[2] N. Djokovic b. [1] C. Alcaraz 5-7 7-6(7) 7-6(4)
Poteva sembrare una semplice finale ‘1000’ come tante altre – semplicemente con le prime due teste di serie arrivate in finale – sta di fatto che non lo è stata. Non solo a livello di intensità della partita, del punteggio sempre fitto dall’inizio alla fine e del livello di agonismo, ma di quello che Novak Djokovic – per quanto possa importargli dato che ha strappato quasi tutti i record – si stava giocando: non “banalmente” il suo ennesimo titolo 1000. Di seguito una breve lista di quello che il campione serbo ha raggiunto con questo titolo (spiegato in modo più dettagliato qua):
1) Ha superato Ivan Lendl e Rafael Nadal nel computo totale di vittorie in carriera (1069) – terzo in questa classifica dopo Jimmy Connors con 1274 vittorie e Roger Federer con 1251 successi;
2) Ha nuovamente oltrepassato Lendl però nella classifica di tornei vinti, issandosi a 95 successi – i primi due sempre Connors e Federer, rispettivamente a 109 e 103;
3) È diventato il vincitore più vecchio nella storia del Southern & Western Open, sorpassando il record di Ken Rosewall che resisteva dal 1970;
4) Ha migliorato altri suoi record che già deteneva in precedenza – ad esempio la quantità di Master 1000 vinti (ora 39) o la somma totale delle big finals raggiunte (100 in totale, 57 negli Slam, 8 alle ATP Finals, 35 nei Master 1000).
È difficile parlare di aspetti tecnici in una partita così tesa ed equilibrata a livello di punteggio. Nessuno dei due giocatori ha dilagato in un set lasciando poco spazio all’avversario per cercare una contro mossa. Il massimo a cui si è potuto assistere è stato un vantaggio di un break, poi nella maggior parte dei casi (tranne alla fine del primo set) restituito al mittente. Per il resto equilibrio: tecnico, fisico e mentale. Certo, nel secondo set Djokovic sembrava aver quasi gettato la spugna quando si è trovato sotto di un break; alla fine la reazione c’è stata eccome e, dopo aver annullato un match point nel tie-break del secondo set con una freddezza da campione, la partita si è fatta ancora più interessante e avvincente nel terzo parziale.
Qui Nole ha avuto tutte le occasioni del mondo per chiudere la partita prima del tie-break; sta di fatto che tra un motivo e l’altro – che sia il doppio fallo o il passante in corsa di Alcaraz – il tie-break è arrivato, ma il più gelido dei due, quello che doveva chiudere ancora tempo addietro, alla fine l’ha fatto in gran stile dopo tre ore e cinquanta minuti di tennis matto e disperatissimo. Alcaraz saluta così l’en plein dei grandi tornei americani per quest’anno (Slam e 1000), l’imbattibilità nelle big finals (era 6-0), il record di imbattibilità al tie-break del terzo set, il vantaggio nei confronti diretti con il serbo (ora sono 2-2, questa era la prima sfida tra i due sul cemento) e, dopo lo US Open se Nole raggiungerà il secondo turno, la prima posizione in classifica. Ci vuole poco a capire che, quando due giocatori con una sola partita si giocano così tanto, siamo di fronte non solo al match dell’anno, ma anche a due campioni che ora come ora non hanno eguali. Alcaraz in lacrime, Djokovic che decreta questa come una delle partite più folli e difficili che abbia mai giocato. Fate voi.
IL MATCH
Primo set: Djokovic non sfrutta il vantaggio di un break, Alcaraz non perdona e tra recuperi e fucilate con i fondamentali la spunta
Partenza soft per Djokovic, che tra prime e seconde di servizio insidiose parte subito in vantaggio in questa finale. Alcaraz non è da meno, ma di seconde non ne vuole sentir parlare. Due ace in apertura di game, un’altra buona prima con scambio comandato sin dagli albori e un drittone in contropiede lo catapultano sull’1-1 senza particolari drammi. Il serbo continua a piazzare battute sì meno veloci dello spagnolo, ma molto ben indirizzate verso gli ultimi centimetri disponibili del quadrato del servizio. Lo spagnolo talvolta fatica a rispondere, altre volte va fuori misura con i colpi e lascia così al 36enne di Belgrado il timone del set. Il murciano continua a mettere a segno ace e soluzioni in kick che impensieriscono parecchio il 23 volte campione Slam, e nel quinto gioco lo porta ai vantaggi grazie ai suoi agili recuperi che trasformano in un attimo una situazione di difesa in una di attacco. Nole, però, non si deconcentra e grazie a due gratuiti di Carlitos avanza 3-2.
