Il seguito del video è presente sulla sezione dedicata allo US Open 2023 del sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.
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La novità forse più interessante di questo US Open per noi italiani era a livello televisivo al di là delle speranze (poi risultate vane) di vedere Jannik Sinner e gli altri azzurri arrivare fino in fondo.
Un torneo del Grande Slam tornava ad essere trasmesso interamente in chiaro per la prima volta dopo 25 anni; il 1998 fu infatti l’ultimo anno in cui la RAI ebbe i diritti in esclusiva del Roland Garros. Per quanto riguarda lo US Open nello specifico la trasmissione in chiaro non avveniva dal 1991 ultimo anno in cui Tele+ 2 lo trasmise “in chiaro” prima del passaggio a pay-tv avvenuto in tempo per Wimbledon 1992.
Al termine della prima settimana possiamo già fare un bilancio su quello che ha funzionato bene e cosa no di questa prima esperienza della TV della FITP nel mondo dei Majors, ricordando che il contratto con la USTA sarà valido per altre 4 edizioni, fino a quella del 2027.
IL NUOVO VINTAGE – La parte che ha funzionato meglio è stata senza dubbio quella relativa alla trasmissione via digitale terrestre tramite la cara vecchia antenna televisiva.
Non solo la consueta trasmissione sul canale N.64 dei match più importanti, ma collegando il cavo d’antenna direttamente a un televisore di nuova generazione – Smart TV- compatibile, è stato possibile accedere attraverso il tasto verde del telecomando a 3 canali aggiuntivi in streaming esclusivi per seguire altri match/campi (grazie alla tecnologia HbbTV)
Il lavoro del partner tecnico Persidera, gestore del multiplex sul quale Supertennis trasmette, è stato eccellente al punto da creare un paradosso tecnico. I tre canali aggiuntivi in streaming sono stati trasmessi con una qualità d’immagine nettamente superiore al canale principale trasmesso via antenna sul Digitale Terrestre e anche alla versione satellitare trasmessa sul canale 212 della piattaforma SKY.
Abbiamo riassunto qui i parametri tecnici di trasmissione di Supertennis nelle varie versioni:
Parametri tecnici:
Supertennis DTT (Multiplex Persidera2 – UHF 48 – Canale 64)
Compressione: 2 mbps – Risoluzione 1440x1080i (50 semiquadri/secondo)
Supertennis SAT (SKY – Canale 212)
Compressione: 3.5 mbps – Risoluzione: 1920x1080i (50 semiquadri/secondo)
HbbTV (3 canali streaming esclusivi aggiuntivi)
Compressione: 5 mbps – Risoluzione: 1280x720p (50 fotogrammi/secondo)
Streaming canale principale sul sito Supertennis.tv + SuperTenniX a pagamento
Compressione: 3.4 mbps – Risoluzione: 1920x1080p : (25 fotogrammi/secondo)
Come potete vedere i canali aggiuntivi sono trasmessi a una risoluzione di 720p ma con un bitrate superiore del 150% rispetto al canale principale N.64. In più fondamentali i 50 frame/secondo per la fluidità dell’immagine completamente assente in streaming sia per il canale principale che per tutti i canali aggiuntivi della piattaforma (a pagamento) SuperTenniX. Venticinque fotogrammi al secondo non sono sufficienti per un evento sportivo, ancora di più per il tennis dove la pallina viaggia a velocità sostenuta da una parte all’altra del campo.
Su DTT e SAT l’uso di un segnale interlacciato permette di risparmiare banda con un sistema da 25 quadri: è poi l’hardware del televisore stesso a “ricomporre” correttamente il segnale per restituire i canonici 50 fotogrammi al secondo in uscita.
Ma perché sul DTT il bitrate (ovvero la qualità di compressione) e la risoluzione sono così bassi?
L’EQUIVOCO TUTTO ITALIANO – Per rispondere a questa domanda, bisogna però partire da un punto fermo: in questo caso la colpa è solo in minima parte di SuperTennis e di Persidera, suo partner tecnico.
