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Martedì 28 novembre inizieranno a Gedda, sul cemento indoor del bellissimo Palasport ‘Città dello Sport Re Abdallah’, le Next Gen ATP Finals che riuniscono ogni anno i migliori giovani under 21, selezionati in base alla classifica annuale della Race. Dopo i cinque anni di edizioni milanesi che hanno visto vincere, tra gli altri, Sinner, Tsitsipas e Alcaraz, lo scenario cambia radicalmente e ci si trasferisce in Arabia Saudita nella città di Gedda che, coi suoi quattro milioni di abitanti, si affaccia sul Mar Rosso, ideale punto di passaggio per i pellegrinaggi verso la Mecca e Medina.
Flavio Cobolli e Luca Nardi saranno i due azzurri chiamati a difendere i nostri colori, stante la rinuncia di Lorenzo Musetti che ha considerato chiusa la sua stagione dopo la Coppa Davis. I due italiani sono stati sorteggiati nello stesso girone (gruppo verde), assieme alla prima testa di serie, il francese Arthur Fils (in campo domani contro Nardi) e allo svizzero Dominik Stricker che invece sfiderà Cobolli. Senza dubbio il girone più duro, mentre nel gruppo rosso l’altro francese Luca Van Assche sembra una spanna sopra Alex Michelsen, Hamad Medjedovic e Abdullah Shelbayh.
L’appuntamento è importante e Ubitennis seguirà l’evento con un diario giornaliero dedicato a Flavio Cobolli. Ringraziamo già Flavio e babbo Stefano Cobolli, il suo coach, per la disponibilità dimostrata.
Buongiorno Stefano, come vi siete ambientati lì a Gedda?
Direi molto bene anche perché l’organizzazione è perfetta e ci facilita veramente in tutto. L’hotel è uno dei più belli della città, con un comfort importante. L’unica cosa che mi ha sorpreso negativamente, ma ovviamente non è colpa dell’organizzazione, è il caldo afoso che praticamente ti impedisce di stare all’aperto. Io pensavo che in questa stagione ci fosse un clima tipo Dubai, ma invece è molto peggio. Anche se da un punto di vista agonistica poco rileva perché giochiamo al chiuso.
Avete fatto un po’ di turismo?
Ovviamente poco, anche perché vicino all’hotel c’è un lungomare dove è ancora tutto in costruzione e quindi non regala particolari esperienze dal punto di vista turistico. Un po’ più vivace è il lungomare sud che dista però un paio di km dal nostro hotel. La città vecchia è a una decina di km, e lì siamo stati il primo giorno con un’escursione organizzata dalla Direzione del Torneo.
Siete lontani dai campi di allenamento?
Un po’ sì, ci mettiamo una mezzoretta per arrivare al Palasport, anche a causa del forte traffico. Il campo centrale è dentro questo bellissimo Palasport, accanto al nuovo campo di calcio. Hanno poi costruito un paio di capannoni adiacenti con due campi per gli allenamenti. Ma noi ci siamo sempre allenati sul centrale, il primo giorno con Michelsen e ieri con Nardi. Il pomeriggio poi proseguiamo col lavoro individuale, sia tecnico che fisico.
Non siete stati troppo fortunati col sorteggio. E’ una specie di girone di ferro.
Sicuramente non è andata troppo bene. Fino all’ultima settimana Flavio era n.4 e quindi testa di serie e sarebbe stato nell’altro girone. Ma la vittoria di Michelsen al Challenger di Knoxville due settimane fa ha cambiato le carte in tavola. Però questo è un torneo con un format così particolare che sfuggirà alle solite regole e regalerà molte sorprese. Già l’esordio di domani contro Stricker sarà difficile perché lo svizzero è uno specialista delle superfici indoor e, contrariamente a Flavio, ha già un’esperienza Next Gen.
Flavio ti sembra bello carico?
Direi proprio di sì, si sta allenando bene, cercando di adattarsi al meglio ai campi che sono piuttosto rapidi. Anche il sistema di punteggio necessiterà di un periodo di rodaggio che speriamo venga superato il più in fretta possibile. Ieri tra l’altro hanno fatto dei test atletici organizzati dalla Next Gen con materiali ad alta tecnologia. E’ stato molto interessante e anche divertente. Vedremo quando ci daranno i risultati che comunque dovrebbero essere adeguatamente pubblicizzati.