Alcuni punti ancora poco chiari
Dopo l’udienza dello scorso 27 aprile, a cui oltre a Sargsyan erano presenti 27 tra tennisti e scommettitori appartenenti al suo network, Grigor rilasciò queste dichiarazioni a un giornalista del Washington Post: “Se il pubblico ministero sapesse quello che so io, ci sarebbero molte più persone sotto processo”. Le autorità belghe si sono concentrate sulla parte della rete sviluppatasi in Belgio per l’appunto, ma è evidente che si tratti solo del nucleo originario, cresciuto poi a dismisura. Molti giocatori, tra cui quelli nominati, sono stati squalificati a vita (per nessuno, invece, ci sono state conseguenze penali, almeno per il momento) ma molti altri probabilmente sono riusciti a farla franca. Inoltre, non è ancora chiaro se al di sopra di Sargsyan ci fosse qualcun altro: secondo gli inquirenti belgi sì. Alcuni pagamenti ai giocatori provenivano infatti da un tale Andranik Martirosyan che, soprattutto, riceveva da Grigor una parte consistente dei suoi profitti (circa 9 milioni di dollari in due anni).
Quello che le autorità belghe non si spiegano è come i due potessero tenersi in costante contatto dal momento che Martirosyan è stato in carcere a Yerevan (la capitale armena) dal 2015 al 2020 e se vi fosse o meno un’associazione criminale transnazionale con sede in Armenia. Gli inquirenti hanno comunque assicurato al Post che ci saranno sviluppi.
Restano negli archivi di questa vicenda, infine, le parole del francese Mick Lescure secondo cui il fenomeno del match-fixing avrebbe riguardato anche giocatori classificati tra i primi 50 al mondo all’epoca degli ipotetici fatti.
Il ruolo del governo del tennis
In conclusione, è doveroso fare riferimento alle possibilità in mano agli organi di governo del tennis professionistico per arginare la piaga del match-fixing. Innanzitutto, c’è da riportare un fatto: nel 2016 la ITF ha firmato un accordo di cinque anni (poi esteso per altre tre stagioni) e da 70 milioni di dollari con la Sportradar, società svizzera che raccoglie e analizza dati che fornisce, tra gli altri, ai bookmaker. Proprio dal 2016 al 2022, le scommesse sul tennis hanno avuto un’impennata non riscontrabile negli altri sport: +30% per un business ormai da oltre 50 miliardi di dollari. Questi sono i fatti, mentre la spiegazione più plausibile – riportata anche da una commissione indipendente creata per volontà delle federazioni internazionali – è che l’accordo con Sportradar, fornendo accesso ad aggiornamenti in tempo reale su partite non trasmesse in televisione, abbia permesso a persone come Grigor Sargsyan di scommettere anche sui match collocati nell’ombra più scura del panorama tennistico. D’altro canto, questi accordi ufficiali hanno il vantaggio di limitare l’emergere di mercati neri delle scommesse, più difficili da monitorare. Resta però incontrovertibile il seguente dato riportato dal Post: il tennis professionistico riceve circa 100 alert di possibili casi di match-fixing all’anno da parte delle autorità di regolamentazione delle scommesse, più di quelli che riguardano qualsiasi altro sport.
Come spiegato, uno dei motivi che più portano i giocatori a cadere nella rete dei match-fixer sta nella loro precarietà finanziaria. Anche per questo, l’ATP ha creato il programma “Baseline” che dall’anno prossimo introdurrà il salario minimo per i primi 250 giocatori al mondo (qui i dettagli). Ai tennisti compresi tra la posizione n. 176 e la n. 250 spetteranno almeno 75 mila dollari. Kyrgios ha commentato dicendo che è “ancora troppo poco”, ma forse non è la cifra assicurata il vero problema. Gran parte dei giocatori reclutati da Sargsyan, infatti, si trovava ben al di sotto della 250esima posizione in classifica: sono questi i tennisti più facilmente corruttibili e rimarranno tali visto che Baseline non li considera affatto. Insomma, il rischio è che il gap tra chi può vivere di tennis e chi invece non riesce a sostenere le spese per continuare a giocare a livello professionistico si allarghi. Per gli ultimi le alternative resteranno sostanzialmente le stesse: smettere o aspettare la chiamata giusta da qualche nuovo Maestro.