Dal campo da tennis alla trincea. È stato questo il brutale cambio di vista che ha effettuato l’ex tennista ucraino Alex Dolgopolov. L’ex numero 13 al mondo, infatti, appesa la racchetta al chiodo, non ha esitato a unirsi all’esercito ucraino per difendere il territorio nazionale in seguito all’invasione russa iniziato ormai il lontano 24 febbraio 2022.
Sono passati oltre 18 mesi da quando Dolgopolov ha iniziato questo difficile capitolo della sua vita e di ciò che accade sul campo da battaglia e non solo, l’ex numero 13 al mondo ha parlato in un’intervista al quotidiano inglese Daily Mail.
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L’ex tennista ucraino dopo mesi sul campo ha imparato molto su traiettorie e caratteristiche dei proiettili, informazioni importanti per potersi difendersi e rimanere lucidi in un contesto bellicoso caratterizzato da ritmi serrati e poco riposo.
“Sei seduto lì [in trincea, ndr] e dopo pochi colpi inizi già a capire la sequenza dei loro spari.” dichiara Dolgopolov parlando in maniera dettagliata di quello che vuol dire vivere in quei contesti. “Avevamo lavorato quindici ore il giorno prima ed eravamo di nuovo in servizio alle 4 del mattino. Eravamo come zombi che bevono bevande energetiche. Sapevamo che il primo mortaio stava sparando ogni due minuti, e il secondo sparava 40 secondi dopo, e si stava avvicinando. Sei un metro sottoterra e senti che si avvicina a 30 metri, poi a 20 metri, fino a 15. Distanze molto ravvicinate per dei colpi sparati da un 120 millimetri.”
Proiettili che, anche se non ti colpiscono, provocano danni tutt’altro che banali. ““Li senti davvero attraversare il tuo corpo quando atterrano. Dopo che è stato sparato, sai che ci sono circa 20 secondi nei quali il proiettile vola verso di te.” Ansia e tensione per quello che potrebbe accadere: “Con il 120 millimetri dicono che se cade a meno di otto metri da te c’è la possibilità che, anche se i detriti non ti colpiscono, si verifichi una rottura dei tuoi organi a causa dell’esplosione. Sei seduto lì ma non puoi fare nulla. Pensi che, se dovessi lasciare la trincea, forse potresti raggiungere la macchina, che è sicuramente la decisione peggiore che puoi prendere.”
Tempo passato in trincea che ha lasciato il segno sul tennista ucraino: “Uno di questi colpi è stato abbastanza vicino da provocare a tutti forti commozioni cerebrali, l’esplosione mi ha attraversato.”
Un cambio di vita che ha lasciato il segno, considerando le differenze con quello che era la sua vita professionale prima dello scoppio del conflitto. Dolgopolov è diventato un esperto operatore di droni. Il suo ruolo è quello di supportare di chi sta in prima linea e aiutare loro nella direzione degli attacchi.
Una volta studiava gli avversari in campo adesso è costretto a studiare i nemici: “Mostri ai soldati dove devo colpire, loro vedono il video e possono lavorare in modo più accurato. Poi c’è la raccolta di informazioni per qualsiasi operazione sul campo. Impari quali armi ha il nemico, che rumore fanno le varie armi, dove possono vederti.”
Dolgopolov afferma di essere ancora determinato, ma l’ottimismo è scemato rispetto a un anno fa, a causa di quello che è stato costretto ad assistere: “Abbiamo perso un bravo ragazzo solo due settimane fa. È stata una perdita dolorosa per noi, aveva 25 anni. Quindi più va avanti, più persone vedi morire intorno a te. Sicuramente non sono più felice come una volta, la vita è più stressante. Ero una persona davvero accomodante, sempre sorridente e scherzosa. Scherziamo ancora, ma il prezzo della guerra lo paghi tu, è mentalmente estenuante”
Scenari di vita che sono quanto di più complicato possa immaginare un ex tennista. Una situazione difficile da digerire per lui considerando che mentre nel suo paese si combatte, decine di giocatori russi e bielorussi continuano a viaggiare e a trarre profitto dalla loro attività tennistica. Approccio tenuto dalle varie entità del mondo del tennis che ha lasciato l’amaro in bocca a Dolgopolov, anche considerando l’approccio seguito da ATP, WTA e alcuni suoi colleghi in merito ad un evento non ufficiale organizzato dai russi a San Pietroburgo.
“È una vergogna, soprattutto da parte dei giocatori europei.” Una frecciata verso giocatori come Bautista Agut e Mannarino che hanno confermato la loro presenza all’evento. “Non riesco a capirlo, non so cosa stiano pensando. Accettano soldi sporchi. I russi minacciano quotidianamente l’Europa con un attacco nucleare, con ricatti legati all’approvvigionamento energetico, e, nonostante ciò, loro scelgono lo stesso di andare lì e fare soldi. Non si tratta di ragazzi che hanno disperato bisogno di denaro. Bautista è nel tour da quindici anni e Mannarino più o meno altrettanto. Quindi per me vedere una cosa del genere è patetico.»
Chiusura su cosa si aspetta dal conflitto: “Non ha idea più di chiunque altro di quanto tempo ne resterai coinvolto”. Una guerra che non sembra finire mai: “Tutti i progetti per il futuro devono essere sospesi. Non pianifico nulla. Lo faccio per un giorno, due giorni, tre giorni. Quando sei in guerra, come puoi fare altro?”