Manca ormai meno di un mese alle Finals di Coppa Davis di Malaga, in programma dal 21 al 26 novembre al Palacio de Deportes Josè Maria Martin Carpena.
Nel corso della giornata di lunedì 23 ottobre il capitano azzurro Filippo Volandri ha diramato la lista dei convocati (Jannik Sinner, Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi, Lorenzo Sonego e Simone Bolelli): “Questa è la squadra che al momento dà maggiori certezze. Berrettini sta lavorando duramente per recuperare al 100%: per lui, come per tutti gli altri, vale appunto il criterio generale di selezione, basato sulle garanzie fisiche e tecniche che si possono fornire. Monitoreremo i progressi nelle prossime settimane. A Malaga torneremo con l’obiettivo di vincere, è innegabile. Abbiamo dimostrato di avere cuore, carattere e tanta, tantissima qualità. La strada verso il titolo sarà lunga e impervia, ne siamo consapevoli. A questi livelli, non sono ammessi errori: bisogna conservare sempre la massima compattezza e concentrazione in ogni momento. E questo dovremo farlo, ovviamente, a partire dal primo confronto che ci vede opposti all’Olanda. È una nazionale davvero temibile che ha chiuso la fase a gironi in testa al suo gruppo, battendo un avversario di altissimo livello come gli Stati Uniti. Hanno degli ottimi singolaristi e un doppio di assoluto livello. Stiamo lavorando per farci trovare pronti e lo saremo. Posso contare su un gruppo composto da ragazzi straordinari, sotto ogni punto di vista, pronti a dare il massimo per rappresentare questi colori. Non c’è niente di più gratificante che indossare e lottare per la maglia azzurra”.
IL SOGNO DI VOLANDRI – Stavolta (almeno per il momento) nessuna polemica, nessuna esclusione eccellente, nessuna rinuncia rumorosa: ma la panchina di Filippo Volandri non è più così comoda. Per il capitano azzurro, subentrato all’inizio del 2021 a Corrado Barazzutti, si prospettavano lunghi anni di abbondanza ed imbarazzo della scelta con il fenomeno Sinner, il finalista di Wimbledon Berrettini, il talento puro di Musetti: al momento però di certezze vere e proprie sul piano tecnico ce ne sono poche, e si riconducono solamente al numero 4 del mondo, per la precisione. Ovviamente non è poco ma tantissimo, però la squadra non la fa un giocatore (anche se straordinario); nel frattempo Berrettini è letteralmente sprofondato in classifica (numero 90 del mondo, nel 2023 ha disputato 26 partite in totale, vincendone 14) dopo un’altra stagione caratterizzata da guai fisici, mentre Musetti (numero 22 ma reduce dalla disfatta con Diallo nell’ultimo match dell’Italia in Coppa Davis) nel corso del 2023 non ha mai scaldato i cuori né fatto brillare appieno il suo talento, conducendo una stagione da ragioniere di lusso e assestandosi di conseguenza intorno alla 20esima posizione del ranking mondiale (a Vienna ha appena perso da Dimitrov).
Musetti, che aveva chiuso il 2022 con ottimi risultati- non confermati nel 2023- sul cemento (quarti di finale a Bercy con vittoria su Ruud, ad esempio), sarebbe ovviamente molto più competitivo sulla terra battuta ma tra le tante storture di questa versione (minore) della Coppa Davis c’è anche la superficie fissa (cemento indoor): Spalato, Manchester o Bologna cambia poco, i campi tutti uguali, copie di mille riassunti.
