L’Italia ha sconfitto l’Olanda nel modo meno prevedibile, conquistando il punto decisivo con il doppio che – secondo il pronostico generale – ci vedeva sfavoriti. E per il secondo anno consecutivo gli azzurri si ritrovano in semifinale di questa nuova Coppa Davis – il nome è rimasto quello, piaccia o no – con la sensazione che la semifinale possa essere uno scoglio più irto che non l’eventuale finale.
Cioè, esattamente come un anno fa quando – battuti gli Stati Uniti di Fritz e Tiafoe e dei doppisti Paul e Sock (grazie a Fish che aveva lasciato a casa Ram) che erano certamente un osso duro – sapevamo che sarebbe stato più difficile battere il Canada di Shapovalov e Aliassime piuttosto che nell’eventuale finale l’Australia (che in semifinale superò la Croazia). Purtroppo, perdemmo con il Canada a seguito di un doppio in cui accanto a Fognini fu schierato un Berrettini assolutamente impreparato.
Il tabellone di questa Coppa Davis, mi è parso fin da subito parecchio squilibrato. Canada (questo Canada da lazzaretto eh, con tutti i suoi infortunati) – Finlandia (assente Ruusuvuori) e Australia-Repubblica Ceca erano squadre certamente più deboli di Italia e Olanda, di Serbia e Gran Bretagna che presidiavano la metà bassa del tabellone. Non ho dubbi sul fatto che l’Australia batterà la Finlandia, ma se l’Italia dovesse affrontare l’Australia molto probabilmente vincerebbe la Davis già al termine dei due singolari.
Non lo dirà nessuno, meno che meno il capitano Volandri – lui non può, in questo caso nessuno capitano lo direbbe – e tanti altri metteranno le mani avanti, ma io lo dico adesso.
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PERCHE’ SECONDO ME ARNALDI HA PERSO DA VAN DE ZANDSCHULP
Quando Arnaldi ha perso da Van de Zandschulp ce la siamo vista brutta. Ora tutti dicono banalmente che ogni partita è 50/50, che la Coppa Davis è un’altra cosa, che il ranking non conta…ma insomma, sono cose che si dicono ma sono vere fino a un certo punto. Se la Finlandia schiera il n.780 difficilmente conquista quel punto, mentre è chiaro che se Arnaldi n.44 affronta Van de Zandschulp n.51 quei sette posti non significano nulla, anche perché l’olandese meno di due anni fa era n.21 del mondo.
Per cui ci sta che un giocatore comunque più esperto, di un quinquennio più anziano e con 10 duelli ingaggiati in Coppa Davis possa rivelarsi un minimo più solido – proprio un minimo eh – ed esperto di uno che, ventiduenne, ne ha giocati appena due.
Mi direte che quando c’è un giocatore che perde un match 7-6 al terzo, e 9 punti a 7 nel tiebreak dopo aver conquistato 3 matchpoint – è il caso di Arnaldi – non si dovrebbero esprimere giudizi diversi da una generica imprecazione alle circostanze, alla sfortuna. E che qualsiasi recriminazione avrebbe il sapore di un giudizio dato con il senno di poi.
NON LA PENSO COSÌ
Il tennis, quando un match è equilibrato fra due giocatori che si equivalgono – e Van de Zandschulp e Arnaldi si sono equivalsi perfino nella messe di errori gratuiti, 52 l’olandese e 51 l’azzurro, a testimonianza di una qualità di gioco piuttosto mediocre – si decide per pochi centimetri, per un paio di punti giocati talvolta con più talento, talvolta con più fortuna, talvolta con più lucidità. Uno vince e l’altro perde, ma non è che chi perde non abbia mai le sue responsabilità.
Nel caso di Arnaldi le responsabilità sono -a parer mio – indissolubilmente legate alla sua minore età, alla sua minor esperienza.
Era stato bravo, anzi bravissimo e forse perché non aveva più molto da perdere, a recuperare un prolungato passaggio a vuoto fra il 3 pari e fine secondo set (solo 2 punti negli ultimi 3 game del set perso 6-3, eppoi 7 punti su 20 nei primi 4 game del terzo).
Raggiunto il 3 pari, Matteo si è guadagnato con merito, nonostante qualche volee davvero approssimativa, l’approdo al tiebreak dopo aver salvato una pallabreak sul 5 pari a seguito di una opportunità concessa successivamente a un tweener che non avrebbe mai dovuto tentare. Sembra che ormai i giocatori di oggi siano irresistibilmente tentati dall’idea di copiare quel colpo sottogamba che piaceva tanto anche allo showman Yannick Noah. Ma la maggior parte delle volte è una follia cadere in quella tentazione.
