L’ultima conferenza stampa della carriera di John Isner: “Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, ma è impossibile prepararsi a certe emozioni”
La carriera di Isner è finita con un tie-break, e questa non è esattamente una sorpresa.
Ha perso contro il connazionale Michael Mmoh, facendosi rimontare due set di vantaggio, sprecando anche un match point, un classico match di Isner, in poche parole: la lotta, il tie-break, il filo del rasoio. La sintesi di diciassette anni di carriera.
Domanda: Qual è stata l’emozione predominante in un giorno del genere? È stato come te la immaginavi o te l’aspettavi diverso?
Isner: “Un misto di emozioni, da un lato ovviamente la delusione per la sconfitta, dall’altro la gratitudine, per aver potuto vivere ancora una volta un’atmosfera del genere. È stato bellissimo. Ho lavorato tanto proprio per vivere momenti del genere. E oggi in campo ho dato tutto, anche se il mio corpo ormai non ne aveva più, però io volevo giocare ancora una volta lo US Open, e ce l’ho fatta. In fin dei conti è stato un match divertente, certo il risultato non è stato quello che volevo, ma in generale sono davvero orgoglioso di tutto ciò che ho raggiunto nel corso della mia carriera.”
Domanda: Quali sono le qualità che hai voluto mettere maggiormente in risalto nel corso della carriera, dentro e fuori da campo?
Isner: “In campo penso di essere sempre stato un grande agonista. Certo, non ho vinto tutte le partite che ho giocato. Anzi, ho perso tanti match lottati, a volte mi è venuto il “braccino”, ho sprecato occasioni, sono cose che succedono.
Ma ho sempre dato tutto, ho sempre lottato.
Amo questo sport, e mi piacerebbe essere ricordato come un giocatore che in campo ha sempre dato tutto quello che aveva.
Fuori dal campo invece spero di essermi guadagnato il rispetto dei miei colleghi. Il tennis (piange, ndr) è stato una parte importante della mia vita, e non è facile dirgli addio. Ma sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato, anche se è impossibile prepararsi a certe emozioni. Però la cosa più importante è che ho una vita magnifica, e voglio godermela ancora di più da adesso in poi.”
Domanda: Che cosa ti ha spinto ad andare avanti negli ultimi anni? Forse lo spirito competitivo di cui parlavi in precedenza?
Isner: “Adoravo competere, specialmente nei grandi tornei. Poi però l’ultimo anno è stato davvero tremendo. Fino ad un anno fa le cose andavano ancora bene, però poi proprio in questo torneo mi sono rotto il polso. Da quel momento in poi la situazione è precipitata. Il 2023 è stato un incubo, facevo fatica anche solo ad allenarmi, ero sempre infortunato. E i risultati ne hanno risentito. All’interno di un contesto del genere alla fine quella del ritiro è stata una decisione semplice. Ho 38 anni, la mia è stata una carriera lunghissima, non avevo davvero più niente da chiedere a questo sport, uno sport che mi ha regalato momenti meravigliosi, che non dimenticherò mai.”
Domanda: Se dovessi scegliere alcuni di questi momenti indimenticabili, quali sarebbero i tuoi preferiti?
Isner: “Sono troppi, e faccio fatica a citarne alcuni in particolare. Sono stato sul circuito per diciassette anni, mi fa piacere ricordare tutte le persone che ho conosciuto grazie al tennis, forse questa è la cosa più importante di tutte. Grazie al tennis ad esempio ho conosciuto mia moglie, e adesso abbiamo quattro splendidi figli.”
Domanda: Hai già in mente una lista di cose che farai da domani, adesso che sei libero e ‘in pensione’?
Isner: “ Sicuramente qualche viaggio con la mia famiglia, in generale vorrei solo fare il marito e il padre a tempo pieno, cercando appunto di essere il miglior marito e padre possibile. Ovviamente sarà un grande cambiamento nella mia vita, dovrò abituarmi ed adeguarmi a nuovi ritmi. Ho sempre cercato di prendere le decisioni giuste e di essere una brava persona, probabilmente ho fallito, ma allo stesso tempo penso di aver fatto un buon lavoro, tutto sommato.”
Domanda: “C’è qualcosa che non ti mancherà per niente del tennis?”
Isner: “Gli allenamenti. In particolare la preparazione prima dell’allenamento e il defaticamento post allenamento. Avrò molto più tempo libero. E oltretutto negli ultimi anni questa routine era diventata molto pesante per il mio corpo.”
(Jacopo Gadarco)