[1] N. Djokovic b. [2] C. Alcaraz 6-3 6-2
L’entusiasmo suscitato alle Nitto ATP Finals dall’impresa odierna di Jannik Sinner è tale che la sfida tra il numero 1 e il numero 2 del ranking diventa una delle più lussuose versioni di sottoclou che mai si siano viste. E il quinto scontro diretto tra il belgradese e il murciano, che fino ad oggi si sono equamente divisi i quattro precedenti, l’ultimo dei quali a Cincinnati in una delle più belle partite dell’anno nonché rivincita dell’atto conclusivo di Wimbledon solo un mese prima. Dei cinque risulterà il meno bello e combattuto.
Carlos parte bene ma smarrisce la continuità verso la metà della prima frazione; solo il servizio (dieci ace e l’84% complessivo di prime palle) gli consentono di galleggiare, pur subendo un risultato molto duro. Comunque, non un match facile per Djokovic, che deve alzare il livello quando il rivale tenta il tutto per tutto e per cinque minuti torna su buoni standard: difficile però immaginare un finale diverso anche con un ritorno di Alcaraz in partita. Troppo solido il serbo e troppo falloso e tremebondo il murciano.
La finale di domani ripropone dunque la sfida del Round Robin vinta da Sinner; è la migliore possibile oggi, considerando anche la superficie che senz’altro è più gradita al trentaseienne serbo che non allo spagnolo.
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Primo set: predominio dei servizi ma un passaggio a vuoto di Alcaraz regala la frazione a Djokovic
Alcaraz rompe il ghiaccio da purosangue e sferza il campione del Roland Garros con risposte puntute e una ricerca del vincente sin dai primi scambi. Djokovic mostra di rimando di essere già in temperatura e di conoscere il giovane rivale; il serbo non si scompone e sfodera il servizio dei giorni belli. Il re di Wimbledon vuole togliere sul nascere il ritmo al rivale e accetta di commettere qualche errore nella misura pur di togliere sicurezze a Novak.
Il belgradese sceglie di servire e parte 15-40 perché Carlitos è incontenibile e sgrana tre vincenti, includendo nello show una buona volée alta di dritto. Alcaraz manca due conclusioni che agevolano il ritorno in parità del battitore, che ringrazia e mette due prime che scongiurano il break in apertura. La battuta è in effetti il leit-motive della prima parte della frazione: dopo sei giochi l’atleta iberico ha messo sul carpet il 94% delle prime palle, mentre il serbo si ferma a un comunque onorevole 74%. Quattro ace per Carlos, uno per Nole.
Lo spagnolo non rischia praticamente nulla mentre il suo illustre avversario sul punteggio di 2-2 ha bisogno di tre chance per tenere la battuta e di uscire vincitore da due scambi estenuanti, uno dei quali chiuso con una volée di rovescio dopo che Alcaraz ha probabilmente sbagliato la direzione del passante di dritto. In entrambe le situazioni l’asso di Belgrado mostra il pugno, segno inequivocabile della ferocia agonistica sempre pronta a soccorrerlo.
La svolta, difficilmente prevedibile, si ha sul 4-3 per Nole: Alcaraz sgrana un ace per poi inciampare in tre errori consecutivi con il rovescio. Annulla la prima palla-break ma cede il servizio con un quarto rovescio in rete; per lui solo il 50% delle prime palle in campo nel game. Djokovic ringrazia e impiega i canonici quattro punti per chiudere il set con un game bianco: 6-3. Quarantadue minuti, undici vincenti a cinque per il ventenne di Murcia, che però commette nove errori contro solo cinque del serbo. Da fondocampo per Nole c’è il punto in diciotto scambi su ventinove.
Secondo set: gli errori in serie di Alcaraz compromettono la frazione e Djokovic trionfa
Alcaraz parte bene tenendo facilmente il primo turno di battuta e sigillandolo con un dritto anticipato in cross imprendibile. Il prosieguo della sfida vede però il ventenne spagnolo gradualmente smarrire la misura dei colpi e uscire sempre più spesso malconcio dagli scambi da fondo. Djokovic comprende presto gli imbarazzi del rivale e non forza i colpi, accorgendosi di quanto sia redditizio aspettare i regali dallo spagnolo.
Nel secondo turno alla battuta Carlitos approfitta di tre ace e di un servizio vincente per procurarsi due palle-game, ma la mediocrità che lo ha assalito lo porta a commettere imprecisioni non degne della sua classe. Il break si materializza e poco dopo potrebbe essercene anche un secondo poiché sulla parità Alcaraz commette doppio fallo. Lo spagnolo cancella il pericolo e si prende il game.
Il sesto gioco è il più bello: Carlos si comporta da padrone e sul 15-15 ribalta il pressing del rivale prendendosi il punto con un rovescio lungolinea perfetto. Grazie a un’incursione a rete arrivano due palle per il controbreak: Il Pala Alpitour urla il nome dell’iberico che si gioca tutto. Ecco però un servizio vincente e soprattutto un passante di dritto incrociato con cui Djokovic ritrova la parità. Il serbo si porta la destra all’orecchio ed esige la sua quota di applausi, che arriva meritata.
Nole si prende il game e Carlos forse si rende conto che il treno è passato: poco dopo cede ancora la battuta dopo uno scambio pazzesco in cui il suo avversario percorre i chilometri in contenimento e incassa il punto grazie a un dritto di Alcaraz appena lungo. Djokovic sale 5-2 e poi 6-2 con uno smash a rimbalzo. La finale con Jannik è apparecchiata.