[6] J. Sinner b. [2] D. Medvedev 7-6(2) 7-6(2)
Un Sinner così non si era mai visto. E non solo perché, dopo aver sconfitto magistralmente il n.2 al mondo Carlos Alcaraz ha superato anche la sua bestia nera Daniil Medvedev (che era dato favorito dai bookmakers con quote tra 1,67 e 1,70 mentre Sinner era pagato a 2,11-2,12) con cui aveva perso sei volte in altrettanti scontri diretti (tra cui le finali di quest’anno a Rotterdam e a Miami). La questione che lascia tutti basiti e il modo in cui l’ha fatto. Il tennis che ha espresso in questa finale, vinta per 7-6(2) 7-6(2) in due ore e tre minuti, è stato completo a tutto tondo, dal dritto al rovescio, dal servizio – con cui ha raccolto l’82% di punti con la prima, il 71% con la seconda, concedendo solamente una palla break, poi annullata – alle calcolate discese a rete sintomo di sicurezza e maturità. Il tennista russo, dal canto suo, ha giocato piuttosto bene questo match, ma l’imprevedibilità, la pazienza e la gestione dei punti di Sinner, sommata a un repertorio tecnico in netto miglioramento da tutti i punti di vista, hanno fatto la differenza, così come il suo approccio sempre attento e vigile al match. Non una grande differenza tra vincenti ed errori, tra percentuali di servizio di uno e dell’altro. Semplicemente oggi Jannik è stato più forte quando bisognava esserlo.
Il 22enne di Sesto Pusteria solleva quindi il terzo trofeo dell’anno (il nono in carriera) dopo il 250 di Montpellier e il 1000 di Toronto, vince il secondo 500 in carriera dopo Washington 2021, e ferma la corsa del più vincente giocatore su cemento degli ultimi cinque anni, che aveva ottenuto prima di oggi ventuno scalpi consecutivi contro tennisti azzurri. Giunto già alla storia del tennis italiano arrivando in finale e portandosi al n.4 ATP come prima di lui solo Adriano Panatta aveva fatto a livello maschile, Jannik Sinner esagera, va oltre, non si accontenta e sconfigge quindi il secondo e il terzo giocatore al mondo uno dopo l’altro in due set. E c’è chi diceva che questo ragazzo faceva scelte sbagliate…
Primo set: La regola dei servizi è rispettata, ma al tie-break la legge la decide Sinner
La finale dell’ATP 500 più prestigioso dell’anno con ben otto top ten su dieci inizia appannaggio di Sinner, che con svariate prime di servizio e pure un serve and volley – tattica che ha permesso a Djokovic di battere Medvedev in finale allo US Open – tiene a 30 il servizio nel gioco d’apertura. Il tennista russo è già ampiamente posizionato metri dietro la linea di fondo campo da cui fa partire accelerazioni e passanti del suo repertorio, mentre Jannik cerca di essere aggressivo tentando pure qualche angolo improbabile che possa mettere in difficoltà l’avversario. A suon di prime solide il tennista altoatesino non permette a Medvedev di imbastire lo scambio e continua a condurre nello score. 2-1 per lui. Il n.3 ATP, però, non è da meno; ace e servizi piazzati millimetricamente gli permettono di seguire il giovane sfidante nel punteggio. Nel quinto gioco qualche errore di distrazione porta Sinner sullo 0-30, ma la tattica di venire a rete lo risolleva portandolo sul 40-30. Arrivati ai vantaggi Jannik concede una palla break con un brutto gratuito di rovescio; a seguire, per fortuna, rimedia battendo alla grande, e manovrando bene gli scambi riesce a tenere la testa del set. Entrambi i giocatori tengono abilmente il proprio turno di battuta sfoderando ognuno le proprie cartucce: il russo sforna prime a più non posso, l’azzurro alterna a serve and volley punti ben costruiti che poi chiude con un vincente-razzo. Si segue, dunque, la regola dei servizi. Nell’ottavo game, però, il 22enne di Sesto Pusteria alza il ritmo sin dalla risposta, gioca spesso sulle righe, e si procura così due break point consecutivi. Il primo è bravo Medvedev ad annullarglielo con una buona prima, nel secondo Jannik spedisce uno smash fuori e paga in seguito pegno: 4-4 e l’equilibrio si fa sempre più sottile. Di potenza il n.7 al mondo avanza sul 5-4 e nel decimo gioco si rende più che pericoloso in risposta, costringendo l’avversario al 30 pari. Il campione di Mosca, però, sventa la minaccia con la sua solita e solida freddezza ma, sotto 5-6, è nuovamente costretto a servire per allungare il parziale al tie-break. Lo fa piuttosto egregiamente tenendo la battuta a 15, e nel tie-break Sinner inizia al meglio con un buonissimo punto vinto grazie a un dritto in cross. Medvedev dapprima incappa in un doppio fallo, poi è vittima del pressing dell’avversario; quest’ultimo serve alla grande e vola libero e indisturbato sul 5-0. Un banalissimo errore di dritto del russo consegna a Sinner cinque set point consecutivi, e alla seconda chance il tennista altoatesino chiude il set per 7-6(2) dopo un’ora e tre minuti di tennis di altissimo calibro e intensità.
