La testa di serie numero 4 Barbora Krejcikova ha prevalso al termine di un’estenuante lotta fra titolate Slam, superando nella finale del Cymbiotika San Diego Open la statunitense – ma russa di nascita – Sofia Kenin per 6-4 2-6 6-4 in quasi due ore e 40 minuti di partita.
La tennista ceca, campionessa al Roland Garros del 2021, ha avuto bisogno di tre set per riuscire a porre fine alla resistenza della vincitrice dell’Australian Open 2020 e conquistare il suo settimo alloro nel circuito maggiore. La 27enne di Brno aveva vinto anche l’unico scontro precedente tra le due giocatrici, andato in scena al secondo turno degli Internazionali d’Italia 2021 dove l’attuale n. 13 WTA fece sua la sfida con lo score di 6-1 6-4 in un’ora e un quarto di gioco.
“È stata una grande battaglia. Sapevo che sarebbe stato un match molto difficile, che Sofia avrebbe cercato di arrivare su ogni singola palla e che non avrebbe mollato sino alla fine” a commentato a caldo la nuova campionessa del torneo che eredita lo scettro da Iga Swiatek.
La n. 3 della Repubblica Ceca aveva approcciato all’evento californiano reduce da un periodo di forma e risultati certamente non positivo con parecchi deficit palesati: è infatti giunta al WTA 500 statunitense dopo una serie negativa di quattro sconfitte consecutive, un mini percorso carente di soddisfazioni che includeva anche il ritiro dai trentaduesimi di Wimbledon e il KO al primo turno dello US Open per mano dell’azzurra Lucia Bronzetti. Tuttavia durante questa settimana, l’ex n. 2 WTA è riuscita a ritrovare lo smalto migliore.
“Sono venuta qui con un filotto di partite non molto buone dopo l’infortunio patito a Londra, in realtà non ho vinto neppure un match. Quindi non appena sono arrivata qui a San Diego, speravo di poter ottenere la prima vittoria sapendo che da lì in poi tutto sarebbe stato più semplice. Ed ora è davvero speciale essere seduti qui, davanti a tutti voi [i giornalisti, ndr ] dopo aver vinto il titolo“, ha difatti dichiarato Barbora in conferenza stampa proprio rievocando il periodo zeppo di sconfitte che ha preceduto questa sua settimana trionfale.
Il sigillo ottenuto sui campi del Barnes Tennis Center, situato in California, è il secondo titolo stagionale per la ceca dopo la vittoria al WTA 1000 di Dubai dello scorso febbraio. Un successo, quello negli Emirati Arabi, centrato battendo in sequenza tre rivali di primissimo ordine negli ultimi tre incontri dell’evento: una dopo l’altra, l’attuale n. 1 del ranking femminile Aryna Sabalenka, Jessica Pegula ed infine nell’ultimo atto l’allora numero uno al mondo Swiatek.
Nella finale odierna, tuttavia, Krejcikova ha dovuto penare e non poco per abbattere un’indomita versione della 24enne a stelle e strisce: si è spinta necessariamente al limite per spegnere definitivamente i sogni di gloria di Kenin, alla sua prima finale da più di tre anni a questa parte: l’ultima volta al Roland Garros del 2020.
IL MATCH
Nel primo set, Barbora ha recuperato in ben due circostanze un break di svantaggio prima di potersi accaparrare il parziale per 6-4 in 44 minuti di gioco con un efficacie diritto che ha forzato l’errore avversario. Sofia, dopo le ingenti problematiche fisiche decaduta alla posizione n. 93 WTA ma con un passato da Top Five al n. 4 nel marzo del 2020, però non si è demoralizzata in alcun modo: anzi, pronti via e ad inizio seconda frazione ha rotto subito gli indugi breakkando nel game inaugurale del set salvo poi dover affrontare la bellezza di quattro palla break – nel sesto gioco – nel tentativo di conservare intatto lo strappo e di conseguenza il vantaggio che n’è scaturito.
Ciononostante la nativa di Mosca si è rivelata abilissima nel frantumare tutte e quattro le occasioni di contro-break offerte involandosi così sul 4-2, prima di apporre il punto esclamativo alla frazione con un ace che le è valso il 6-2 in 51 minuti con tanto di doppio break di vantaggio: lo stesso numero di vincenti messi a segno e ben 6 errori non forzati in meno rispetto alla ceca. Tutto dunque rimandato al terzo e decisivo set.
Nella frazione finale, poi, i servizi si sono fatti quasi totalmente inaccessibili per le risposte senza che si palesassero break point fino al 4-4 quando la futura campionessa si è ritrovata con le spalle al muro ad un passo dal dirupo: ha dovuto infatti fronteggiare, e lo ha fatto brillantemente, anche lei – come successo a Kenin sul 3-2 del secondo – quattro diverse palle break nello stesso turno di battuta. Sventato questo ripetuto pericolo, impedendo alla più giovane avversaria di poter servire per immagazzinare il titolo, e portatasi avanti sul 5-4 nel successivo game la n. 4 del seeding ha trovato i suoi primi break point del parziale. Così, alla fine della fiera, il rovescio dell’americana terminato largo sul secondo match point ha fatto gioire la ceca.
Krejcikova raddoppia
Poco dopo la conclusione del singolare, Barbora è ritornata in campo per la finale di doppio e assieme alla storica partner nonché connazionale Katerina Siniakova – le due in coppia si sono laureate per sette volte vincitrici Slam, l’unico Major in cui non hanno bissato il primo trionfo è l’Open degli Stati Uniti, a cui uniscono il riconoscimento di “Maestre” alle WTA Finals 2021 e l’oro olimpico in coppa a Tokyo 2020 – ha sconfitto il duo di casa (in gara grazie ad una wild card) formato da Danielle Collins e CoCo Vandeweghe con il punteggio di 6-1 6-4 in 66 minuti di match.
E’ il sedicesimo torneo vinto dalla coppia ceca, curiosamente il primo dal marzo scorso dove sempre nel territorio californiano ad Indian Wells avevano alzato il terzo trofeo 1000 della loro collaborazione, che a proposito affonda le radici fino ai tempi juniores in cui già avevano mostrato la brillante intesa: vincendo tre Slam su quattro con la sola Australia a mancare per completare il Career Grande Slam junior.