Sono iniziate le WTA Finals 2023. Due incontri (di singolare) disputati ed è già polemica, con il duro post pubblicato dalla numero 1 del mondo Aryna Sabalenka. In realtà, non è proprio così, perché la polemica era iniziata al momento della scelta della sede. O anche prima, visto che a inizio settembre, quando era ormai noto da tempo l’intero calendario ATP della stagione 2024, la WTA non aveva ancora comunicato la sede del suo torneo più importante.
La scelta di Cancun ha generato attacchi da più parti, chiaramente a partire dalla grande esclusa e data per favorita Ostrava per voce di Tomas Petera, direttore del WTA della citta natale di Lendl che pensava di portarle poi a Praga per i successivi quattro anni. Il tutto con l’ombra dell’Arabia Saudita che si allunga sull’immediato futuro del torneo di fine anno del Tour femminile. ora, sparare sulla WTA e sul CEO Steve Simon comincia a diventare uno sport popolare per la sua semplicità e immediatezza, ma ciò non significa affatto che la dirigenza dell’associazione stia invece facendo un ottimo lavoro, anzi.
Le polemiche sulle WTA Finals 2023 sono tornate (sempre che se ne fossero andate) prepotentemente alla ribalta con l’arrivo in loco delle tenniste. Fin da subito, la più critica si è rivelata Sabalenka: “Solo due campi per allenarsi fino a sabato e un solo incordatore” ruggiva su Instagram. Certo, non che due campi siano pochissimi per otto tenniste e otto coppie, ma la questione principale, con i primi incontri in programma per domenica, era il poco tempo a disposizione per allenarsi sul campo di gara.
Nel media day di sabato, Iga Swiatek, forse molto diplomatica, aveva detto a proposito delle condizioni di gioco: “Oggi ho avuto la possibilità di allenarmi per la prima volta sul campo centrale per circa 45 minuti. Non sai mai se è il tuo rimbalzo o il vento. Penso che ciò livellerà i match, non controlleremo la palla come potremmo fare altrove”. Coco Gauff non si era espressa perché lo avrebbe inaugurato dopo l’intervista, mentre Aryna diceva senza mezzi termini, “so che sono le stesse condizioni per tutte, ma non sono le condizioni per le WTA Finals. Non ne sono contenta e penso che non lo siano neanche le altre”.
Poco felice dev’essere stata Maria Sakkari che ha raccolto un solo game (il penultimo) contro Aryna, alla quale la comoda vittoria non ha fatto dimenticare nemmeno per un po’ l’attacco alla WTA. Perché, va ribadito, non è che si possa criticare l’organizzazione per un evento di assoluto prestigio assegnatole con appena sette settimane di anticipo. Lo sa anche Sabalenka che su Twitter ha scritto un lungo messaggio dopo il match:
“Sono contenta di essere riuscita a rimanere concentrata, superare le condizioni e giocare bene. Devo però dire che sono molto delusa dalla WTA e dall’esperienza finora alle Finals. Come ho detto in conferenza stampa, come giocatrice sento che la WTA mi manca di rispetto. Penso che la maggior parte di noi si senta così. Questo non è il livell di organizzazione che ci aspettiamo per le Finals. Onestamente, spesso non mi sento sicura quando mi muovo su questo campo, il rimbalzo non è affatto regolare e non abbiamo potuto provarlo fino a ieri. Secondo me non è accettabile con tutta la posta in gioco.
“Detto questo, voglio assolutamente mostrare il mio apprezzamento per gli organizzatori locali, tutti coloro che hanno approntato il campo all’ultimo minuto e tutti quelli che lavorano qui. So che non è colpa loro e voglio che sappiano, così come i fan messicani, che li adoro e li apprezzo. Sono molto felice di essere in Messico, sono solo turbata con la WTA e per questa situazione.”
John Millman, tennista solitamente attento alle cose che non vanno nel Tour, si è detto “completamente d’accordo” con il post di Aryna. “Non è accettabile, specialmente per le WTA Final. Ma devo anche aggiungere che questo è la norma tutte le settimane per i giocatori non teste di serie nei tornei ATP e nei Challenger e, ne sono certo, nei tornei WTA. Sono condizioni impari ogni settimana”.
Anche un anno fa la scelta di Fort Worth era arrivata con estremo ritardo. Resta complicato capire esattamente quanta colpa abbiano il CEO e il resto della dirigenza e quanto sia determinato dalle opzioni a disposizione e dal “prodotto WTA”, a sua volta molto probabilmente non valorizzato al meglio. Se un anno di tempo non è stato sufficiente per imparare dall’errore della scelta tardiva, ci perdoneranno i texani ma dalle foto in rete Cancun sembra una destinazione più attraente, almeno per chi apprezza mare e spiagge del genere. Tra questi c’è anche Aryna, che nelle storie di Instagram ha postato “what a beautiful place” e domenica è parsa molto più abbronzata rispetto al giorno in cui era arrivata. Piccola consolazione rispetto “alla posta in gioco”.