Ci è andata bene. “Ci” nel senso della squadra azzurra impegnata nella fase a gironi delle Finali di Coppa Davis. In un gruppo con tre squadre materasso… un attimo, forse bisogna spiegare. I campioni in carica canadesi schieravano il n. 158 e il n. 200 ATP. Il Cile, un Jarry in forma ma che sul duro vantava un 6-15 contro i top 50, il n. 102 Cristian Garin, un altro che sul duro non è esattamente una mina vagante, e un doppio senza pretese. La Svezia, che non è più quella di una volta, come ricorda il direttore, Elias Ymer (n. 175), diventato il più forte della famiglia dopo il ritiro di Mikael, e il ventenne Borg, Leo (figlio di Orso) che sta scalando la classifica ma è ancora fuori dai primi 300, con quattro match ATP (uno vinto) di esperienza.
In un gruppo con tre squadre materasso, dicevamo, l’Italia ha rischiato di essere una delle tre. Grazie ad Arnaldi, schierato nella seconda giornata non da Volandri ma dagli appassionati inferociti, che con la sua vittoria ha dato la necessaria fiducia a Lorenzo Sonego nel rubber successivo (in cui peraltro ha annullato quattro match point) e al Canada che ha sconfitto il Cile senza fare calcoli per eliminarci anche perché in Davis ci batte sempre, la nostra squadra si è qualificata per Malaga, dove addirittura potrebbe essere considerata una delle favorite.
Non ci sarà spazio per sbagliare, però, perché al Palacio de Deportes José María Martín Carpena chi perde è fuori come ai (per alcuni) bei tempi. Il sorteggio del tabellone è previsto martedì 19 settembre a mezzogiorno, anche se in realtà si tratta di un sorteggio parziale in quanto le vincitrici di ogni girone sono state già piazzate sulle rispettive righe previste dal regolamento, mentre le seconde classificate saranno estratte due nella parte alta e due nella parte bassa. Come ormai sappiamo, l’Italia potrà quindi affrontare al primo turno (quarti di finale) o i Paesi Bassi o la Gran Bretagna. Ecco come si presenta il prospetto dei quarti prima del sorteggio:
Canada vs Australia o Finlandia
Cechia vs Finlandia o Australia
Italia o Serbia vs Paesi Bassi
Serbia o Italia vs Gran Bretagna
A questo punto, emergono necessariamente due quesiti importanti. Il primo è, chi preferiamo tra le due sineddochi, l’Olanda o la Gran Bretagna?
I Paesi Bassi
Con i successi per 2-1 al terzo set del doppio sulla Finlandia del sorprendente Virtanen (anch’essa qualificata) e sugli Usa con lo stesso punteggio, ottenuto però dopo i singolari, gli olandesi sono usciti vincitori dal gruppo D di Spalato. Nell’ultima giornata hanno ceduto ai padroni di casa a giochi ormai fatti nel doppio, con un super-tiebreak al posto del terzo set, match che non pare essere stato ufficializzato dall’ATP.
In singolare, i titolari sono il n. 24 ATP Tallon Griekspoor e il n. 68 Botic van de Zandschulp, mentre in doppio vantano il quarto del mondo (ex n. 1) Wesley Koolhof e Matwe Middelkoop, che sarà anche un quarantenne ma a inizio anno era nella top 20 di specialità e ora è n. 34. Parliamo di doppio, lo sport del classe 1980 Rohan Bopanna finalista allo US Open (quello di due settimane fa). Insomma, visto che capitan Volandri trova sempre una scusa per non far giocare la nostra coppia più forte (Fognini e Bolelli), vincere i due singolari sembra una buona mossa per avanzare in semifinale se saremo estratti contro i Paesi Bassi.
In top 100 da meno di due anni, Tallon sta avendo un’ottima stagione, con i suoi primi due trofei messi in bacheca (Pune e ‘s-Hertogenbosch) e la finale di Washington. Contro gli italiani ha un apparentemente poco incoraggiante bilancio ATP di 4-1; tuttavia, togliendo le vittorie con avversari che difficilmente affronterà a Malaga (Fognini due vole, Cecchinato e Travaglia), rimane la sconfitta con Jannik Sinner di quest’anno sul duro indoor di Rotterdam. A migliorare ulteriormente il quadro, è stato anche sconfitto da Lorenzo Sonego nelle qualificazioni di Bercy 2022.
Botic ha un bilancio di 3-2 contro gli italiani, ma, stesso discorso fatto per Griekspoor, ha perso due volte contro Matteo Berrettini, anche se sull’erba. In definitiva, due singolari tutt’altro che proibitivi sulla carta (sullo schermo del PC, ormai). Bello il pathos di un doppio decisivo, però possiamo anche farne a meno.
La Gran Bretagna
Uscita da Manchester a punteggio pieno, è stata l’altra nazione delle quattro ospitanti i gironi a sfruttare il fattore C, che nel suo caso si riferisce solamente al campo. Beh, nell’emozionante tie dentro-o-fuori con la Francia, la coppia formata da Evans e Skupski ha rimontato l’1-6 iniziale vincendo due tie-break e annullando pure quattro match point nel terzo (con il servizio a disposizione, ma 4-5 0-40 dopo un doppio fallo contro Mahut/Roger-Vasselin non è proprio qualcosa di ripetibile all’infinito).
