D: Domenica prossima ci saranno le elezioni ITF, per chi voterà la FITP?
Binaghi: “Alle elezioni per la presidenza dell’ITF voteremo contro l’attuale presidente (David Haggerty, ndr): supporteremo il candidato tedesco (Dietloff von Arnim, ndr), che è una novità. Ci sono dei grandi problemi, a questa ITF va data una scossa. Qui non c’è più uno sponsor, addirittura ci hanno liberato la categoria delle macchine perché non riuscivano a trovare uno sponsor per le auto. Non è tanto un problema della manifestazione, quanto piuttosto di una classe dirigente inadeguata. Probabilmente dovrà succedere quanto accaduto alla FITP trent’anni fa, ovvero arrivare ad un punto ancora più basso di quello attuale affinché ci sia un movimento che ricostruisca tutto da zero.
Non è che la Coppa Davis non avesse bisogno di una riforma, perché nell’altro formato portare giocare i giocatori diventava un problema ciclopico. È un problema più complesso, è evidente che anche questa Davis qualche problemino lo abbia. Ci vuole una soluzione differente, non è possibile avere un organismo istituzionale così frammentato. Le riforme che ha fatto l’ATP con Gaudenzi è quel che serve all’ITF”.
D: È confermato che la Davis rimane a Bologna anche l’anno prossimo?
Binaghi: “E dove la volete portare? Abbiamo un accordo fino al 2026 e siamo contenti. A parte venerdì, che qui a Bologna aprivano le scuole, abbiamo sempre riempito il palazzetto anche senza Sinner e Berrettini. L’accordo con Bonaccini (Presidente della Regione Emilia-Romagna, ndr) è sulla parola, ma per me la parola vale più di ogni accordo scritto. Non vedo perché dovremmo spostarci“.
Scanagatta: Vavassori poteva essere sostituito o no?
Binaghi: “Questo non lo so, bisogna chiederlo a Volandri”.
Scanagatta: Senza Russia, Stati Uniti e Spagna l’Italia è tra le prime due favorite insieme alla Serbia?
Binaghi: “Per noi questa è soltanto un’occasione in più per cercare di arrivare al nostro obiettivo e ottenere uno di quei risultati che rimangono negli annali. Il nostro obiettivo, tra 3/4 anni, è quello di giocarci tutti e quattro gli Slam, gli Internazionali d’Italia, le Finals e la Coppa Davis per poterle vincere. Oggi non ci siamo ancora, ma quella è la strada verso cui puntare, rendendo tutto questo compatibile con una storia che non va dimenticata“.
D: Il formato della Davis, se dipendesse da lei, rimarrebbe questo o cambierebbe?
Binaghi: “La mia tesi, che è anche coerente con quanto fatto nella Serie A di tennis, è che se tu veramente vuoi utilizzare la Davis per premiare la nazione che fa meglio nel tennis devi far giocare quattro singolari e un doppio, sulla scia di quanto aveva suggerito Rino Tommasi, facendo giocare quattro singolaristi diversi. Allora sì che vince davvero chi lavora in fondo, perché vengono costrette le nazioni ad andare in profondità nel settore tecnico”.