In chiusura di questi Round Robin delle Next Gen ATP Finals – dopo la qualificazione di Arthur Fils e Dominic Stricker rispettivamente come primo e secondo del girone verde, a spese di Luca Nardi e Flavio Cobolli – a scendere in campo nella prima partita della sessione serale sono stati il francese Luca van Assche e lo statunitense Alex Michelsen. A imporsi è stato il transalpino in una maratona di due ore e trentasei minuti terminata a suo favore con lo score di 4-3(0) 3-4(4) 3-4(4) 4-1 4-3(6). Nell’altro incontro ad avere la meglio è stato il serbo Hamad Medjedovic ai danni della WC giordana Abedallah Shelbayh dopo un’ora e trentuno minuti di tennis. Il punteggio recita 3-4(6) 4-2 4-3(5) 4-2 a favore del numero 110 ATP, che termina quindi il girone rosso da leader indiscusso con ben tre vittorie e andrà quindi a sfidare Dominic Stricker nella seconda semifinale in programma, non prima delle 19 italiane. L’altra, invece, vedrà in campo il derby francese tra Arthur Fils e Luca van Assche, match che inizierà alle 17 italiane.
[2] L. van Assche b. [4] A. Michelsen 4-3(0) 3-4(4) 3-4(4) 4-1 4-3(6)
È stato un up and down questo match che ha visto sfidarsi il francese Luca van Assche e la stellina americana Alex Michelsen, opposti per la prima volta ai due lati della rete. Alla fine a uscirne vincitore è stato il transalpino con il punteggio di 4-3(0) 3-4(4) 3-4(4) 4-1 4-3(6) dopo ben due ore e trentasei minuti di gioco che l’hanno visto partire bene all’inizio con l’avversario un po’ troppo falloso – 34 i gratuiti a fine match per lo statunitense, 24 per il francese -, per poi farsi recuperare da un Michelsen più centrato e preciso, salvo infine ritrovare il pallino del gioco e piazzare l’allungo vincente. Chiave è stato il 79% di prime concretizzate in punto da parte di van Assche, che nel tie-break decisivo ha fatto valere la sua maggior caratura soprattutto psicologica oltre che di innegabile equilibrio e solidità da fondo. Con questa vittoria il numero 70 ATP si porta a quota due vittorie nel girone rosso, ma non sono ancora abbastanza per garantirsi il passaggio certo alle semifinali. Tutto si deciderà nell’ultimo incontro tra Medjedovic e Shelbayh. Occhi aperti.
IL MATCH: Dopo un inizio partita di assestamento per entrambi – rigorosamente senza palleggi per riscaldarsi – Michelsen spreca nel terzo gioco e concede presto due palle break. Con la famosa potenza americana sulle corde, però, il californiano rimedia e tiene fede alla regola dei servizi. La storia si ripete nel turno di battuta successivo dove dapprima Michelsen incappa in svariati gratuiti, per poi rimediare nello stesso modo del gioco precedente annullando questa volta tre break point. Al tie-break a prevalere è van Assche con la sua solidità che, sommata all’impulsività dello statunitense, gli regala un mini-bagel (7-0) e il primo parziale. Annullate due palle break in apertura di secondo set, il transalpino fatica anche nel game successivo al servizio, ma con destrezza si districa dal pericoloso equilibrio del game e tiene così la testa dello score nonostante qualche incertezza. Pochi minuti dopo si giunge nuovamente al tie-break e questa volta a partire in quarta è Michelsen, centrato negli scambi da fondo come mai sino a questo momento. van Assche, però, gli dà del filo da torcere ma alla fine a uscirne integro è lo statunitense, che si porta così a casa la seconda frazione.
I giri del motore dell’americano aumentano considerevolmente col passare del tempo e a farne le spese è van Assche, che concede presto tre palle break salvo poi rimediare col servizio rimanendo quindi a galla nel punteggio. L’ago della bilancia, però, ora sembra pendere verso Michelsen. In ogni caso il severo giudice è ancora una volta il tie-break, che piomba per la terza volta nel match in altrettanti set giocati. Incisivo, preciso e sicuro dei propri mezzi, il numero 97 al mondo tiene da subito le redini del gioco sprigionando un tennis brillante e con un rovescio vincente in risposta, accompagnato da un sonoro “let’s go”, si dirige verso la panchina in vantaggio due set a uno. In avvio di quarta frazione van Assche cerca di riprendere il pallino degli scambi che per qualche decina di minuti gli era scivolato dalle mani e, a seguito di un ottimo gioco in risposta condito da qualche errore dell’avversario, agguanta il primo break dell’incontro uscendo vittorioso da un fondamentale deciding point. Ma Michelsen non ci sta e ancora una volta inverte la tendenza con il suo essere aggressivo, tanto da riconquistarsi subito il break. Per cercare un’alternativa al già visto e rivisto tie-break, il transalpino strappa ancora il servizio allo sfidante e chiude poi facilmente il set rimandando il verdetto di questa sfida al quinto e decisivo parziale.
