4 aprile 2021, Miami. Un giovane italiano altoatesino, Jannik Sinner, affronta a 19 anni e 7 mesi, alla terza partecipazione, la prima finale in carriera di un Masters 1000. Lo fa un dopo aver dimostrato una straordinaria solidità mentale, esibita negli scontri contro Bautista Agut, Khachanov e Bublik. Si presenta alla finale contro un avversario teoricamente “abbordabile”, l’amico Hubert Hurkacz, compagno di doppio e anche lui digiuno di una vittoria così importante. Lo fa quindi con gli oneri e onori dei pronostici. Il match parte male 0-3 e poi si raddrizza, 3-3. All’undicesimo game, Jannik rompe la regolarità dei turni di servizi: break. Serve per il set. Black-out. Battuta a zero. Controbreak Hurkacz e tie- break.
Da quel momento la partita subisce una svolta che si rivelerà inesorabile: “Hubi” non solo si aggiudica il primo set (7-4 al tie break) ma passa in vantaggio 5-0, nel secondo set. E poco conta se Sinner riesca poi a limitare i danni chiudendo il secondo set per 4-6 dopo 1 h e 43 minuti complessivi di match. Intervistato Jannik ammetterà che qulella ‘non è stata la sua giornata’. Ripensando al match, ci sono molte cause che giustificano la sconfitta e quel 27-9 parziale subito dopo l’undicesimo game da Jannik che ha definitivamente indirizzato il match. Il gap sulle prime di servizio, gli errori non forzati di Sinner, la maggiore capacità di Hurkacz di comprendere quanto e dove forzare gli scambi (raramente). In quella che sembra essere più una sua vittoria che una sconfitta dell’italiano ci sono è vero dei demeriti di Sinner, ma anche nuove consapevolezze, c’è un nuovo best ranking, 21 e l’evidenza di in un inizio di stagione strepitoso con un percorso radioso davanti a sé.
2 aprile 2023, Miami. 2 anni dopo. 4 mesi fa. Jannik Sinner è nuovamente in finale in un Masters 1000. Ancora una volta a Miami. Questa volta arriva lì dopo un’impresa eccezionale: avere eliminato in semi-finale niente meno che il numero 1 della classifica mondiale, il giovane fenomeno Carlos Alcaraz. La sua vittoria non è un pesce d’aprile (nonostante la data In cui si è materializzata, 1° aprile appunto) ma sembra quasi uno scherzo del destino. Per di più è il modo in cui cui prende forma, attraverso una rimonta spettacolare in cui domina quasi il gioco, 6-7, 6-4, 6-2 il risultato finale, a proiettarlo con una certa fiducia alla sua seconda finale In Florida. Non che l’avversario sia facile, trattandosi di Daniil Medvedev, numero 4 del tabellone, che si è imposto nel derby russo contro Karen Khachanov (n. 14). Daniil ha incontrato 5 volte Sinner. E se è vero che nell’ultima apparizione a Rotterdam la forbice tra i due è parsa ridursi, vero è anche che Sinner contro il russo ha sempre perso, vincendo solo 3 set totali di quelli disputati.
Sinner parte fiducioso, dichiarando alla vigilia la volontà di cercare nuove soluzioni e variazioni di gioco. Ma la vittoria meravigliosa con Alcaraz è una medaglia luccicante con un rovescio. Jannik dorme poco e male, si sveglia peggio. Sul primo set è già affaticato e sulle gambe. A poco servirà l’intervento del fisioterapista e del medico, l’assunzione di sali. Sinner subisce il break al 5° game del primo set che perderà 5-7; perde 3-6 il secondo in un match concluso dopo 1 ora e 34 minuti. In tutto collezionerà 36 errori non forzati. Significative le sue dichiarazioni a fine partita. “Non è stata la mia giornata” dice. Già, non ancora. “Ma ho raccolto informazioni utili”. Intanto quella classifica che da 9 avrebbe potuto dire 6, rimane il best ranking per lui ottenuto, che torna in top ten nella classifica generale.
13 agosto 2023, Toronto. Sinner vede l’ultimo colpo di De Minaur infrangersi sulla rete. Attestando definitivamente il punteggio finale a 6-4, 6-1. Lo sguardo basso, la racchetta appoggiata a terra, un sorriso teso di chi sta realizzando che sì, ora è arrivata la sua giornata. Il trionfo al primo Masters 1000.
Confrontando e sovrapponendo le immagini delle partecipazioni di Jannick Sinner ai Masters 1000, sembra quasi di assistere a un’evoluzione uniforme sulla neve tanto cara all’altoatesino, una dove i frame si susseguono con un’impressione quasi di inerzia a favore. E con una certa simmetria, anche: tre tentativi per arrivare in una finale in un 1000, tre tentativi per vincerla.
Il miglioramento forse più evidente del più alto italiano in classifica a oggi, non sembra tanto essere costituita dal numero di vincenti al primo servizio (55% nella finale del 2021 a Miami contro il 72% di Toronto 2023, per esempio) né nelle variazioni effettuate al momento giusto, che lo vedono capace di vincenti da qualsiasi posizione del campo. Non è nemmeno tanto nel suo suo gioco, che a volte lascia anche qualcosa allo stile, nella ricerca di una sempre maggiore efficacia.
Il più grande progresso sembra attestarsi invece nella mentalità del ventiduenne. Una mentalità vincente frutto non tanto di un’euforia giovanile caricata, ma di una coerente presa di coscienza del proprio valore e del proprio lavoro. Ben poggiata sul terreno quindi, che si tratti del preferito cemento o della terra rossa, passando per i campi erbosi, e per questo c’è da ritenere, ancora più solida. “Abbiamo trattato questa finale come una partita normale” avrebbe dichiarato in seguito Jannik. Una partita normale, sì la sua terza finale in Nord America.
E così nell’anno in cui Carlos Alcaraz vince Wimbledon (anche lui guarda caso al terzo tentativo), un possibile contendente al numero 1 si fa strada come numero 6 della classifica generale, suo best ranking, a soli 65 punti da Holger Rune, ottenendo anche il 4° posto nella Race avanti a Rublev e Tsitsipas. E la consapevolezza di un crescendo che sembra quanto mai prima evidente.
Le sconfitte e le battute d’arresto sono, per un ventenne tennista talentuoso, si sa pressoché inevitabili. Ma come affermò una volta il vicepresidente americano Walter Mondale “Ogni sconfitta getta il seme della vittoria”. E mentre cresceva Jannik Sinner ha scelto di non disperdere quei semi, si è piegato per terra a raccoglierli. Li ha piantati, innaffiati. La pianta che oggi vediamo, c’è da immaginarsi, potrà ancora crescere in altezza, e portare altri frutti.
Gian Luca Tilocca