Il 22 ottobre del 2023 Ben Shelton (figlio d’arte, 21 anni) ha vinto a Tokyo il suo primo titolo ATP, sconfiggendo in finale il russo Aslan Karatsev con il punteggio di 7-5 6-1, ritoccando di conseguenza il proprio best ranking e portandosi al numero 15 del ranking ATP. Shelton ha così raggiunto nella top15 del tennis mondiale i connazionali Fritz (numero 9), Paul (12) e Tiafoe (14): un evento- i quattro americani in top15- che non si verificava da oltre ventisei anni (Marzo 1997), sintomatico del momento magico del tennis statunitense, un movimento che, dopo una fase di stallo, nel corso degli ultimi anni è tornata a produrre un talento dietro l’altro, riempiendo di bandiere a stelle e strisce le caselle della classifica ATP.
Sono infatti attualmente nove i giocatori americani classificati tra i primi 59 tennisti del mondo (età media 25 anni, con un solo tennista over30, il classe 1993 Marcos Giron), un dato impressionante se consideriamo l’età e i margini di miglioramento della maggior parte di questi ragazzi: nei quarti di finale dell’Australian Open c’erano tre americani (Korda, Shelton e Paul), a Wimbledon è stato il turno di Christopher Eubanks e a New York, per la prima volta dal 2005, altri tre giocatori di casa tra i migliori otto del torneo (Shelton, Tiafoe e Fritz).
Nel momento di calo e assestamento di Fritz (già qualificato alle Finals di Torino del 2022) e Tiafoe sono spuntati fuori Shelton e Wolf, Korda (classe 2000, numero 23) ha avuto un grave problema al polso ma, al netto di un atteggiamento naif e quasi disinteressato rispetto all’esito della partita (a volte sembra che per lui non ci sia questa grande differenza tra vittoria e sconfitta), è il più talentuoso di tutti, Eubanks ha un tennis divertente, compassato e quasi d’altri tempi, anche a Tommy Paul manca un pizzico di personalità però è molto forte e dà la sensazione di essere a proprio agio in ogni zona del campo, McDonald ha infine forse il miglior timing sulla palla a livello ATP.
L’Era di Sampras, Chang, Agassi, Martin e Courier
Nel 1997 gli statunitensi cominciarono l’anno con ben cinque giocatori tra i primi 15 (1 Sampras, 2 Chang, 8 Agassi, 12 Martin e 15 Courier) mentre nel marzo del 1997 Courier era precipitato al numero 26, Sampras era rimasto in vetta, Chang era diventato numero 3 e anche Agassi e Todd Martin erano scesi rispettivamente al numero 13 e 14. Questi quattro tennisti chiusero la carriera con 23 slam totali (14 Sampras, 8 Agassi e uno solo Chang, per Martin due finali) mentre attualmente diventa difficile fare una previsione precisa su quanti major possano conquistare Fritz, Tiafoe, Paul e Shelton: tra questi nomi (aggiungiamo anche Korda) manca probabilmente il grande campione ma i progressi improvvisi di Ben Shelton (quarti a Melbourne, semifinale a New York) lasciano immaginare (ma solo per lui) una carriera slam di tutto rispetto per il figlio di Bryan.
Fino ad ora questi ragazzi si sono limitati a titoli di secondo piano (Fritz ha trionfato a Indian Wells nel 2022 grazie all’infortunio di Nadal in finale, Paul ha vinto solo l’ ATP 250 di Stoccolma, Tiafoe tre titoli minori, Shelton ha appena cominciato), perché poi c’è grande differenza tra il piazzamento e il trofeo, ma, come scritto sopra, il viaggio è ancora lungo.
Nessuno di loro era infatti nato nel marzo del 1997, l’ultima volta che gli Stati Uniti avevano potuto appunto vantare quattro giocatori in top15 e, cosa ancora più importante, che va anche al di là del tempo e della gioventù, la sensazione è che alle spalle di questi ragazzi ci sia una struttura solida e degli staff competenti, basti pensare ai progressi fisici e tecnici dei tennisti americani nel corso degli ultimi anni: possiamo infatti citare ad esempio i miglioramenti di Fritz a livello di tenuta atletica o alla lucidità con cui è stata gestita l’esplosione di Ben Shelton, passato in pochissimo tempo dal tennis universitario alla semifinale dello US Open, con lunghi mesi di sconfitte nel corso del 2023 che avrebbero verosimilmente minato le certezze di qualunque giovane professionista.