Il tennis, come tutti gli sport, è meraviglioso da giocare, così da guardare. Ma non potrebbe essere lo stesso se non venisse raccontato nella maniera che merita, quasi come si narrano le vicende in un romanzo. Questo è il messaggio, dell’importanza che può avere una contaminazione dei generi (narrazione sportiva e scrittura di romanzi), emerso nella presentazione, presso la lounge area di Lavazza al Pala Alpitour, di quella che sarà la nuova edizione de “Il Tennis Italiano“, la rivista di tennis più antica al mondo.
Attualmente è diretta da Stefano Semeraro, che ha gestito la presentazione di questa “nuova nascita”, protagonista del ritorno nelle edicole, come bimestrale: “Sarà una rivista che si propone di avere un taglio più letterario, diverso, da bimestrale. L’attualità sarà svolta dal sito, che subirà un restyling, ma la rivista ha intenzione di proporre grandi firme, con un occhio diverso sulla storia, ma anche sull’attualità. Sandro [Veronesi] ha iniziato con l’intervista a Becker, ma avremo anche varie rubriche e servizi più tennistici, perché ci rivolgiamo comunque agli appassionati di tennis, e vogliamo fornirgli uno sguardo diverso“. Un progetto, come definito dallo stesso Semerario, coraggioso e con un pizzico di incoscienza nell’intraprenderlo.
Hanno presenziato all’evento tra gli altri Boris Becker, a cui è dedicata la prima copertina di questo nuovo corso, oltre a Sandro Veronesi e Domenico Procacci. Quest’ultimo, regista di “Una squadra” e fondatore di Fandango Libri (nuovo editore della rivista), ancora una volta si lancia nel mondo del tennis, sostenendo un nuovo progetto. Veronesi, vincitore due volte del Premio Strega, è invece tra i principali protagonisti del nuovo corso, che vedrà la partecipazione di tanti scrittori. D’altronde, come lui stesso ha suggerito, dei tanti sport il tennis è certamente quello che meglio si presta, tra repentini cambi di scena e drammi psicologici, ad essere raccontato sotto forma di romanzo.
“Genericamente parlando, ancora oggi, ancora ieri, nel match tra Alcaraz e Zverev, il tennis ha veramente un andamento romanzesco. Perché la situazione si ribalta più di una volta, anche nelle partite due su tre. Quando erano quasi tutte tre su cinque si rovesciava tre o quattro volte, c’erano momenti di fiacca, momenti di grandissimo tennis, poi uno domina, uno viene messo sotto, non si capisce perché. Qualsiasi cosa cambia, e questo è molto letterario. Anzi a volte in letteratura si è più macchinosi nel far succedere le cose. E poi succede una cosa, o il suo contrario, esattamente con le stesse probabilità: uno viene da otto punti consecutivi, c’è una chiamata dubbia, si arrabbia, pensi che faccia doppio fallo. E invece piazza una seconda a 200 all’ora, oppure fa doppio fallo. Questo è molto letterario, non c’è uno sport così letterario come il tennis“.
“Adesso il tennis è anche molto narrato“, prosegue Veronesi, che ha partecipato al primo numero del nuovo “Tennis Italiano”, con un’intervista in 12 pagine a Becker, “però per molto tempo in Italia, nella zona grigia del dopo Panatta, prima di questa squadra che c’è adesso, le narrazioni sul tennis erano molto meno frequenti, perché era meno seguito. Adesso credo sia il secondo sport più popolare in Italia, dopo il calcio, e quindi fioriscono anche libri sul tennis. Però non è forzato metterlo dentro un libro, o dentro un film, e narrare attraverso il tennis. Perché il tennis racconta una storia, con queste regole strane, che nessuno sa, perché quaranta e non quarantacinque, è misteriosa, nessuno lo sa. É uno sport che contiene il mistero della psiche umana. In una partita di calcio sono molte di più le combinazioni tecniche di quelle psicologiche che possono influire sul risultato. Prima di tutto perché sono 22 i giocatori, e poi ci sono gli arbitri. La palla poi può andare in tremila modi. Nel tennis è importante come la prende psicologicamente un giocatore un rimbalzo nel proprio campo, una palla sfortunata, piuttosto che la palla in sé. Io credo che il tennis sia narrabile, e che portare scrittori dentro una rivista di tennis non sia un’operazione molto forzata”