I brits hanno prima battuto 2-1 l’Australia grazie ai singolari di Draper ed Evans, perdendo poi il doppio da Ebden/Purcell. Poi è stata la volta della Svizzera, sconfitta al doppio dopo che la vittoria di Murray su Riedi era stata pareggiata da Wawrinka su Norrie. Infine, come detto, la Francia “ai rigori”, dopo la rimonta di Evans su Fils e la sconfitta di Norrie contro Humbert.
Dan Evans, per gli amici Evo, è apparso ben oliato in questi giorni: due vittorie su due in singolare, due su tre in doppio. Il n. 27 ATP è 5-7 contro i nostri rappresentanti. Limitandoci come sopra ai possibili avversari in Spagna, è 0-3 contro Musetti (due sulla terra, quest’anno sul duro di Cincinnati), 0-2 con Sonego (Vienna indoor 2020, Miami quest’anno) e ancora 0-2 con Berrettini (sull’erba). A Barcellona, in aprile, ha invece battuto un Arnaldi ancora fuori dalla top 100.
Quando sta bene, Jack Draper è parecchio insidioso, ma negli ultimi 12 mesi l’inglese ha avuto diversi problemi fisici, tanto da precipitare al n. 105 dal best ranking di 38 a inizio stagione. A conferma della sua pericolosità, il 5-0 contro i nostri: Sinner (Queens’ 2021), due volte Sonego e Musetti, oltre a Fognini.
Se dal un lato Andy Murray non è più quello di un tempo – l’anello tra il Big 3 e gli altri –, dall’altro è sempre Andy Murray e, quando già nei tornei nessuno vorrebbe invischiarsi con lui in un match di lotta furibonda, se possibile ciò vale ancor più in Coppa Davis. 33-3 il suo bilancio in singolare, un’Insalatiera alzata nel 2015. 2-3 con Berrettini (dolorosissima la sconfitta di Matteo in gennaio all’Australian Open), una vinta (Stoccolma 2021) e una persa (Dubai 2022) con Sinner, 2-0 contro Sonego (Doha e Toronto, quest’anno).
Norrie, n. 17 ATP, è 3-6 contro gli italiani, sconfitto quest’anno allo US Open da Arnaldi (oh-la-la) e da Musetti al Roland Garros, bissando il risultato di Barcellona. Contro il britannico, vittoria anche per Berrettini (lo diciamo? sì, lo diciamo: erba) e Sonego (terra). E Cam ha perso i suoi due rubber a Manchester.
Ci ripetiamo ricorrendo allo stile del compianto Massimo Catalano, rilevando e rivelando che è meglio vincere il tie dopo i due singolari che perderlo al doppio. Perché Evans sa quel che fa e Skupski (terzo del mondo, primo un anno fa) è un fenomeno.
Rispondiamo dunque alla domanda: secondo l’opinione di chi scrive, è meglio affrontare i Paesi Bassi, soprattutto se la Gran Bretagna potrà schierare un Jack Draper integro (essendo il primo match, è senz’altro possibile). Inoltre, da quanto visto, la coppia di inglesi sembra anche avere una maggiore cattiveria agonistica. Non che le preferenze nostre o di chi legge possano influenzare il sorteggio.
A ogni modo, se l’Italia supera il turno, incontrerà “l’altra” nazione, sempre che questa non venga eliminata dalla Serbia di Djokovic. Tra parentesi, Nole dà l’impressione di essere a caccia di un altro record: il primato in solitaria per il maggior numero di vittorie in Coppa Davis con la maglia serba. Con il successo in singolare contro Ramos-Viñolas, il campione di Belgrado ha staccato Tipsarevic e agganciato a quota 43 (singolo e doppio) Nenad Zimonjic: sarà (anche) per questo motivo che, con la squadra già qualificata, ha voluto giocare il doppio?
Il caso Sinner (o il caso che non esiste)
Il secondo quesito che emerge riguarda… Jannik Sinner. La sua scelta di rinunciare alla convocazione è stata criticata da alcuni, ma condivisa dal presidente federale Binaghi perché il Rosso di Sesto Pusteria un giorno potrà vincere Slam. Lo stesso giudizio non c’era stato in altre occasioni: “Fino a quando ci saremo noi, Bolelli non giocherà mai più in Coppa Davis” aveva dichiarato Binaghi nel 2008, una decisione poi rientrata. Simone, intanto, uno Slam l’ha vinto davvero.
Riguardo a Jannik, c’è chi crede che non dovrebbe essere convocato per l’ultima fase e che nella patria del noto gusto di gelato arricchito dall’uvetta imbevuta di vino locale ci debba andare chi ci ha fatto guadagnare la qualificazione. No, non gli olandesi (che comunque ci saranno), ma coloro che hanno giocato a Bologna, più l’incolpevole Berrettini a cui dovrebbe andare a prescindere un plauso per aver sostenuto la squadra dalla panchina. Una situazione che forse ricorda il film Le riserve (The Replacements), vagamente ispirato allo sciopero dei giocatori della NFL del 1987, con i “sostituti”, Keanu Reeves in testa, che portano la squadra a una vittoria dai playoff. A quel punto, il quarterback titolare decide di rientrare.
Già il titolo della pellicola è una dichiarazione di parte, ben definita dalla caratterizzazione tagliata con l’accetta del giocatore che Keanu sostituisce: antipatico, arrogante e primadonna, in questo ben lontano dall’immagine di Jannik. Lì non c’era dubbio su chi il pubblico volesse in campo, ma nel caso di Jannik?
A ognuno la propria opinione che naturalmente, come nel caso delle “preferenze” sul sorteggio, non muterà la realtà: tappeto rosso per il Rosso se vorrà partecipare.