Giornata di quarti di finale e di riscatti al Cymbiotika San Diego Open. Si rivedono Kenin, Collins e Krejcikova. Ma la sorpresa è la ventiduenne Navarro, che batte Sakkari al tie break decisivo.
Nella notte italiana le due semifinali in diretta su Supertennis.
[WC] S. Kenin b. A. Potapova 6-2 6-3
Sofia Kenin vince, convince e ritrova una semifinale a livello WTA a distanza di otto mesi dall’ultima volta (Hobart, sconfitta in tre set con Elisabetta Cocciaretto).
Decisiva la disastrosa prova al servizio di Anastasia Potapova (ventidue anni, numero 27 del mondo), solamente il 46% di prime palle in campo e ben quindici doppi falli totali. Il primo set è stato rapido e senza storia, con Kenin che ha controllato il break conquistato nel game di apertura, per poi piazzarne un altro nel quinto game.
Nel secondo set Potapova reagisce e si porta in vantaggio per 3-1, finalmente sembra cominciare la partita, ma è un fuoco di paglia, e in pochi minuti Kenin chiude con un parziale di cinque game a zero.
La campionessa dell’Australian Open 2020 in semifinale sfiderà la qualificata Navarro.
D. Collins b. [2] C. Garcia 6-2 6-3
Prova a dare una svolta alla sua stagione anche Danielle Collins, che passeggia nel suo match di quarti di finale con Caroline Garcia. Un’ora e sette minuti di dominio, solamente undici punti persi al servizio in otto turni di battuta, nessuna palla break concessa. Caroline Garcia proprio non riesce a ritrovarsi, una vera e proprio estate da incubo quella della numero dieci del mondo, culminata con la netta sconfitta all’esordio dello US Open con la cinese Yafan Wang, numero 114 al mondo. La vittoria con Stephens in ottavi di finale evidentemente era stata solo una piccola illusione. Terza vittoria in tre scontri diretti per Collins (l’ultimo dei quali proprio a San Diego nel 2022). Per la numero 43 del ranking semifinale con Krejcikova.
[4 WC] B. Krejcikova b. [7] B. Haddad Maia 6-4 6-3
I tornei nelle settimane immediatamente successive ad uno Slam rappresentano una specie di pronto soccorso per tenniste in difficoltà, atlete smarrite alla ricerca di punti e fiducia. E’ sicuramente il caso di Barbora Krejcikova. Per la numero 13 del mondo un’estate americana da incubo, tre partite, tre sconfitte (compresa quella con Bronzetti a New York).
Però poi c’è la California. Un bye al primo turno, una buona vittoria con Kalinina e infine la lotta con Haddad Maia. 6-4 6-3, ma quasi due ore di match. Nel primo set la Krejcikova vede i fantasmi, e si fa rimontare dal 5-1 al 5-4, per poi tenere il servizio a trenta (da 15-30).
Nel secondo set una vicenda più lineare, doppio break in apertura e controllo. Haddad Maia chiude lo swing statunitense con quattro vittorie e quattro sconfitte.
[Q] E. Navarro b. [3] M. Sakkari 6-4 0-6 7-6 (4)
Emma Navarro non ha intenzione di fermarsi. La ventiduenne di New York aveva chiuso il 2022 al numero 148 della classifica WTA, ma da quel momento non ha più smesso di macinare punti. Nel 2023 è arrivata a quota quarantacinque vittorie, ritoccando in continuazione il proprio best ranking, fino ad arrivare al numero 53.
Qui a San Diego è partita dalle qualificazioni, altre cinque vittorie e prima semifinale in un WTA500.
Nei quarti di finale ha sconfitto Maria Sakkari dopo oltre due ore di match. Il primo set è stato contrassegnato dai break, ben cinque nei primi nove game. Sul 5-4 Navarro ha interrotto la tendenza, tenendo il servizio a 15.
Il secondo parziale è stato letteralmente dominato dalla greca, che ha concesso solamente. nove punti in totale.
A quel punto sembrava tutto apparecchiato per la rimonta definitiva della numero nove del mondo, che però non è riuscita a scappare all’inizio del terzo set.
Un solo break per parte (quinto e sesto game) e in generale poche occasioni, e allora il tie break decisivo, nel quale Navarro si è portata avanti sul 5-1, per poi tremare (5-4), ma infine riuscendo a portare a casa la vittoria più importante della carriera grazie a due punti consecutivi. Per Sakkari un’altra delusione.
La finale raggiunta a Washington (persa con Gauff) sembrava la premessa di una trasferta americana di ben altro livello.
Jacopo Gadarco