Qui il campione dell’AO e del Roland Garros mette in campo due risposte sulla riga di fondo che colgono impreparato lo spagnolo, che fatica anche nel punto successivo e concede in questo modo tre palle break consecutive, le prime dell’incontro. Il serbo non se lo fa ripetere, e dopo uno scambio durissimo con svariati recuperi in corsa di Alcaraz, un dritto vincente sopra la spalla gli permette di strappare la battuta al n.1 del mondo. Quest’ultimo si avventa su recuperi impossibili uscendone al meglio, e proprio attraverso la sua potenza fisica sia in difesa che in attacco si procura subito una palla del contro-break. Detto, fatto. Djokovic sbaglia un dritto semplice e restituisce immediatamente il break all’avversario, che comunque si trova ancora sotto 3-4. Da questi primi game si può notare che entrambi i tennisti giocano ben dietro la linea di fondo campo, quasi ad aspettare il momento giusto per sfondare che, data la loro caratura, potenza e intelligenza tattica, fatica ad arrivare molto spesso da entrambi i lati.
L’aggancio sul 4-4 arriva in velocità; nel nono gioco il n.2 ATP è costretto a ripetere un punto per colpa di un tifoso molesto sugli spalti, ma con le unghie e con i denti – insieme a una volee stoppata di classe che provoca una standing ovation – tiene la battuta ai vantaggi obbligando Alcaraz a dover servire per rimanere nel set. La tensione si fa sentire anche nel cambio di campo – dove Djokovic urla contro il suo angolo -, ma Carlitos va dritto per la sua strada e raggiunge Nole a quota 5 nei game. Il serbo continua i colloqui con il suo team che lo invita a stare più composto al momento dell’impatto, però poi tre errori lo portano a concedere due palle break al murciano. La prima Nole l’annulla a rete con freddezza, la seconda, da campione, con un ace sulla ‘T’.
Alcaraz si procura un’altra palla break grazie a un dritto steccato del giocatore di Belgrado e, questa volta, non se la fa scappare. Brekka il suo avversario con la sua solita ma sempre impressionante potenza ed esplosività sia con i colpi che con le gambe, e va a servire per aggiudicarsi la prima frazione. Nel dodicesimo game si vedono solo bracci di ferro senza pietà tra i due contendenti, ma ad avere la meglio è il n.1 del mondo, che con il suo classico kick a uscire da sinistra e un rovescio fulminante lungolinea si porta a casa il primo parziale con il punteggio di 7 giochi a 5 dopo un’ora esatta di gioco. “Vamos” urlato verso il suo angolo e ci si va a sedere.
Secondo set: Djokovic sembra spacciato, ma da campione reagisce, annulla un match point e porta Alcaraz al terzo
Pausa negli spogliatoi per Nole e si può ricominciare. Di nuovo il serbo incomincia il set alla battuta tenendo il proprio game a 15 come aveva fatto nel primo parziale, Alcaraz lo segue facendo lo stesso. Il serbo fatica al servizio nel secondo game: mette a segno due doppi falli che lo portano a concedere due palle break. La prima l’annulla con un buon servizio, la seconda è fatale per lui – con Alcaraz che spinge bene col dritto e lo costringe all’errore – e concede, così, il break all’avversario. Il caldo torrido si fa sentire (37, 38 gradi) e Djokovic al cambio di campo fa entrare il medico che gli somministra una pillola. Si può tornare a giocare, in un campo che ormai è coperto dal sole per metà. Il campione di Wimbledon si fa sorprendere da repentine accelerazioni di Nole, che arriva a palla break ma non riesce a concretizzarla per merito del coraggio – ben noto – del suo avversario. 3-1 Alcaraz e si cambiano le palline.
