Nonostante la sconfitta contro Jannik Sinner nella finale dell’ATP 1000 di Toronto, quello che si presenta in conferenza stampa è un Alex De Minaur tutto sommato sorridente e soddisfatto; se non del risultato in sé, sicuramente delle sue due ultime settimane, nelle quali ha giocato altrettante finali, nonché del suo nuovo best ranking, quella dodicesima posizione che gli apre anche uno spiraglio nella corsa alla Race.
D. Alex, cosa ti ha maggiormente messo in difficoltà, oggi, del gioco di Jannik?
“Senza dubbio Jannik è un giocatore eccezionale, ma questa non è una novità. Anzi, ad essere sincero è uno dei giocatori che in passato mi ha maggiormente messo in difficoltà sulla terra per la potenza dei suoi colpi. Credo che oggi sia stato più bravo di me a seguire ed imporre la propria strategia di gioco: ho cercato di neutralizzarlo, tentando di mantenere la profondità nel mio palleggio, prendendo il controllo dello scambio, dettandone il ritmo e continuando ad aggredirlo… Ma quest’oggi Sinner ha giocato ad un livello estremamente elevato, tenendomi sempre sotto pressione ad ogni turno di battuta. E niente… oggi lui ha giocato meglio e si è meritato la vittoria.”
D. Nonostante questo non sia il risultato che avresti voluto, nel complesso questa per te è stata una settimana fantastica…
“Assolutamente sì, anche considerando che la settimana scorsa ho perso in finale a Los Cabos, ma che il risultato negativo non mi ha influenzato, qui a Toronto. Quindi mi auguro potrà essere lo stesso anche per questa settimana a Cincinnati. Non c’è tempo per staccare la spina, dovrò rimanere concentrato per il prossimo match che sarà probabilmente già martedì (contro J. J. Wolf).”
D. Come ti senti in questo momento? Quale il tuo stato d’animo?
“Nel complesso, guardando ai risultati ottenuti soprattutto nelle ultime due settimane, sono piuttosto soddisfatto del mio attuale livello e di come stia raggiungendo i miei obiettivi. Sto migliorando, mi sento fiducioso: so di dover crescere ancora, e molto, nel mio gioco, ma credo che questo sarà così durante tutta la mia carriera. Oggi sono numero 12 della classifica mondiale e, nonostante tutto, ho ancora margini… questa cosa per me è estremamente stimolante!”
D. L’aumento della forza fisica e la maggior aggressività sulla prima di servizio mostrate quest’anno hanno a che fare con questa tua crescita?
“Sì, ne sono sicuro: non è un segreto che questi fossero alcuni degli elementi del mio gioco su cui mi ero concentrato maggiormente: per aumentare il mio livello era necessario migliorare l’efficacia della battuta. Oggi Jannik ha servito molto bene – e risposto anche meglio -, anche lui ha lavorato molto sulla battuta, e si è visto: ha notevolmente aumentato sia la velocità che la precisione, ottenendo importanti punti con il servizio, cosa che, invece, a me non è riuscita. Riparto da qui, con la certezza di dover diventare un giocatore ancor più completo, più veloce, ma anche più fisico.”
D. Fino al 5-4 per Sinner nel primo set, gli eri rimasto attaccato, poi cos’è successo in quel decimo gioco? E perché hai cambiato la strategia, nel secondo set?
“Già nel primo set avevo fatto fatica a tenere il servizio, ho cercato di non dargli ritmo, di confonderlo, mescolando le carte, tagliando alcune palle e rallentando il gioco, ma, ad un certo punto, non sono più riuscito a trovare soluzioni: soffrivo i colpi di Jannik, ho tentato di essere ancor più aggressivo, ma non ce l’ho fatta. Senza dubbio le due settimane consecutive di partite si sono fatte sentire anche sulle gambe… mi dispiace per il secondo set, ma andiamo avanti, la prossima sarà una nuova, entusiasmante settimana di tennis!”
D. Avevi detto che avresti voluto dimostrare che alcune persone si sbagliano su di te… A chi ti stavi riferendo?
“In realtà ritengo che genericamente il ‘mondo del tennis’ non guardi a me con particolare entusiasmo: molte persone non capiscono quanto impegno ci voglia per arrivare dove sono arrivato oggi. Certo, non ho un servizio devastante, né so scoccare vincenti da qualsiasi parte del campo: devo giocare ogni punto, cercando ogni volta la miglior soluzione… per questo metterò sempre tutto me stesso in campo, per dare sempre il meglio. Sono convinto che, una volta in pensione, seduto in poltrona, potrò essere orgoglioso della mia carriera e della determinazione che mi hanno portato sin qui.”