Sappiamo bene che ormai da un paio d’anni il Governo italiano ha stanziato dei fondi per favorire la sostituzione degli apparecchi televisivi in vista del passaggio al nuovo sistema DVB-T2 con codifica video HEVC.
Questo passaggio si è reso necessario nel momento in cui lo Stato ha venduto una significativa parte di spettro radio agli operatori telefonici per il famoso 5G, ovvero la connettività internet mobile di nuova generazione. Di conseguenza tutta la banda “dei 700 Mhz”, più specificamente i canali UHF dal 49 al 60, sono stati sottratti alla televisione e ceduti appunto alla telefonia.
Il duplice passaggio al DVB-T2 e alla nuova codifica video HEVC serve appunto a recuperare risorse per gli operatori nazionali e locali permettendo non solo di mantenere la qualità esistente ma soprattutto di migliorarla con una migliore risoluzione e/o compressione video.
Tutto bellissimo se non fosse che finiremo l’anno 2023 e nessuna di queste due tecnologie sarà ancora stata implementata. Questo perché gli operatori nazionali più importanti, in primis RAI e Mediaset, non hanno nessuna intenzione di effettuare il passaggio se non obbligati dal Governo stesso per Decreto.
Il motivo è facile da comprendere: qualsiasi passaggio tecnologico di portata tanto grande comporta il rischio di perdere ascolti, ovvero di perdere quei telespettatori che non si sono adeguati ai nuovi standard tramite l’acquisto di nuovi televisori o decoder, e che dunque rimarrebbero “al buio”. Poiché la televisione gratuita si basa praticamente solo sui dati d’ascolto diventa facile capire la ritrosia dei grandi editori italiani a fare il grande passo.
Per poter dunque avere una televisione digitale terrestre con una qualità tecnica degna dei nostri tempi servirà dunque un Decreto e una data certa imposta dal Ministero delle imprese e del made in Italy per far sì che gli sforzi economici compiuti dal Governo stesso e soprattutto dai cittadini non vadano ancora sprecati a lungo.
Siamo fiduciosi che per l’edizione 2024 dello US Open questa transizione tecnica sarà stata ultimata, se così non sarà, sarebbe davvero molto deludente.
MIGLIORAMENTI AUSPICABILI – Se la questione della risicata banda di trasmissione terrestre dipende poco da SuperTennis e dalla FITP, ci sono altri aspetti dove invece si può migliorare eccome. In primis nell’emissione tecnica cioè la qualità dei feed ricevuti dagli Stati Uniti che non solo a volte sono stati “ballerini” come ricezione, ma anche con una qualità a livello cromatico non all’altezza di un torneo del Grande Slam, che di per sé dovrebbe garantire l’eccellenza a livello tecnico.
Il secondo aspetto dove ci sono grandi margini di miglioramento è legato al servizio a pagamento (SuperTenniX) in streaming. Incomprensibile la scelta di una trasmissione a 25 fps che rende di fatto poco utilizzabile il servizio su televisori di grandi dimensioni data la “scattosità” dell’immagine. Inoltre la gestione dell’on-demand e dei vari feed in contemporanea ha fatto certamente rimpiangere il servizio a cui ci aveva abituato Eurosport Player, con una grafica confusionaria e non sempre coerente con quanto trasmesso. Abbiamo trovato alcune “registrazioni” incomplete nelle prime giornate.
Si sapeva però che il clou dell’offerta di SuperTennis sarebbe stata la parte gratuita via digitale terrestre e quella va comunque promossa nel complesso grazie all’utilizzo efficace di tecnologie legate alla Rete che ovviamente non erano neanche pensabili 25 anni fa, l’ultima volta che uno Slam è andato in esclusiva in chiaro nel nostro Paese.
Ci sarà comunque modo di fare di più e meglio nei prossimi anni, o almeno così ci auguriamo.