Il giorno dopo è ancora più bello. Il day after di Jannik Sinner è un rompere il ghiaccio con la stampa e tornare su alcune questioni che lo hanno posto al centro delle attenzioni mediatiche nell’ultimo periodo. Poi è arrivato il trofeo di Pechino: dal quarto posto raggiunto nel ranking all’impresa in campo con Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev finiti al tappeto senza batter ciglio.
Sinner torna sulla questione della Coppa Davis e della mancata presenza nel round di qualificazione: “A Malaga ci sarò. Mi piace la dimensione di squadra e la sensazione d’Italia in azzurro. Dopo l’Us Open ho allenato la testa e staccato la spina”.
Ma di cosa va fiero Jannik? “Del modo in cui sono stato in campo. I primi due giorni in Cina non mi sentivo bene per niente , poi i problemi con Evans, un pò meglio con Nishioka, il vomito con Dimitrov. Ho saputo superare le difficoltà, con Alcaraz e Medvedev stavo finalmente bene. Ho imparato dagli errori e mi sono piaciuto“.
Su quali errori si è soffermato Sinner? “Quelli commessi all’Open Usa e prima, quando ho vinto il Master 1000 di Toronto e subito dopo sono uscito al primo turno a Cincinnati. Per me è importante non ripeterli già a cominciare da Shanghai“.
La settimana di Pechino può aprire le porte a un futuro roseo per il tennista altoatesino pronto a giocarsi le sue carte nel 2024 soprattutto negli Slam. Saltare il girone di Davis è stato decisivo per affrontare la tournee asiatica: “Non so se ho voglia di parlare di questo, però, sì sono contento di come mi sono allenato dopo l’US Open. Non è che in due settimane ti inventi niente, eh, voi il lavoro non lo vedete ma c’è: giornate lunghissime, tra campo e palestra, io mi sento bene solo se alla fin sono stanco morto, perchè vuol dire che mi sono allenato nel modo giusto. Vincere un torneo non cambia la vita ma convalida la bontà di quello che fai“.
I miglioramenti si sono visti a Pechino: “Ho provato cose nuove e servito una percentuale più alta, ma non basta. E non significa che servirò sempre così. La scelta di non andare in Davis alla fine serviva a quello, la programmazione si fa in base agli obiettivi. La differenza che averto ancora è fisica: i miei movimenti in campo possono migliorare, volèe, servizio, tutto può crescere“.
Ma Sinner è felice? “Certo che lo sono. Questa era una stagione importante e per ora è buona. I passi avanti li vedo: la prima semifinale Slam, il primo Master 1000, la classifica che cresce… Sono più presente e costante però rimangono i difetti“.
Ma cosa significa per Jannik aver eguagliato Panatta? “La storia la conosco, però andare oltre i risultati degli altri non mi dice niente. Non mi interessano i paragoni con il passato, cioè: voglio diventare forte io, Jannik Sinner, la sfida è con me stesso e la storia la costruisco per me, per nessun altro. Mi interessa condividere questi momenti con le persone che credono in me, i miei parenti e il mio staff”.
Prossimo obiettivo battere Djokovic? “Sono impegnato a conoscere la mia mente, ma serve tempo. Le settimane dopo New York le ho impiegate a lavorare con la mia testa. A Montecarlo lavoro con Formula Medicine: è un modo diverso di allenare la mente“.