Poco più di due mesi fa Simona Halep apprendeva di essere stata squalificata per doping per quattro anni complessivi, uno dei quali praticamente già trascorso. In linea teorica, dunque, la rumena potrebbe tornare in campo ad ottobre 2026, poco dopo aver spento 35 candeline. La speranza dell’ex n°1 del mondo è ovviamente quella di un rientro anticipato alle competizioni. Si spiega così il tentativo di appello al CAS, il Tribunale Arbitrale dello Sport, con la speranza di tornare quanto prima.
“Ho fiducia nel futuro di Simona dato il suo appello al CAS, che è un tribunale indipendente” – ha detto il suo ex allenatore Patrick Mouratoglou in un video pubblicato sul suo profilo Instagram. “Siamo riusciti a stabilire da dove sia giunta la contaminazione: le avevamo proposto di assumere il collagene (la proteina più importante e presente nel nostro corpo, ndr), che è risultato essere contaminato. Non c’era modo di saperlo, ma io mi sento responsabile per quanto accaduto. È stato il mio team, quindi io in pratica, a farle avere questa sostanza“ – ha spiegato l’allenatore francese di origini greche.
Il resto del messaggio di Mouratoglu nei confronti della sua ex protetta, riportato di seguito, non rappresenta evidentemente nessuna svolta nel caso-Halep, ma è comunque un modo per dimostrare vicinanza all’ex n°1 del mondo.
“Avevamo fatto tutti i test possibili per stabilire che stavamo parlando di una contaminazione: ho grande fiducia nel fatto che questo tribunale indipendente riconoscerà che lei non ha mai assunto doping. Simona è una vittima, dovrà poter tornare in campo il prima possibile. Mi ha aperto gli occhi il fatto che ogni atleta può essere contaminato domani, perché apparentemente ciò accade sempre più spesso: prodotti che dovrebbero essere puliti in realtà poi non lo sono” – ha proseguito l’ex coach di Serena Williams.
“Stiamo comunque parlando di un livello davvero bassissimo di qualcosa che non ha effetti. Eppure, finisci per avere all’interno del tuo sistema qualcosa che non dovrebbe essere lì e che ti rende positivo ad un test antidoping. È terribile, perché sei completamente innocente e la tua reputazione viene macchiata, con il tuo nome che viene poi associato al doping, anche se non hai mai assunto sostanze dopanti. La tua carriera si interrompe per un periodo che può essere estremamente lungo, rovinandola per sempre per un motivo davvero ingiusto, visto che non hai fatto niente di male. Come ho detto, quanto accaduto mi ha aperto gli occhi: può davvero succedere a chiunque e con le compagnie cui ti appoggi per gli integratori devi davvero essere sicuro al 100% che una cosa del genere non accadrà“ – ha concluso Mouratoglou.