Il serbo sembra un po’ scarico rispetto al suo avversario, che non solo è dal lato del campo illuminato dal sole, ma ha perdipiù giocato il doppio del suo tempo prima della finale. In questo caso sedici anni in meno si fanno sentire. Djokovic tiene comunque la battuta a 15, ma è ancora costretto a rincorrere Alcaraz, che tra ottimi servizi e discese a rete veloci, efficaci e colpi al volo sublimi procede spedito sul 4-2. Senza particolari patemi Nole si tiene aggrappato con una mano al suo avversario che ha, però, sempre un break di vantaggio. Il serbo nell’ottavo gioco fa fuoriuscire il suo orgoglio da campione: mette pressione all’avversario, che sbaglia parecchi colpi e restituisce il break scatenando la carica e l’agonismo dei tifosi. Alcaraz cerca di essere incisivo sin dalla risposta, ma i servizi di Djokovic glielo impediscono e con un rovescio steccato del murciano il n.2 del seeding si riporta in vantaggio: 5-4 per lui.
Il 20enne spagnolo si trova a battere per rimanere nel set; qui Nole è aggressivo e si porta sul 30-30 a due punti dal set, ma il murciano incasella un servizio perfetto e beneficia di un nastro non fortunoso di Djokovic per agguantarlo sul 5-5. Al serbo sembrano tornate le energie oltre che una particolare voglia di dirigersi verso la rete: questo mix gli consente, oltre che a dare spettacolo al pubblico, di portarsi avanti 6-5 e di garantirsi quantomeno il tie-break.
Quest’ultimo arriva presto (se così si può dire dopo cinquantacinque minuti di set) e a partire in vantaggio è Nole con un buon servizio a uscire. Recupero di una smorzata e smash in arretramento portano il serbo ad accaparrarsi il primo mini-break, ma Alcaraz rimane concentrato e segue 1-2. Altro buon servizio centrale di Djokovic, che però a rete si fa passare dal suo avversario dopo che quest’ultimo gli aveva giocato una smorzata niente male. Ace di Carlitos e cambio campo in perfetta parità, 3-3. Non bastano una gran risposta e un drittone a Nole per vincere il punto successivo. Lo spagnolo, quindi, sorpassa e va sul 4-3. Serve and volley di Djokovic dà i suoi frutti, come anche l’aggressività nel punto seguente che lo riporta in vantaggio 5-4. Il n.1 ATP gestisce alla perfezione con il rovescio e pareggia i conti, mentre un errore di dritto di Djokovic lo porta al match point, che però giocherà in risposta. Servizio e dritto glaciali di Nole annullano il championship point, e sul 6-6 l’ennesima discesa a rete dopo il servizio dà frutti positivi al serbo, che va a set point. Qui spreca con un dritto scarico a metà rete colpito senza appoggi, ma nello scambio seguente Carlitos sbaglia un dritto e concede a Djokovic di servire per il set. Uno scambio al cardiopalma in cui entrambi i giocatori si rimandano la pallina aldilà della rete con estrema prudenza termina con un’accelerazione coraggiosa – ma troppo questa volta – di Alcaraz, che sbaglia e consente così a Djokovic di giocarsi la finale al terzo set dopo due ore e dieci minuti di tennis galattico.
Terzo set: Djokovic non riesce a chiudere, Alcaraz non molla, ma il campione alla fine è il serbo, il più freddo
Dopo la seconda uscita dal campo di Nole e una piccola ritoccatina alla mano di Alcaraz tramite il fisioterapista, ecco che inizia il terzo e decisivo parziale. A incominciare al servizio questa volta è il vincitore di Madrid, che subito si trova in difficoltà 0-30. Qualche errore di Djokovic specialmente con il rovescio – tanto che anche dal suo angolo gli consigliano di stare più basso con le gambe – consentono ad Alcaraz di partire in testa alla frazione decisiva. Anche il serbo si ritrova prima 30-30 poi 40-40 per merito di vincenti stratosferici del suo avversario, ma con due ottime prime sistema tutto e va 1-1. La prima forza del seeding tiene agevolmente il servizio nel gioco successivo, lo stesso fa Nole in quello dopo. È lotta nel quinto game: i due tennisti se le danno di santa ragione oltre che a farsi correre da un lato all’altro del campo ma, alla fine, Djokovic riesce a procurarsi una preziosissima palla break che Alcaraz annulla con un dritto a sventaglio poco gestibile. Un doppio fallo regala al serbo un’altra chance d’oro, che viene brillantemente fatta svanire dal tocco del murciano a rete. Nessun break, Alcaraz prosegue 3-2.
