Ci è andato vicinissimo, ma per la seconda volta in altrettante occasioni in cui si è spinto sino alla finale di specialità – maschile, poiché nel doppio misto si è invece tolto la soddisfazione di trionfare al Roland Garros 2017 in coppia con la canadese Dabrowski – di una prova del Grande Slam Rohan Bopanna non è riuscito ad alzare al cielo il suo primo titolo Major.
Peraltro nuovamente Flushing Meadows è stato teatro di quello stato d’animo di totale amarezza sopraggiunto ad un passo dal successo, soltanto sfiorato: per il 43enne di Bangalore, infatti, la primissima volta nella quale aveva potuto competere per il trionfo finale di uno Slam di doppio si era consumata la bellezza di 13 anni fa sempre a New York: all’epoca il classe ’80 indiano aveva – si fa per dire – solamente 30 anni, insomma un vero e proprio giovanotto agonisticamente disquisendo se comparati con le attuali candeline spente, tuttavia il risultato fu il medesimo raccolto nel 2023 con il KO nell’atto conclusivo. In quel caso però il veterano della categoria ed uno dei suoi innumerevoli storici compagni di doppio, il pakistano Aisam-ul-Haq Qureshi con il quale ha vinto 5 dei suoi primi 10 tornei in carriera – nel palmares ne vanta un totale di 24 – tra cui il più importante è il Masters 1000 di Parigi Bercy del novembre 2011 ottenuto a discapito in finale del duo francese Benneteau/Mahut, disputarono un eccezionale incontro arrendendosi solo al termine di un doppio tie-break ad un’accoppiata che in quegli anni era letteralmente imbattibile: i leggendari e super affiatati gemelli Bryan.
Stavolta a sbarrare la strada a Rohan e al suo attuale compagno Matthew Ebden sono stati Rajeev Ram e Joe Salisbury, nonostante i numeri 6 del seeding all’ultimo US Open avessero fatto loro il primo set per 6-2 prima di subire inopinatamente la rimonta avversaria.
Ma pur non riuscendo a laurearsi finalmente – considerato il livello assoluto del doppista in questione e la sua incredibile continuità dato che è all’attivo tra i professionisti dal 1999: parliamo di 24 anni fa, un’era geologica orsono in pratica – campione Slam nel doppio maschile, Bop rimane un’autentica icona del suo Paese. Un vero e proprio simbolo di longevità sportiva in grado da decenni di attrarre su di sé tutto l’amore e la passione per il tennis – ed in generale per ogni tipo di disciplina sportiva – da parte dei propri connazionali, oltre che spinta inesorabile nel trasmettere gioia ad un popolo che sfiora il miliardo e mezzo di abitanti e di cui la stragrande maggioranza vive in condizioni di assoluta precarietà con un tasso di povertà che è inevitabilmente tra i più alti del globo.
E proprio nell’ottica di restituire – quantomeno in parte – la grande visibilità che con orgoglio il due volta finalista alle Finals (2012 e 2015) ha portato in giro per il circuito, che la Federazione tennistica Indiana – denominata All Indian Tennis Association – in seguito all’inverosimile record storico agguantato da Bopanna con l’accesso all’atto finale della Grande Mela ossia l’essere divenuto il più anziano tennista ad aver disputato una finale Major nell’Era Open; ha deciso di rendergli omaggio consegnandogli un riconoscimento per lo splendido primato ottenuto.
Il tutto si è calato perfettamente nell’ambito della preparazione dell’imminente weekend di Coppa Davis, dove la squadra indiana ospiterà a Lucknow il Marocco per una sfida valevole per il Gruppo II. Questa occasione, inoltre, segnerà anche The Last Dance di Rohan con la maglia dell’India nella manifestazione a squadre più antica del Pianeta.