[7] J. Sinner b. M. Berrettini 6-4 6-3
Dei cinque italiani in Canada, due si affrontano in un faccia a faccia di secondo turno: si tratta dell’altoatesino Jannik Sinner e del romano Matteo Berrettini. Da quella semifinale di New York del 2019, i due hanno rappresentato il tennis azzurro in giro per il mondo, nei mille e negli slam. Hanno proiettato il nostro sport ai piani alti della classifica e della popolarità nazionale. Oggi, anche grazie a loro, il sapore di un derby è più amaro che dolce, perché riponiamo sempre una grande fiducia nel cammino degli italiani, anche nei tornei più importanti.
Quello di Toronto è stato il primo confronto fra due giocatori molto diversi, che venivano da stati di forma molto diversi. Da insuccessi, lacrime, aspettative, pressione, onore. Oggi hanno fatto quello che sanno fare meglio: semplicemente, giocare a tennis. E nonostante la tensione connaturata a un match del genere, Berrettini ha giocato un primo set ottimo: sette palle break, più di una chance per andare a condurre. Dal 4-4 0-30, però, Sinner ha ripreso le redini della partita, alzato le percentuali al servizio e, sfruttando il calo del romano, vinto il primo set sei giochi a quattro e il secondo sei a tre, dando l’impressione, da quel primo break, di avere sempre in mano il match.
E’ dunque Sinner l’altro italiano agli ottavi di finale, oltre a Lorenzo Musetti: affronterà Max Purcell o Andy Murray.
Primo set
Sono otto i derby giocati da Sinner in carriera, e otto le vittorie. Bisogna tornare al 2019, al circuito minore e a Salvatore Caruso per l’ultima sconfitta dell’altoatesino contro un connazionale: Il grande favorito del match con Matteo Berrettini è indubbiamente lui. L’esordio del match però, nonostante la tensione che comprensibilmente attanaglia il braccio di Sinner e ancor più quello del romano (che commette certi errori grossolani nei pressi della rete) vede proprio Berrettini ottenere le prime chance: si arriva al tre pari con ventisei punti al servizio giocati da Sinner, solo diciassette da Berrettini. Una differenza resa ancora più palese dalle sette palle break ottenute e non sfruttate dal romano, a fronte delle due che si è procurato l’altoatesino. Nello specifico, sembra funzionare il ricorrente utilizzo che Matteo fa, in apertura, dello slice; ci si mette anche Sinner con qualche errore di troppo, come quelli con cui porta Berrettini ad una delle cinque palle del 4-2.
Jannik chiude tuttavia il game con l’ace. Si arriva dunque al 4-4 con una serie di dodici punti consecutivi per il romano: e “The Hammer” (come lo chiamerebbe Patrick Mouratoglou) ha un’altra chance, quando grazie a un doppio fallo di Jannik e ad un ottimo lob sale 0-30. E’ curioso, però, che le velocità dell’altoatesino siano al servizio superiori a quelle del romano, almeno fino qui: 201 contro 193 chilometri orari. E grazie al servizio Jannik recupera da 0-30, piazza un ace e sale 5 a 4.
Si palesa ora una delle proverbiali qualità del freddo Jannik Sinner: il cinismo. Chiamato a servire per rimanere nel set, Berrettini smarrisce la prima, mentre Jannik fa un passo dentro al campo, mette pressione all’avversario, e grazie ai due doppi falli del romano si procura due palle break: con un diritto in rete si conclude un primo set in cui Matteo ha avuto tante chance ma Sinner ha alzato il livello nei momenti importanti, respingendo gli attacchi del suo connazionale.
Secondo set
Dopo un’ora di equilibrata contesa, le cose iniziano a mettersi male per Matteo: ancora scosso per l’esito del primo parziale, quando torna a servire il numero trentotto del mondo commette, dal 40-0 in suo favore, quattro errori di diritto su cinque punti, e finisce per concedere il break. Matteo è sceso, certo, ma Jannik è salito: le percentuali al servizio e gli ace crescono, in breve l’altoatesino si invola sul tre a zero.
Gli insights ATP offrono ora un impietoso confronto: la qualità del diritto di Matteo, dall’8.2 del primo set, è scesa al 3.5. Nonostante ciò, il romano riesce a raggiungere un altro 0-30, sull’1-3. Ancora una volta, sebbene trascini il suo avversario ai vantaggi, è però Sinner ad uscire nei momenti importanti, rimontando col servizio (vero termometro della partita) e chiudendo con due ace per il 4 a 1.
Ormai Matteo ha perso lo slancio iniziale, è Jannik a comandare il gioco e a variare a suo piacimento: prima un drop shot dopo l’accelerazione, poi la superba difesa della rete lo portano al 5-2; poi, con il nono e il decimo ace, sotto gli occhi attenti di Darren Cahill, in un’ora e trenta minuti, con un ultima voleé di diritto, Jannik Sinner chiude, con un abbraccio e con un sorriso, il nono derby giocato della sua carriera. Il nono derby vinto.