L’Italia passa il girone di Bologna e approda ai quarti di finale della Coppa Davis, al termine di una settimana molto intensa e rocambolesca. Gli azzurri sono partiti come peggio non si poteva contro il Canada, hanno rischiato (più volte) l’eliminazione contro il Cile e alla fine hanno sistemato le cose chiudendo il discorso con la Svezia. Angelo Binaghi, il presidente federale, ha tracciato un suo bilancio su quanto avvenuto, toccando tra gli altri argomenti anche quello, molto caldo, relativo a Jannik Sinner. Di seguito le sue parole in conferenza stampa all’Unipol Arena.
SULLA RIMONTA
“Utilizzando il linguaggio calcistico possiamo dire che abbiamo fatto una remuntada. Eravamo ad un passo dal subire una sconfitta bruciante, inattesa e in casa, ma abbiamo messo a segno questa grande impresa. Soltanto la Finlandia a Reggio Calabria nei primi anni di questo secolo, quando venimmo sconfitti quando giocavano Sanguinetti e Galimberti, ci regalò una grandissima delusione, ma da lì partì la ricostruzione del nostro tennis. Questa volta, invece, l’abbiamo scampata. Se avessimo subito una disfatta in questi giorni sarei comunque stato dalla parte dei ragazzi, perché questa generazione è esemplare, ha ottime prospettive, è giovane e tutto il mondo ce la invidia.
L’eliminazione ai gironi sarebbe stato solamente un incidente di percorso in un lungo cammino di crescita del tennis italiano. Oggi, invece, abbiamo vinto e al di là della grande soddisfazione e della dimostrazione d’orgoglio dei nostri ragazzi, non è cambiato nulla se non il fatto che a fine anno avremo l’occasione di batterci nelle finali di Coppa Davis per cercare di raggiungere quei risultati che i nostri giocatori in questi anni hanno cominciato a farci assaporare”.
SU JANNIK SINNER
“Aspettavo, poi, il momento buono al termine degli incontri per parlare di Sinner, a cui ancora una volta faccio i complimenti perché in questi giorni è riuscito a non farsi trascinare dalle polemiche e a far sì che la squadra potesse, seppure tra mille difficoltà, esprimere il meglio a propria disposizione. Sono atteggiamenti di grande maturità che confermano quello che ho sempre pensato di lui. Io ero presente a New York quando ha giocato una partita con i crampi per tre set e mezzo: era una situazione molto difficile, faceva molto caldo e c’era parecchia umidità. Alla fine anche Zverev era a pezzi. Ho seguito anche le sue successive dichiarazioni alla nostra televisione in cui aveva detto di essere pronto per andare a Bologna e rimediare, ma siamo stati informati immediatamente dopo dal suo staff che aveva prima impostato con lui una riflessione molto ragionevole. Gli hanno detto: ‘Houston, abbiamo un problema: se vuoi vincere gli Slam – e questo è un obiettivo per il tennis italiano – bisogna guardare prima l’aspetto fisico’.
A Miami, dopo aver battuto Alcaraz in semifinale, c’è stato Medvedev in finale e non ci reggevamo in piedi; a Toronto abbiamo vinto il torneo e due giorni dopo a Cincinnati con Lajovic avevamo difficoltà fisiche; a New York dopo tre incontri che non sono stati proprio devastanti, perché con Wawrinka ha vinto in quattro set, mentre con Hanfmann e Sonego gli incontri sono stati abbastanza agevoli, abbiamo avuto seri problemi fisici. Quindi, se l’obiettivo continua ad essere, e deve continuare ad essere, quello di vincere gli Slam – il giorno in cui questo mostro che si chiama Djokovic che tra tre, quattro anni avrà circa quarant’anni e giocherà un po’ meno – bisognerà farsi trovare pronti ed essere tra i primi giocatori al mondo. Trovarsi tra quelli che magari un anno ti vincono uno Slam, un altro ti vincono Roma e sanno che ogni occasione è buona – come è successo con Federer, Nadal e Djokovic per quindici anni – per vincere grandi titoli.
Dunque, in questi casi bisogna fermarsi. Si deve fare un programma fisico pluriennale come stanno facendo e che sta dando ottimi risultati, ma è necessario intensificarlo. A fine anno ci saranno tre, quattro settimane a dicembre in cui Jannik dovrà concentrarsi nell’allenare la preparazione fisica che potrà dargli le armi necessarie per permettergli di vincere un torneo dello Slam. Di conseguenza, ho condiviso dal primo momento, seppure con grande sofferenza, l’obiettivo che Sinner e il suo team si sono dati. Questo succede oggi, a ventidue anni, dov’è numero quattro nella race, rappresentando un’occasione che nel tennis italiano non c’è mai stata, perché Panatta non è arrivato a numero quattro alla sua età e credo neanche Pietrangeli. C’è in atto nel tennis mondiale un cambio generazionale importante: credo si possano e si debbano sacrificare obiettivi nel breve termine per cercare di vincere la battaglia nel medio-lungo termine. Se si vince questa scommessa si cambia la storia del tennis italiano. Anche per Sinner, in ogni caso, arriverà il momento di dare priorità alla Nazionale e al suo paese”.
SU MATTEO BERRETTINI
Prima di dimenticarmene, voglio fare anche i complimenti a Berrettini: il suo è stato un comportamento da leader. I leader fanno così: vengono e trascinano. Si sta allenando per tornare al top, è arrivato nel momento di necessità. Non sembrava dovessimo avere tante necessità ad inizio settimana, ma i leader arrivano nel momento del bisogno, ovvero venerdì. Chapeau“.
DI SEGUITO LE RISPOSTE DI BINAGHI ALLE DOMANDE DEI CRONISTI