dal nostro inviato a Vienna
Jannik Sinner si è “vendicato” della sconfitta subita a Shanghai da Ben Shelton e, oltre che della vittoria, parla dei risultati finora raggiunti quest’anno, sulla determinazione quando sente il bisogno di qualche cambiamento, sulla mentalità e dribbla abilmente un paio di domande.
PRESS: Come ti è sembrato Shelton oggi in campo? Veniva da un viaggio intercontinentale
SINNER: È stato così, ma nonostante il viaggio e il jet lag sembrava piuttosto fresco, anche se comunque si sarà fatto sentire. Abbiamo giocato molte partite e tornei, per cui è positive aver chiuso velocemente.
PRESS: Come vivi questo torneo? Ti senti di casa?
Quando sono sul campo, penso di sì. Io sono cresciuto in alto Adige e quando parliamo con gli austriaci, ci capiamo anche se il mio tedesco è leggermente diverso. Sebbene sia cresciuto a poche ore di distanza qualche differenza c’è. Poi per il resto io mi sento 100% italiano, da quando avevo 13/14 anni me ne sono andato di casa e da lì parlavo sempre in italiano.
PRESS: Come ti senti fisicamente e mentalmente?
Quest’anno ho raggiunto la finale a Miami e la semifinale a Monte Carlo, e ho giocato molto bene. Emotivamente è stato importante per me a Toronto, ma forse il torneo a Pechino è stato ancora più importante. Due anni fa qua ho raggiunto i quarti di finale, vedremo come andrà questa volta. Ma sono sempre abbastanza fiducioso.
PRESS: rispetto al tema delle superfici e delle palline cosa ci puoi dire?
Ci sono opinioni diverse e non voglio fare dichiarazioni pubbliche, ma se si gioca su un campo lento con palline lente, le partite possono durare molto. Non so davvero come affrontare questo.
DOMANDA UBITENNIS: Nel circuito tutti ti riconosco il grande impegno e lo sforzo che fai per migliorare il tuo gioco: quand’è che ti senti pronto per portare in partita le novità che cerchi di introdurre nel tuo gioco?
Io sono sempre stato uno che quando sente il bisogno di cambiare lo fa subito senza aspettare, anche nel bel mezzo di un torneo. Ad esempio mi ricordo una volta che ero al Queen’s due anni fa, in singolare al servizio stavo con i piedi standing, mentre il giorno dopo ho fatto il doppio con i piedi uniti. Io sono sempre stato uno che guarda al futuro, non mi interessa l’immediato, e penso che farò sempre così; magari perderò qualche partita ma nella testa so che faccio le cose giuste per vincere nel futuro. Io sono così e continuerò così perché credo che sia la strada giusta.
DOMANDA UBITENNIS: Oggi sei stato molto solido sulle palle break e le hai annullate anche con degli ace, cosa per te non comune visto che non ti possiamo catalogare come un big server; magari ormai su questi palcoscenici, anche nei 1000 sei arrivato a una confidenza che ti fanno stare in controllo su questi palcoscenici; per gli Slam vale lo stesso in situazioni di pressione?
Dipende dall’avvesario; la mentalità deve essere sempre quella giusta, ma deve cambiare in funzione del giocatore. Con Shelton c’è una mentalità, con Schwartzman un’altra. Ad esempio oggi devi accettare che anche se hai delle chance ti può arrivare un servizio a 230 Km/h o una seconda a 200. Per cui devi essere bravo a gestire le situazioni. Ma tutto parte dall’allenamento, se non sei in grado di gestire certe situazioni in allenamento, non puoi farlo neanche in partita.