Brad Gilbert, attuale coach di Cori Gauff – la loro collaborazione è cominciata in questo swing estivo sul cemento nordamericano – ed ex n. 4 della classifica ATP capace in carriera di vincere 20 tornei su 40 finali disputate nel Tour maggiore, è stato intervistato in quel di Flushing Meadows da Super Tennis.
Tante le tematiche toccate, tra cui un focus sul tennis italiano e sulla figura di Jannik Sinner – qualificatosi agli ottavi piegando in quattro set Wawrinka -, da parte del 62enne californiano che ricordiamo dopo l’ottima carriera da giocatore ha intrapreso un altresì straordinario percorso da coach accompagnando Andre Agassi verso la conquista di 6 dei suoi 8 allori nei Majors e all’ottenimento della cima più ripida: la piazza n. 1 del ranking mondiale. Non sazio degli obiettivi realizzati al fianco del Kid di Las Vegas, il quartofinalista allo US Open del 1987 ha poi seguito anche un altro connazionale; stiamo parlando di Andy Roddick, portando anche il 41enne del Nebraska al raggiungimento dei traguardi più prestigiosi della propria carriera: l’Open degli Stati Uniti del 2003 nonché ultimo sigillo nel singolare maschile di una prova Slam da parte di un tennista statunitense e il primo posto delle classifiche mondiali.
Di seguito, l’intervista integrale rilasciata ai microfoni dell’emittente televisiva federale.
Sinner, la punta di diamante al vertice di un movimento costruitosi attraverso l’organizzazione di Challenger e Futures in Italia
“Oggi l’Italia è più vicina che mai a vincere uno Slam. Guardate Jannik Sinner, oggi c’è Cahill con lui. Per me lui è di un altro livello anche rispetto a Berrettini, che ha giocato una finale e più di una semifinale. Se Jannik gioca il suo miglior tennis non so chi possa batterlo, ma deve ancora compiere un ultimo passo“.
“Se oggi l’Italia al vertice può vantare una punta come Sinner e un giovane che sta bruciando le tappe come Matteo Arnaldi, entrato in Top 100 a maggio e già a un passo dalla Top 50, è merito del lavoro fatto alla base. Quello che più vi ha aiutato, secondo me, è l’aver organizzato molti Futures e Challenger. In Italia vincere partite nei Challenger dà fiducia, aiuta più di ogni cosa. E’ iniziato tutto da lì“.
Il nuovo obiettivo di Gilbert: sgrezzare il il talento di Gauff affinandone la tecnica, finora due tornei assieme e altrettanti titoli conquistati a Washington e Cincinnati
“Ogni giocatore è diverso, a Coco piace ricevere informazioni ma meno di Andre Agassi che invece restava a parlare della partita per tre ore. Lei vuole diventare una giocatrice migliore. Abbiamo iniziato con lei a fare piccoli cambiamenti tecnici, è una strategia: piccole cose che possono aiutare“.
“Mi ha scritto il suo agente, che è lo stesso di Ben Shelton. Mi chiedeva se avessi voglia di incontrare Coco e i suoi genitori quella domenica. ‘Certo’, ho risposto. Abbiamo parlato per un’ora, ho detto loro quello che pensavo e che forse avrei potuto aiutarla. Ho anche aggiunto che ero libero per l’estate a parte l’impegno con lo US Open. Così cinque giorni prima di Washington ho ricevuto un altro sms dal suo agente che mi chiedeva se volessi fare una prova di due giorni. Ho accettato e abbiamo lavorato un po’ in vista del torneo. Per me non cambia se lavori con una giocatrice, un giocatore, un bambino: sei un coach e il tuo obiettivo è quello di migliorare il tuo giocatore“.
I primi contatti con Cori e il suo agente a Wimbledon, il segreto per la buona riuscita della collaborazione: evitare di mettere eccessiva pressione
“E’ non mettere pressione. Ogni volta che un coach dice al suo giocatore dobbiamo arrivare a questo titolo entro tot anni, metti pressione anche su te stesso. E più ne metti, più finisci per impazzire. Prendiamo questo torneo, nel singolare femminile ci sono almeno una decina di giocatrici che possono vincere. Coco ha 19 anni, ha visto Raducanu vincere uno Slam, Leylah Fernandez arrivare in finale. La cosa migliore da fare è continuare a spingere per progredire senza mettersi addosso scadenze“.
Il tennis femminile gode attualmente di una profondità che non è mai esistita prima
“Iga ha vinto quattro Slam ed è la numero 1 del mondo, è ottimo. Ma oggi quel che si nota di più nel tennis femminile è la maggiore profondità. Ai tempi di Serena Williams, di Steffi Graf, e ancora prima di Chris Evert e Martina Navratilova, la distanza fra le prime due e le altre era netta. Oggi tutte le prime 30 sono molto vicine. Magari Swiatek potrà pensarla diversamente, in futuro potrebbe diventare lei la dominatrice del circuito, o magari lo sarà Coco“.
Gilbert ne è sicuro, avanti a tutti ci sono Djokovic, Alcaraz e Sinner: la pole position è loro e loro soltanto. Il tennis USA ancora lontano dal rivivere un trionfo Slam nel singolare maschile
“Guardiamo ai numeri, abbiamo quattro statunitensi agli ottavi, potremmo [ipotesi successivamente verificatasi] avere un quarto con due dei nostri, Tiafoe contro Paul o Shelton [sarà Tiafoe-Shleton, ndr], ma se mi chiedi se uno di loro possa battere Djokovic, Alcaraz o Sinner ti rispondo che è difficile. Se mi chiedi se uno di questi possa vincere il titolo ti dico che è dura. Lo vorrei tanto. Ci stiamo avvicinando ma al momento nessuno gioca meglio di Djokovic, Alcaraz e Sinner. Questi tre sono i giocatori da battere, poi ci metto Medvedev e poi gli statunitensi“.