È una settimana particolare per il tennis professionistico, abituato a routine standardizzate che si ripetono identiche un torneo dopo l’altro o quantomeno senza troppe alterazioni rispetto alle stagioni precedenti. Quella in corso è però una settimana diversa, un’eccezione che conferma la regola. Entrambi i circuiti maggiori sono tornati in Cina dopo quattro anni di assenza, i tabelloni principali dei tornei ATP sono iniziati di mercoledì per permettere a chi ha giocato la Davis in Europa di viaggiare con relativa calma. E nel frattempo, mentre il baricentro del tennis mondiale sembra essersi spostato temporaneamente in Asia, è in corso un WTA 1000 a Guadalajara, in Messico: strano.
In effetti, che non sia un ‘mille’ come gli altri è evidente: solo due top 10 (Jabeur e Sakkari – e dunque nessuna delle prime cinque al mondo) hanno deciso di parteciparvi e, allargando il cerchio alle prime trenta giocatrici del ranking, ne ritroviamo solamente dieci. Insomma, un 500 de facto. Del resto, sarebbe stata un’ingenuità attendersi qualcosa di molto diverso. È vero che inizialmente non si erano tirate indietro, iscrivendosi all’entry list, altre top player come Swiatek, Pegula, Rybakina e Gauff, ma la collocazione nel calendario di questo 1000 rimane a dir poco infelice. A solo una settimana dalla fine dello US Open (difficile pensare che le giocatrici europee potessero rimanere nel continente americano per circa dieci giorni senza tornei o fare avanti e indietro in questo lasso di tempo), ma soprattutto mentre lo swing in Asia è già iniziato e che presto vivrà i suoi appuntamenti più significativi (il 500 di Tokyo la prossima settimana e a seguire il 1000 di Pechino).
Ecco allora che diventa possibile che ci siano cinque giocatrici fuori dalla top 50 tra le ultime otto rimaste in gara e, soprattutto, che la numero 180 del mondo riesca ad accedere direttamente al tabellone principale. È quest’ultimo il caso di Emiliana Arango, 22enne colombiana, che ha sfruttato come meglio non poteva l’occasione più grande della sua carriera. Emiliana è una di quelle cinque outsider che sono riuscite a raggiungere i quarti di finale in questo ‘mille’ piuttosto atipico: lei, però, è sicuramente la sorpresa più inaspettata… una vera e propria scoperta (le altre sono la nostra Martina Trevisan, Dolehide, Fernandez e Kenin).
Il fatto che la seconda edizione dell’Akron Open by Santander di Guadalajara (dove nel 2021, invece, si sono disputate le WTA Finlas) non verrà certo ricordata come uno degli appuntamenti più competitivi del calendario 2023 non può comunque sminuire l’impresa di Arango che ha eliminato l’undicesima testa di serie Potapova, la numero 38 del mondo e campionessa Slam nel 2017 Sloane Stephens (a cui ha lasciato solo tre game) e infine Taylor Townsend. Prima di questo torneo, la colombiana aveva giocato solamente tre match contro avversarie piazzate tra le prime 50 del ranking, uscendo sempre sconfitta (due volte con Teichmann e una con Leylah Fernandez). Per di più, prima di luglio Emiliana non aveva preso parte ad alcun evento del circuito maggiore all’infuori di Bogotà – il suo torneo di casa, anche se lei è nata a Medellin – dove ha ricevuto 6 wild card tra il 2016 e il 2023 riuscendo a superare il primo turno solamente nel 2018 (quando aveva solo 17 anni) e quest’anno. Poi ha passato le qualificazioni e vinto un match nel tabellone principale a Praga e, infine, la svolta a Guadalajara.
Cappellino con la visiera all’indietro, agilità da vendere e qualche doppio fallo di troppo da limare, Emiliana è stata a lungo limitata da infortuni piuttosto gravi: prima all’anca, proprio durante il torneo di Bogotà del 2018, e poi al ginocchio a fine 2021 (è rimasta ferma fino a maggio 2022). I risultati ottenuti a livello junior, tra cui la top 10 nel ranking dedicato e la semifinale allo US Open, sembravano così un lontano ricordo. Tutt’altra storia, invece, per la sua connazionale e quasi coetanea Camilla Osorio Serrano, vincitrice a New York e numero 1 del mondo a livello junior nel 2019, cresciuta al fianco di Emiliana nei tornei giovanili in Colombia e nel continente e poi confermatasi su buoni livelli anche tra le ‘grandi’ con un best ranking di numero 33 nel 2022 e una vittoria nel circuito proprio a Bogotà.
Eppure, la prima tra le due a raggiungere un quarto di finale in un 1000 e a scrivere così una nuova pagina nella storia del tennis femminile colombiano è stata Emiliana. Prima di lei solo Fabiola Zuluaga, nel 2004 a Berlino, aveva rappresentato la Colombia a questo livello in un torneo di categoria corrispondente (allora non si chiamavano ‘mille’ ma ‘Tier I’). E probabilmente non è un caso che la 22enne di Medellin abbia ottenuto questo sorprendente risultato non troppi mesi dopo l’inizio della collaborazione con l’allenatore spagnolo Ricardo Sanchez (ex coach, tra le altre, di Jelena Jankovic, Monica Puig, Sabine Lisicki e per pochi mesi anche di Caroline Wozniacki) che tra la fine del 2020 e l’estate del 2022 ha contribuito alla crescita dell’alter-ego di Arango: sì, Osorio Serrano.
Così il sorriso di Emiliana – la prima a raggiungere i quarti al suo esordio in un torneo 1000 dal 2019 quando ci riuscì Rybakina a Wuhan – è tornato a brillare. Ora, per rendere ancora più straordinario il suo torneo, proverà a battere la numero 2 del seeding e 9 del mondo Maria Sakkari. Una mission impossible, forse, ma nel torneo più atipico dell’anno niente è impossibile.