggressive, righe vincenti e rincorse azzeccate tra cross e smorzate a rete: cerca il break, ma non lo ottiene. Parità. Sul 3-2 in suo vantaggio Murray ha la possibilità di portarsi due giochi avanti all’avversario, ma non la concretizza. Per poco, di nuovo. Sul quattro pari – prime palle break del set per Fritz –, Murray al servizio finisce sotto 0-40: teoricamente tre game point, praticamente tre match point per l’americano. Coglie il secondo. Fritz serve per la vittoria, Murray è in campo per tentare un (altro) controbreak: i primi tre punti vanno in tasca allo scozzese, i successivi quattro all’americano. Dopo due match point mancati dall’americano, il terzo gli riesce. Game over Murray, stavolta con qualche rimpianto di troppo.