Ad ogni modo Arnaldi era salito sul 4-2 nel tiebreak decisivo, poi 5-3, poi 6-4 e quindi due matchpoint. Nulla da rimproverarsi sul primo. VDZ serve bene, Arnaldi risponde come può, l’olandese chiude con il rovescio. Ma il secondo e il terzo matchpoint sono da urlo…di rabbia.
Chissà cosa è saltato in testa a Matteo quando dopo uno scambio giocato a ritmi blandissimi, braccino contro braccino, decide di giocare una palla corta assolutamente incomprensibile per uno che non ha il tocco di palla di Alcaraz, McEnroe, Panatta. Per uno che ne aveva già sbagliate diverse, se non quasi tutte. Se non è inesperienza, e mancanza di lucidità, che cosa è quella?
Sul successivo matchpoint VDZ ha giocato un servizio non irresistibile e Matteo ha cercato di bloccare il dritto, ma la sua palla non è salita oltre metà rete.
Scommetterei qualunque cosa che fra un paio di anni Arnaldi non rigiocherà più quei due matchpoint in questo modo. Ma è abbastanza normale che invece li abbia giocati così in questa circostanza. Non gli sto gettando la croce addosso, figuriamoci. Ma voglio dare la mia interpretazione di una sconfitta che è meno casuale, meno “sfortunata” di quel che potrebbe sembrare a prima vista.
UN SINNER MONSTRE CI HA MESSO UNA PEZZA, ANZI DUE
Per bravura, e non per fortuna, Sinner ci ha messo una pezza, prima da solo dominando Griekspor alla distanza dopo averci fatto temere il peggio lungo il primo set –aveva avuto lui due palle break, ma si è ritrovato anche sotto 2-0 nel tiebreak – e poi in coppia con un Sonego resuscitato più di Lazzaro, dopo che ci avevano detto che era infortunato e questo era stato il motivo della sua esclusione dal singolare.
Il Sinner visto in doppio è stato un Sinner monstre, ha fatto esplodere delle risposte, dei colpi che toglievano letteralmente la racchetta dalle mani di Griekspor e del temutissimo campione di Wimbledon, nonché n.1 del mondo di specialità un anno fa, Wesley Koolhof.
Se dovessi dare un voto in pagella a Sinner non so come farei a non dargli 10 e lode. Lo si era messo in dubbio come doppista e lui ha risposto così: quando ha servito, sei turni di battuta, tre per set, ha perso 5 punti!
Anche in risposta ha fatto paura. Agli olandesi. Ha tirato delle cannonate in controbalzo che hanno lasciato gli olandesi esterrefatti, anche se Paul Haahruis nel rispondere a una mia domanda ha voluto dire che se lo aspettava.
INVECE IL TEMUTISSIMO KOOLHOF È STATO IL PEGGIORE IN CAMPO
Se Sinner ha perso solo 5 punti in 6 turni di servizio Koolhof invece ne ha persi 17! Lui è stato l’unico dei quattro a perdere il servizio, un break per set, nell’ottavo game del primo set e nel settimo game del secondo.
Ma si era salvato da 0-40 già bel quarto game del primo e altre 3 palle break aveva dovuto salvare nel terzo game del secondo set. In conclusione: ha perso due game di servizio decisivi e inoltre ha dovuto fronteggiare ben 8 pallebreak, perché anche nel settimo game del secondo set si era trovato sotto 15-40. Il doppio si gioca in due, lo sappiamo, e quindi ha certo le sue responsabilità anche Griekspor che evidentemente a rete non proteggeva il suo compagno a sufficienza, o non intercettava o non chiudeva quando avrebbe forse potuto (mica facile però sui cannonballs di Jannik ma anche sui dritti folgoranti di un Sonego carico a molle e straordinariamente incisivo…o non stava male? Boh…).
BRAVISSIMO ANCHE LORENZO SONEGO, ALTRO CHE INFORTUNATO!
Quella del torinese è stata una delle migliori prestazioni da doppista che gli ho visto fare, anche se per la verità ne ho viste diverse per sorprendermi. Le ha giocate in coppia con i più disparati compagni, con Musetti alle Olimpiadi di Tokyo quando i nostri stavano per battere Mektic e Pavic (battuti poi sotto i mici occhi con Vavassori a Firenze prima di lottare allo spasimo con Dodig e Krajicek a Firenze come a Napoli), mentre non l’ho visto quest’anno a Cincinnati con Musetti battere Arevalo Rojer e Granollers-Zeballos. Con l’amico fraterno Vavassori l’avevo visto vincere Cagliari un anno e mezzo fa. Insomma, Sonego è un signor doppista e l’ha mostrato anche qui a Malaga. Il problema adesso sarà quello che porrà a Volandri: ma per il singolare, non per il doppio. Ora il doppio ce l’abbiamo. E Sinner il singolarista ne fa parte. L’altro è Sonego.