I due tennisti sin da subito se le danno di santa ragione nell’ultima frazione. Spicca il deciding point vinto da Michelsen nel terzo game grazie a un’ottima prima a uscire da destra, che però non scoraggia van Assche dal continuare dritto per la propria strada con la consapevolezza di giocarsi il punto della vittoria che per lui potrebbe rivelarsi decisivo. Dal lato opposto lo statunitense sa che in qualunque modo finirà la partita, lui non passerà il girone. E forse è proprio questo l’aspetto che condiziona il californiano, vittima nel quinto game di un proprio passaggio a vuoto che consente al transalpino di andare a servire per il match. Occasione d’oro per il numero 70 ATP quindi, vicino come non mai alla vittoria. Un brutto gioco, però, sgretola le sue speranze, e di conseguenza il vincitore sarà quello che verrà fuori col sorriso dal quarto tie-break dell’incontro. Giusto epilogo alla fin fine. Cancellato quanto accaduto poco prima, van Assche gioca le sue carte migliori lasciando andare il braccio con coraggio, ma Michelsen non ne vuole sapere di lasciargli la sfida senza lottare. Lo statunitense annulla due match point consecutivi – uno con un brutto errore di rovescio del francese, l’altro con una sua buona accelerazione sempre con quel colpo – ma alla fine è costretto a cedere al transalpino dopo due ore e trentasei minuti di gioco, registrando quindi il secondo match più lungo nella storia delle Next Gen ATP Finals, dietro solamente al magnifico derby italiano del 2022 giocato da Arnaldi e Passaro.
[6] H. Medjedovic b. [WC] A. Shelbayh 3-4(6) 4-2 4-3(5) 4-2
Ci ha messo un po’ ad affilare la lama al meglio ma quando ha finito di farlo è stato praticamente ingiocabile. Si parla di Hamad Medjedovic, vittorioso in un’ora e trentuno minuti sulla WC giordana Abedallah Shelbayh con lo score di 3-4(6) 4-2 4-3(5) 4-2 a seguito del loro primo testa a testa. Dopo un inizio match in cui il numero 185 al mondo ha avuto la possibilità di mettere a segno parecchi colpi tratti dal suo vasto repertorio per poi vincere il primo parziale, il serbo dalla metà del secondo set ha alzato notevolmente la velocità e la pesantezza dei propri colpi, lasciando molte volte l’avversario sul posto. Shelbayh ci ha provato a stargli dietro, ma alla lunga pochi ma decisivi dettagli a favore di Medjedovic l’hanno catapultato – con 18 ace, l’88% di punti con la prima e ben 37 vincenti – alla vittoria e alla conseguente prima piazza del girone rosso. Questo vuol dire che nella giornata di venerdì il serbo sfiderà lo svizzero Dominic Stricker in una gara tra bombardieri in una semifinale, mentre l’altra vedrà opposti in un derby francese Arthur Fils e Luca van Assche. Ci sarà da divertirsi.
IL MATCH: Si parte subito con un predominio al servizio da parte di entrambi i tennisti, capaci di sfruttare al meglio la superficie seppur in modo diverso e secondo il loro stile. Ognuno gestisce al meglio le proprie soluzioni comandando gli scambi sin dalla battuta, ma a queste condizioni Shelbayh non vuole sottostare più di tanto. Nel quarto gioco, infatti, ottime accelerazioni gli regalano tre palle break, ma Medjedovic mette una bella toppa sfoderando eccellenti prime una dietro l’altra che mantengono l’equilibrio nello score. Poco dopo si arriva al tie-break, il decimo di questa giornata, e ad aggiudicarselo con carattere è il tennista giordano, protagonista di eccezionali giocate, tra cui anche smorzate sublimi che gli hanno permesso, dopo aver annullato un set point avversario con un serve and volley, di mettersi in tasca il primo parziale. Il serbo non pare risentire di questo brutto colpo, ma anzi incomincia a sferrare fucilate con i fondamentali che, però, Shelbayh riesce a smorzare bene tenendogli testa con le sue numerose armi in aggiunta al suo già insidioso gioco da tennista mancino. La profondità e l’incisività di Medjedovic sono troppo anche per il numero 185 ATP alla lunga; infatti, nel sesto gioco il serbo diventa ingiocabile, strappa il servizio a 0 all’avversario mettendo a segno il primo break del match, e con questo riequilibra il computo dei set.
I due continuano nella terza frazione a portare avanti la regola dei servizi, ligi nel proprio dovere di custodire la battuta e incapaci di conquistare più di un punto – in rare occasioni due – a game in cui si trovano a dover rispondere. Come se ne esce? Tie-break, ancora e ancora. D’altronde, giocando sul cemento indoor e con mini-set così un minimo di equilibrio porta inevitabilmente a questo, e quasi senza neanche rendersene conto. La stabilità al servizio è il mantra anche nel tie-break, in cui gli scambi si vedono molto raramente fino a che, nell’undicesimo punto, Medjedovic conquista un prezioso mini-break che poco dopo si converte in set grazie all’undicesimo ace. E con questo, Shelbayh deve dire addio a ogni possibilità di poter raggiungere le semifinali. van Assche, invece, gioisce. Sconfortato, il tennista giordano perde la battuta in apertura di quarto parziale lasciandosi anche andare in uno scatto d’ira con una pallata addosso ai pannelli pubblicitari. Da lì in poi a Medjedovic basta tenere la battuta con cui fino a ora ha sferrato prime a oltre 220 km/h per portarsi a casa il match. Ed è proprio quello che fa, senza lasciare alcun tipo di spiraglio a Shelbayh, che si congratula con lui abbracciandolo da sconfitto dopo un’ora e trentuno minuti di gioco.