Negli ultimi mesi i riflettori sono tutti puntati sull’omonima connazionale Gauff, fresca vincitrice a Cincinnati e seria contendente allo US Open, che ha trovato nuova linfa dal sodalizio con Brad Gilbert e sembra finalmente – se si può usare questo termine per una ragazza che appare quasi una veterana ma che in verità ha ancora solo 19 anni – pronta a sollevare i trofei maggiori come pronosticatole ormai già anni fa, quando a soli 15 anni riuscì, al suo debutto sui sacri prati londinesi, a battere Venus Williams e a raggiungere il terzo turno.
In campo femminile, gli americani quest’anno ripongono tutte le speranze, nemmeno tanto velatamente dato che le due sono state posizionate al centro del poster del torneo mentre le protagoniste di stagione Swiatek, Sabalenka e Rybakina relegate ai margini quasi a fare da cornice alle due, in lei e Jessica Pegula.
L’altra CoCo: Vandeweghe e quel 2017 da sogno
Tuttavia prima di Cori, la “Coco” nazionale e grande promessa a stelle e strisce era un’altra, Colleen “Coco” Vandeweghe, che quest’anno allo US Open non si è nemmeno qualificata, avendo racimolato solo due game nella partita contro la tedesca Lys e nelle due precedenti edizioni è uscita al primo turno, battuta da Zanevska e dalla nostra Trevisan, ma capace di vincere il titolo junior con una wild card e soprattutto di arrivare alla semifinale nel 2017, battendo tra le altre Jabeur, Radwanska e la numero 1 dell’epoca Pliskova.
Sempre nello stesso anno, il 2017, aveva raggiunto i quarti a Wimbledon e le semifinali in Australia facendo cadere sotto i suoi ace Kerber, Muguruza, Bouchard e costringendo Venus Williams agli straordinari per arrivare in finale.
La fantastica cavalcata del 2017 si rifletterà anche nel ranking, con l’ingresso nelle top 10 e il best ranking, numero 9. Ad oggi, ed escludendo il doppio dove ha vinto allo US Open in coppia con Ash Barty, resteranno i risultati migliori della tennista californiana, destinata a lasciare non solo la top 10, ma la top 100 nel 2019 e a non farvici ritorno.
Parallelismo con Bouchard
Delle tenniste sopra citate, la sua storia ricorda un po’ quella di Bouchard, artefice anche lei di una stagione stellare e poi caduta nel dimenticatoio, quantomeno in quello puramente tennistico dato che l’indubbia avvenenza la rende ancora una delle più cliccate e seguite sui social.
Se per Bouchard si sono fatte molte ipotesi sui motivi della crisi, che spaziano dalla commozione cerebrale causatale dall’ormai famosa caduta nello spogliatoio proprio dello US Open nel 2015 e dalla connessa causa intentata e vinta contro la USTA dopo la quale “non sarebbe stata più la stessa”, alle distrazioni extra tennistiche dovute agli sponsor pronti a ricoprirla d’oro; le stesse non possono essere usate per spiegare la caduta di Vandeweghe, passata molto in sordina.
Eppure non si può dire che Coco, nonostante fosse alta bionda e con un gioco impostato sulla potenza dei fondamentali da fondocampo come molte sue colleghe, non fosse un “personaggio”, con le sue dichiarazioni spavalde (tra le tante, spicca quella in cui dichiarò che se avesse incontrato negli spogliatoi Donna Vekic, l’avrebbe messa al tappeto), le occhiatacce e le strette di mano gelide, le racchette distrutte, le liti con arbitri ed avversarie a riprova di un carattere fumantino che l’ha resa ospite fissa insieme alla Putintseva di tutti i video e le classifiche in merito disponibili: le mani sull’orecchio e i pugni battuti in petto dopo una vittoria che lasciavano facilmente intuire il passato da wrestler, sport che lei stessa, nata in una famiglia di grandi atleti dal lato materno (la madre ha partecipato alle Olimpiadi in due diversi sport, nuoto e pallavolo, lo zio e il nonno sono state due stelle della NBA) aveva dichiarato di aver praticato da bambina e poi abbandonato per dedicarsi esclusivamente al tennis.
Infortuni inusuali per Vandeweghe
Una parziale spiegazione va dunque forse trovata nel più banale quanto frequente motivo: gli infortuni. Infortuni che per Vandeweghe sono stati gravi e in alcuni casi procurati fuori dal rettangolo di gioco e ai limiti dell’assurdo. Prima quello alla caviglia che l’ha lasciata fuori dalle competizioni per quasi tutto il 2019 e che, a detta sua, l’ha costretta ad imparare a camminare di nuovo, poi lo stop forzato a causa del Covid e infine l’episodio degno di un film di Fantozzi: mentre prendeva una zuppa dal microonde, la ciotola le è esplosa in mano. Risultato: mignolo distrutto, intervento per ricostruire nervi e legamenti lacerati, un ulteriore lungo stop senza toccare una racchetta.
Dal suo ritorno, l’unico acuto è stata la semifinale a Birmingham nel 2021 raggiunta partendo dalle qualificazioni, poi solo tornei minori. A Maggio, intervistata da Kamau Murray nel podcast Tennis.com, ha dichiarato di avere ancora dentro di sé il fuoco sacro della competizione e di voler tornare ad alti livelli.
A 31 anni compiuti, la risalita sui “ring” di prima fascia sembra tuttavia molto difficile, e chissà se gli appassionati di tennis ricorderanno come sue ultime gesta ed il suo “best of” il riscaldamento effettuato con la mano sinistra in cui a stento muove i piedi e rimanda la palla ad una basita avversaria in segno di protesta all’arbitro (qui l’articolo, cliccare per credere) o qualche altro scalpo importante.
Bianca Mundo