22 agosto 1964, Växjö, Svezia. Una data e un luogo da ricordare, per qualsiasi appassionato di tennis, e di sport in generale. Nella tarda estate di 59 anni fa infatti, un anno dopo i Mondiali di calcio tenutisi proprio nel Paese scandinavo, veniva alla luce colui che avrebbe scritto la storia sportiva della Svezia e che ancora oggi, a quasi 30 anni dal suo ritiro, è un’istituzione nel mondo del tennis: Mats Wilander. Ex n.1 al mondo, 33 titoli in singolare, tra cui 7 Slam, ha incarnato l’essenza di un tennis che non esiste più, fatto di pazienza e lavoro da scalpellino, di fitte ragnatele e compostezza in campo in ogni situazione. Un grande Uomo, prima che un incredibile campione. Colui che, insieme ad Ebderg e Borg, al pari di Liedholm e Nordahl nel calcio, ha posto la sua Svezia sulla mappa dello sport che conta.
Wilander ha infatti raggiunto, da giocatore, 7 finali di Coppa Davis consecutive, tra il 1983 e il 1989, vincendola nel 1984, 1985 e 1987. In Italia, però, il ricordo in tal senso più famoso riguardo il campione svedese è una sconfitta, quando nel 1990, a Cagliari, si arrese clamorosamente in 5 set al nostro Paolino Canè, in una delle partite più memorabili della nazionale italiana. E, a proposito di Wilander e Coppa Davis, il suo match contro John McEnroe ai quarti di finale nel 1982, vinto 8-6 al quinto dall’americano, è stato per 33 anni il più lungo della storia della competizione (6h e 22 minuti, superato di 20 da Mayer-Souza nel 2015). Ma non dimentichiamo i 5 anni di fila in top 10, il 1988 chiuso da n.1 al mondo, i 3 Australian Open e i 3 Roland Garros, che ne hanno scolpito la carriera come immortale, ad imperitura memoria. L’unico cruccio, come per l’eterno rivale Ivan Lendl, rimase Wimbledon, vinto in doppio con Joakim Nyström nel 1986, battuto tre volte di fila ai quarti (1987-1989) in singolare.
Ma la grandezza di Mats sta nel fatto che, dopo aver vinto tantissimo, abbia saputo reinventarsi, diventando il volto di punta di Eurosport, in qualità di opinionista. Durante Australian Open, Roland Garros e US Open, è la voce dello svedese a riempire le nostre case e i suoi pronostici a volteggiare su tutto l’Internet. In mezzo ha saputo anche inserire una buonissima carriera da allenatore, ovviamente anche come capitano della Svezia in Coppa Davis, guidata dal 2003 al 2010, senza mai retrocedere, e arrivando anche in semifinale nel 2007, perdendo poi 4-1 dagli USA. Ma il vero capolavoro lo ha fatto sulla panchina di Paul-Henri Mathieu, che sotto la sua guida si è spinto addirittura a n.12 del mondo nella primavera del 2008, tagliando il traguardo del best ranking. Un genio del tennis, un gran tattico, un uomo generoso e un fine ascoltatore. Questo è stato, è e sarà chissà per quanto ancora Mats Wilander, che da ormai 40 anni è tra i volti di spicco, da una parte o dall’altra della barricata, del tennis mondiale. Con un giorno di ritardo, buon compleanno Mats!