[1] N. Djokovic b. G. Dimitrov 6-4 6-3
Non una finale indimenticabile quella che Novak Djokovic vince su Grigor Dimitrov, sei anni dopo ritrovato ai livelli che gli sarebbero dovuti appartenere per gran parte della carriera, ma che in questa occasione non è riuscito a esprimere quel tennis che nei giorni precedenti gli aveva regalato successi anche su Medvedev e Tsitsipas. 6-4 6-3 in un’ora e ventotto minuti per il numero 1 del mondo; neppure lui ha brillato per buona parte della sfida, ma in queste situazioni in cui entrambi si aggrappano a quello che hanno in una giornata meno che di grazia è, anzi resta, indiscutibilmente favorito.
Perché per batterlo non è sufficiente giocare meglio di lui (e già questa parte non è esattamente una passeggiata), ma è necessario non buttare via il match con errori banali e decisioni insensate nel punti importanti, perché Nole in quei momenti fa sempre la cosa giusta e non regala nulla. Se poi non si verifica la prima condizione, gli errori in palleggio si susseguono e il primo servizio entra metà delle volte, non ci sono speranze e Dimitrov può certamente gioire per una grandissima settimana, ma l’ultimo trofeo in bacheca rimane quello delle ATP Finals a conclusione del suo splendido 2017. Per Djokovic, zero palle break concesse, 40° titolo Masters 1000 e numero 1 di fine anno quasi assicurato.
IL MATCH
Grisha si presenta con percentuali in questo torneo migliori dell’avversario sia in battuta sia in risposta. Raggiunta la semifinale, Dimitrov aveva scherzato dicendo che batterebbe il sé stesso del 2017 e che uno dei possibili motivi di questo ritorno ad alti livelli è il miglioramento della forma atletica e dell’alimentazione – non sappiamo se rispetto alle ultimi stagioni oppure in assoluto, perché quando ha vinto le ATP Finals atleticamente era una belva.
Primo set – Novak parte contratto, Grigor di più
Renaud Lichtenstein non è ancora salito sulla sedia e già deve chiamare un let: la moneta lanciata per il sorteggio si appoggia alla rete e rimane in posizione verticale. Secondo tentativo, Dimitrov sceglie di iniziare in battuta e tiene ai vantaggi un game in cui entrambi sembrano piuttosto contratti. Un doppio fallo, una seconda molto lenta e al quarto game Djokovic deve risalire da 0-30, compito che esegue alla perfezione con una discesa a rete e il ritrovato primo servizio. Scambi che si sviluppano principalmente sulla diagonale sinistra, con Dimitrov che cambia le rotazioni del rovescio e quando può gira attorno alla palla, ma il suo dritto ancora non incide.
Dall’angolo di Nole gli suggeriscono di “attraversare” la palla e al secondo punto del settimo gioco piazza un drittone inside-in. Due dritti volano invece via a Grisha che si ritrova a fronteggiare la prima palla break match: buon servizio esterno che forza una risposta corta, ma l’indecisione bulgara sfocia nell’errore di rovescio e Djokovic sorpassa. Nessun problema a consolidare il vantaggio tenendo il servizio a zero per la seconda volta di fila, anche perché Dimitrov è incapace di vincere punti in risposta sulla prima e difficilmente riesce a far partire lo scambio anche quelle volte che è sulla palla. “Contro qualunque giocatore è importante far partire lo scambio” affermava dopo la vittoria su Hurkacz, contro il quale era ricorso spesso alle risposte bloccate. Ma in questo pomeriggio è lui a essere bloccato.
Resta comunque in scia e, quando il ventiquattro volte campione Slam serve per chiudere la frazione, riesce a togliersi un paio di soddisfazioni: sporca il 100% di Novak con la prima (finirà 13 su 15) e accorcia lo svantaggio negli scambi lunghi (8-4) vincendone uno da 32 colpi e quello del primo set point. Il rovescio slice però lo tradisce a ripetizione (una in un game dovrebbe essere contro le regole, figuriamo tre) e dopo 51 minuti è 6-4 Djokovic. 7-10 il suo saldo vincenti/unforced, 6-19 quello di Grigor.
Secondo set – Il divario si amplia
Nole è nervosetto nonostante gli manchi un set per mettere le mani sul trofeo e altri risultati e record che poi citeremo senz’altro dimenticandone alcuni. Dimitrov non cambia la posizione in risposta sulla prima (meno di un metro dietro la riga e avanza un po’ quella sulla seconda con i piedi ben dentro il campo. Nole guadagna invece un buon metro rispetto ai quasi 180 cm del primo set in attesa del primo servizio bulgaro.
Non che ciò faccia un differenza enorme per il break che piazza dopo dieci punti di quinto gioco, dal momento che Grisha mette più che altro delle seconde (e una pure fuori bersaglio), ma si può argomentare che almeno sulla seconda parità il dritto in uscita di Dimitrov sia finito largo proprio per la mancanza di tempo. È anche vero che ne aveva appena fallito uno allo stesso modo con tutto il tempo a disposizione – se esiti una frazione di secondo, il lungolinea va in corridoio.
Il trentaseienne di Belgrado gioca meglio adesso, si vuole prendere il match in anticipo senza aspettare quel “momento della verità” che per come sta andando questa domenica parigina mancherebbe comunque di qualsiasi pathos, piazza una risposta anticipata che lascia fermo l’avversario, varia le traiettorie forzando la stecca monomane e il trofeo del Rolax Paris Masters, l’Albero di Fanti, è suo per la settima volta. 40° titolo Masters 1000 (Nadal è secondo con 36), complessivamente fanno 97 di cui sei in questa stagione (non superava i cinque dal 2016). È il primo tennista a completare due volte l’accoppiata parigina Roland Garros/Parigi-Bercy (Agassi c’era riuscito nel 1999).
Come se non bastasse (no, non basta), i punti di distacco da Alcaraz diventano 1.490, rendendo il numero 1 di fine anno cosa quasi fatta per Nole. Per superarlo, Carlos deve mettere la mani sul trofeo da imbattuto e Djokovic perdere i tre incontri del girone; considerata la differenza tra lui e gli altri (o, almeno, tra lui e gli altri quando lo affrontano), è improbabile che (non) ne vinca uno.