Al torneo di Tel Aviv, Israele, era stata concessa nel 2022 una licenza annuale, nel contesto delle rimodulazioni del calendario causate dalla pandemia di Covid 19. L’edizione – la prima dal 1996, ultima delle 17 disputate fra gli anni 80 e 90 – era stata vinta addirittura da Novak Djokovic.
Nei giorni in cui si torna a parlare prepotentemente di Israele e della guerra iniziata sabato 7 ottobre contro i terroristi di Hamas, anche il tennis, nel suo piccolo, ha un problema di cui occuparsi.
Il torneo era stato inizialmente confermato dall’ATP, che l’aveva inserito nella settimana del 5 novembre. Successivamente alla sua cancellazione per cause di forza maggiore, si è cercato un sostituto adeguato. Si è profilata dunque una sfida fra l’ATP di Sofia e quello di Gijon. Come riporta il media spagnolo ESEuro, sarebbe stata proprio la capitale bulgara ad ottenere la licenza del torneo israeliano. E, appunto, il nome di Sofia era comparso sul sito dell’ATP in sostituzione di quello di Tel Aviv.
Sembrava dunque che il torneo, tenutosi inizialmente fra il 1980 e il 1981 e poi restaurato nel 2016, avesse ritrovato un posto in calendario. L’anno scorso, infatti, l’ATP aveva cambiato la collocazione di Sofia ( che negli ultimi anni aveva visto le partecipazioni e i successi di tennisti del calibro di Daniil Medvedev e Jannik Sinner) dal periodo autunnale a febbraio. Gli organizzatori, però, riscontrato che il torneo si sarebbe svolto in concomitanza con gli impegni della nazionale bulgara in Coppa Davis, aveva deciso di rinunciare all’edizione 2023.
Ma la storia non finisce qui. Durante il pomeriggio di mercoledì, infatti, il sito dell’ATP si è aggiornato nuovamente, rimuovendo il nome di Sofia e lasciando un preoccupante TBC (To Be Confirmed) in sua vece.
Insomma, un’odissea organizzativa che fra guerra, ATP, Covid e Coppa Davis non vede ancora la sua conclusione.