VAI ARNALDI – Detto di Sinner, la nota positiva del 2023 del tennis italiano è rappresentata indubbiamente da Matteo Arnaldi (classe 2001, attualmente numero 46 del mondo). Il 22enne di Sanremo (allenato da Alessandro Petrone) aveva chiuso il 2022 fuori dalla top130 e nel corso del 2023 è diventato uno dei protagonisti del circuito, la faccia nuova dell’ATP insieme a quelle di Ben Shelton ed Arthur Fils: il tennis di Matteo (impressionante la sua somiglianza tecnica e fisica con l’australiano Alex de Minaur) si basa sulle gambe, rapidissime, e su colpi piatti molto adatti alla superfici rapide. Arnaldi nelle qualificazioni di Bologna ha dimostrato grande personalità ed è stato protagonista di due vittorie decisive con Garin e Borg, e a questo punto si candida prepotentemente ad un posto da titolare a Malaga anche se ovviamente bisogna capire con quanta benzina arriverà a fine stagione.
Per Matteo infatti il 2023 è stato il primo anno di tennis “vero” dove per vero si intende quello del circuito ATP. Al momento il ballottaggio per il posto di secondo singolarista dovrebbe essere tra lui e Sonego (numero 52, in Davis rendimento paradossale: forte coi forti, debole coi deboli), con Musetti (in teoria il numero 2 a livello di classifica, ma un Capitano deve sapere andare oltre il computer, come ha dimostrato lo stesso Volandri a Bologna) davvero poco a proprio agio su una superficie rapida e indoor, che non sembra avere grandi possibilità di scendere in campo, proprio come nelle giornate decisive del girone bolognese. Sarà una scelta verosimilmente decisiva (avversario: Botic van de Zandschulp), con l’Italia che partirà favorita nella sfida dei numeri 1 (Sinner-Griekspoor) e l’Olanda invece nel doppio.
Gli ultimi tornei stagionali aiuteranno il Capitano a sciogliere il dubbio?
DOUBLE TROUBLE – Insomma Volandri per ora si lascia aperte tutte le porte possibili per il singolare ma allo stesso tempo rinuncia ad una coppia collaudata per il doppio (Bolelli-Fognini, Bolelli-Vavassori): da quando Volandri è diventato il capitano della squadra di Davis l’Italia ha disputato 13 doppi, vincendone solamente 5 e, dato francamente impressionante, nel corso degli ultimi cinque incontri l’ex giocatore livornese ha schierato cinque coppie diverse. Il doppio in questo nuovo formato della competizione rappresenta senza ombra di dubbio il punto decisivo: è l’ultimo incontro e vale addirittura 1/3 della vittoria e diventa assolutamente fondamentale convocare una coppia collaudata, in una specialità nella quale l’intesa è il colpo più importante.
Volandri giustamente vuole tenersi aperte più opzioni possibili per il secondo singolare, è comprensibile, ma così rischia di sacrificare il doppio e in generale dopo tre anni di lavoro sembra piuttosto grave non avere ancora identificato se non un doppio fisso perlomeno uno più affidabile degli altri, che frequenti o perlomeno cerchi di frequentare con continuità il circuito: la sensazione è che spesso la formazione del doppio venga scelta solamente pochi minuti prima del match stesso.
La convocazione di Andrea Vavassori (28 anni, numero 149 in singolare ma 48 in doppio) a settembre sembrava esplorare la direzione giusta: Vavassori aveva giocato tutta l’estate i principali tornei di doppio insieme a Simone Bolelli, proprio (immaginiamo) in vista di una possibile convocazione in Davis ed evidentemente Volandri era rimasto soddisfatto dalle prestazioni della coppia, escludendo all’ultimo Fabio Fognini (con conseguenti polemiche e contro-polemiche). Probabilmente le modalità di comunicazione con Fabio non erano state esattamente limpidissime, e magari tra Volandri e Fognini erano semplicemente riaffiorate vecchie ruggini ma la scelta tecnica del capitano era stata fondamentalmente condivisibile. Vavassori (che alla fine a Bologna non era sceso in campo perché infortunato) rappresentava un’idea tecnica, se vogliamo per certi versi anche un investimento sul futuro in una Coppa Davis in cui il doppio è sempre più al centro della gara: ma lasciando il tennista piemontese fuori dalle Finals, Volandri ha in poche parole rinunciato ad una sua intuizione.