Con un post via Twitter (non lo chiameremo mai X) corredato di foto con la sua famiglia al completo di moglie e quattro figli, il “gigante” americano (2,11 m) John Isner ha annunciato che lo US Open 2023 sarà il suo ultimo torneo.
“Dopo 17 e più anni sul circuito è giunto il momento di dare l’addio alla mia carriera professionistica. Non sarà una transizione facile ma sono impaziente di viverne ogni secondo insieme con la mia meravigliosa famiglia“.
Sceso ormai al 158° posto del ranking ATP dopo una stagione 2023 che lo ha visto disputare solamente 21 partite con 8 vittorie (quattro delle quali al torneo di Dallas nel quale ha raggiunto la finale) e 13 sconfitte, il 38enne Isner concluderà la sua carriera disputando il 17° US Open consecutivo al quale riesce a partecipare soltanto grazie alla wild card concessagli dalla USTA.
Passato professionista nel 2007 dopo quattro anni alla Università della Georgia con la quale ha vinto il titolo a squadre ed è arrivato in finale nella competizione individuale nel suo ultimo anno (sconfitto da Somdev Devvarman), Isner è stato definito da Jim Courier come “il miglior giocatore americano quando non deve viaggiare con il passaporto“: ha infatti vinto 16 titoli di singolare in carriera, 14 dei quali sul territorio degli Stati Uniti e due ad Auckland in Nuova Zelanda. Vanta 6 titoli ad Atlanta, con altre 3 finali, 4 titoli a Newport (sull’erba), 2 a Winston-Salem, uno a Houston (l’unico sulla terra battuta), ma il suo alloro più prestigioso è senza dubbio il Miami Open 2018, unico suo titolo Masters 1000, nel quale sconfisse in finale Alexander Zverev nell’ultima edizione giocata a Key Biscayne prima del trasferimento all’Hard Rock Stadium.
Prima di allora nei Masters 1000 si era dovuto fermare in finale a Indian Wells nel 2012 (contro Federer), a Cincinnati nel 2013 (contro Nadal), a Parigi Bercy nel 2016 (contro Andy Murray), e sarebbe stato sconfitto in finale anche nel 2019 a Miami (ancora contro Federer).
Ha raggiunto due volte i quarti di finale allo US Open (2011 e 2018), ma il torneo dello Slam che gli ha regalato maggiori soddisfazioni e la fama internazionale è stato certamente Wimbledon, dove nel 2010 fu protagonista dell’epico match di primo turno contro Nicolas Mahut vinto 70-68 al quinto set, durato 11 ore e 5 minuti nel corso di tre giorni e che ha battuto un incredibile numero di record che probabilmente non verranno mai battuti. Quel match proiettò Isner istantaneamente alla ribalta mainstream negli Stati Uniti dove fu invitato a tutti i talk show e gli fu concesso l’onore di lanciare la prima palla a un incontro di baseball.
Wimbledon è stato anche lo Slam nel quale ha ottenuto il suo miglior risultato, raggiungendo la semifinale nel 2018 quando fu sconfitto da Kevin Anderson per 26-24 al quinto set dopo 6 ore e 36 minuti in una partita così lunga da costringere la successiva semifinale tra Djokovic e Nadal ad essere giocata interamente sotto il tetto e ad essere sospesa dopo tre set a causa del coprifuoco delle 23 in vigore in Inghilterra.
Il 2018 fu certamente la sua stagione migliore nella quale raggiunse il suo best ranking al n. 8 e si qualificò per le ATP Finals di Londra, oltre a raggiungere le semifinali di Davis con la nazionale USA (anche se non giocò a Zara dove la Croazia vinse 3-2). Ha vinto la Hopman Cup nel 2011 in coppia con Bethanie Mattek-Sands e si fermò nei quarti di finale alle Olimpiadi di Londra contro Roger Federer in un match equilibratissimo perso per 6-4, 7-6(5), con il tie-break del secondo set deciso da un nastro beffardo.