Il giovane spagnolo non sembra per niente in difficoltà dalle due ore e mezza passate in campo e dalle quasi tredici giocate in questa settimana; continua a correre e a colpire sassate come se fosse appena entrato in campo. Dal lato opposto della rete un Djokovic non altrettanto fresco ma presente in tutto e per tutto in campo rimane agganciato al suo avversario grazie a prime e seconde di servizio millimetriche che gli regalano punti facili. 3-3. Nel settimo gioco Alcaraz regala punti al suo avversario, che va in vantaggio 15-40 in risposta. Una gran accelerazione e un ace da campione annullano le due palle break, ma Nole se ne procura un’altra con una risposta vincente di rovescio. Annullata anche questa chance di break con una buona prima. Djokovic, però, non molla e agguanta un’altra opportunità per strappare il servizio al giovane spagnolo. Ancora una volta sassate di Alcaraz e 40-40. Uno scambio paurosamente intenso finisce con un errore del n.1 al mondo, che alla quinta palla break sbaglia un rovescio in uscita dal servizio e si fa strappare la battuta.
Confermato il break a 30 con qualche brivido, ma sempre facendo affidamento al servizio, Djokovic vola sul 5-3 e Alcaraz cerca in tutti i modi di prolungare questa partita con le sue magie miste a corsa, potenza e coraggio. Annulla due match point in maniera folle e non molla: 5-4 Nole, che questa volta può servire per aggiudicarsi il suo 39esimo Master 1000. Fatica il serbo al servizio, tanto che concede due palle break consecutive, annullate però con grinta e la giusta dose di prudenza. Di nuovo si va a match point, il terzo, ma questa volta Alcaraz non fa niente: doppio fallo. Un altro testa a testa degno di Rocky – pupillo del murciano – terminato con un errore del serbo concede allo spagnolo la terza palla break che, però, Djokovic cancella egregiamente con un dritto imprendibile. Per ottenere il quarto match point è difficile descrivere a parole il passante stretto di rovescio del serbo che, dopo che Alcaraz ha preso la rete, lo trapassa violentemente. Il murciano continua a non tremare e lascia andare un’accelerazione di dritto fulminea seguita da una risposta altrettanto veloce bloccata con il polso, che lo portano alla quarta palla break. Quella buona, perché Djokovic mette in campo servizio e dritto da manuale per poi sbagliare malamente uno smash a rimbalzo che riporta tutto, per l’ennesima volta, in parità dopo tre ore e venticinque minuti di lotta tra gladiatori.
Ma Nole ha già cancellato quei quattro match point non concretizzati e si procura altre due palle break grazie a errori forzati dell’avversario. Neanche a dirlo, Alcaraz le annulla e porta ai vantaggi il game. Ne cancella un’altra con il suo tipico servizio in kick, ma Djokovic gli mette pressione e ne guadagna un’altra, sfumata, però, anche questa con un serve and volley. Il 20enne spagnolo ripropone con successo questa tattica, Nole mette in campo una buona accelerazione, ma il murciano con un altro punto vinto e un ace in chiusura si garantisce il tie-break. Risposta e volee sopraffina bloccata fanno partire Alcaraz in vantaggio nel dodicesimo gioco. Djokovic rimedia con buoni servizi e raggiunge l’avversario al tie-break decisivo dopo tre ore e quaranta minuti di gioco.
Qui lo spagnolo esordisce con un doppio fallo regalando subito un mini-break a Nole, che con uno scambio ai limiti dell’umano si porta 2-0. Alcaraz cerca una risposta in contenimento di dritto senza però avere buoni risultati, ma due punti facili col servizio lo tengono a galla anche se in svantaggio: 3-2 Djokovic. Quest’ultimo restituisce il mini-break al murciano, che con una bellissima stop volley aggancia Nole e si dirige verso il cambio di campo. Il sorpasso, però, non avviene per una buona prima a uscire della seconda testa di serie, ma Alcaraz lo segue con una più che efficace ottima battuta. Il serbo mette pressione allo spagnolo con le ultime energie nel serbatoio e rimedia un altro mini-break d’oro che, seguito dall’ennesima prima vincente, lo porta a due match point consecutivi, il quinto e il sesto. Finalmente, dopo tre ore e quarantanove minuti di agonia sportiva ai limiti della follia, Nole serve e Carlitos sbaglia, concedendo al 36enne di Belgrado il 39esimo Master 1000, il 95esimo titolo ATP, ma più semplicemente la partita dell’anno e il match più lungo che le finali 1000 al meglio dei tre set abbiano mai visto.