Secondo set: Ancora un giusto tie-break a decidere le sorti, ma anche qui Jannik gioca a un altro sport
Dopo un prevedibile toilet break di Medvedev si torna a giocare e questa volta è il russo a partire per primo alla battuta. Nel terzo gioco Sinner fa impazzire l’avversario tra risposte profonde e recuperi improbabili e con questo si procura due palle break. Il tennista russo cancella le due opportunità abilmente, poi ai vantaggi ne annulla un’altra grazie alla battuta e si salva; 2-1 per lui. Continuano i serve and volley da parte di Jannik che, manovrando a regola d’arte gli scambi, persiste nel dare pochi punti di riferimento a Medvedev, e con ciò gli sta appresso nel punteggio lasciando le briciole nei propri turni di battuta. Il 27enne di Mosca inizia a non concedere più molte opportunità quando il tennista azzurro si trova a dover rispondere, e senza particolari difficoltà si porta quindi sul 4-3, rigorosamente senza break. Nonostante qualche difficoltà con lo smash – ne ha sbagliati minimo quattro fino a questo momento – Sinner sorridendo pareggia i conti ma, sotto 4-5, si trova a servire per rimanere aggrappato al set. L’aria a Pechino si fa sempre più frizzante con i due giocatori che deliziano gli spettatori locali con numeri d’alta scuola. La sostanza, però, è quella che conta e Jannik lo sa bene; tiene il servizio a 0, magistralmente, mentre nell’undicesimo game Medvedev fatica non poco. Quest’ultimo è costretto a recuperare da uno svantaggio di 15-30: lo fa e pure alla grande, lavorando ai fianchi il suo avversario per poi chiudere il game con un rovescio vincente lungolinea. Si garantisce, così, il tie-break. E che tie-break sia; di nuovo; giustamente. Ed è Sinner a partire ancora in testa, con un lottatissimo punto risolto da una smorzata e due vinti in battuta: 3-0 e il russo trema. Tenuti i suoi due turni di servizio il n.3 ATP cerca disperatamente di riprendersi il mini-break perso in apertura, ma fallisce per meriti di Jannik, che cavalca l’onda e si porta sul 5-2 giocando in maniera sbalorditiva. Qui il prossimo n.4 ATP mostra a tutto il mondo la sua classe che molti non gli riconoscono: con il punto del match – passante di dritto in corsa – e con una risposta irreale a un’ottima prima di Medvedev lascia tutti a bocca aperta, chiude il match dopo due ore e tre minuti di tennis sublime e angelico, sconfigge Medvedev per la prima volta in carriera dopo sei sconfitte e vince meritatamente il 500 di Pechino, conquistando il nono titolo in carriera. Il più tosto ATP 500, il più prestigioso, con un approccio ai match – agli ultimi due specialmente – maturo, solido e intelligente. Semplicemente un tennis che ha fatto e farà tremare i migliori giocatori al mondo. Perché sì, lui è uno di loro.